Petrolio caro e amaro come usarne meno?

Petrolio caro e amaro come usarne meno? Un convegno organizzato dal Ceep Petrolio caro e amaro come usarne meno? L'iniziativa, alla quale partecipano tre istituti universitari, si occuperà prevalentemente dei problemi energetici nel campo dell'edilizia Si svolge domani e dopodomani a Torino, organizzato dal Ceep e da tre istituti universitari di Napoli e di Torino, un convegno su « Consumi energetici, fonti alternative e problemi dell'edilizia ». Il convegno si colloca in un momento particolarmente delicato per quanto concerne la situazione energetica italiana. A tre anni dalla crisi energetica e alla vigilia di un nuovo aumento del prezzo del petrolio in una misura compresa fra il 10 e il 20 per cento, si può dire che l'Italia ha fatto molto poco per allentare la dipendenza dalle importazioni di petrolio. A parte l'aumento del prezzo della benzina e di altri prodotti derivati dal petrolio che ha esercitato, specialmente nella fase immediatamente successiva agli aumenti stessi, una azione di contenimento dei consumi, non vi è quasi nulla né nella direzione di un contenimento dei consumi energetici, né in quella di un aumento di peso delle fonti alternative di energia rispetto a quelle di origine petrolifera. Il programma energetico del governo è praticamente fermo. Per la parte nucleare, che ne rappresenta l'aspetto centrale, sono state ordinate solo quattro centrali elettronucleari delle venti originariamente previste per soddisfare la domanda di energia elettrica fino al 1985. Di queste quattro, solo due sembrano in procinto di avviarsi, essendo stata definita la loro localizzazione, mentre per le due successive l'opposizione della Regione Molise, in cui esse avrebbero dovuto essere situate, è ancora assoluta. A fine dicembre dovrebbe aver luogo alla Camera dei deputati una discussione generale sul programma energetico italiano; in quella sede il governo è impegnato a presentare un libro bianco di aggiornamento del programma e della sua parte nucleare in particolare. In realtà la costruzione di centrali nucleari trova lungo la sua strada tre ostacoli che rendono praticamente impossibile mantenere gli impegni di costruzione di nuove centrali entro il 1985. Il primo è la carenza di mezzi finanziari da parte non solo dell'Enel, ma anche dello Stato: venti centrali costano circa 10 mila miliardi di lire ai prezzi attuali e non è facile reperire in modo non inflazionistico mille miliardi l'anno per il solo settore nucleare. In secondo luogo, i contrasti fra i diversi produttori di centrali nucleari e quelli fra l'Enel e il ministero dell'Industria, la difficoltà stessa di scegliere una strada fra le varie possibili in materia di committenza, di filiere e così via, ritardano enormemente ogni passo in questa direzione. Infine esiste la rilevante difficoltà di scelta dei siti di costruzione delle centrali, tenendo presente da un lato i vincoli oggettivi rappresentati dai requisiti che debbono avere le zone nelle quali si costruiscono le centrali nucleari, dall'altro il conflitto che si può creare e normalmente si crea fra le localizzazioni suggerite dalla presenza di quei requisiti e le destinazioni che le Regioni e i Comuni interessati vorrebbero dare a quelle stesse zone. Ciò significa che, nonostante l'impegno, la produzione di energia elettrica da fonti nucleari procederà lentamente e quindi resterà assai elevato il fabbisogno di petrolio sia per usi termici, che per usi elettrici. Per queste ragioni appare rilevante ed urgente procedere nella direzione di ricerche tecnologiche e di normative volte a ridurre i fabbisogni energetici e nella direzione della ricerca e della introduzione di fonti alternative rispetto a quelle tradizionali basate sul petrolio. Il convegno del Ceep sui problemi dell'edilizia in relazione sia ai consumi energetici sia alle fonti alternative con particolare riferimento ali'energia solare, ha lo scopo non solo di fare il punto sullo stato delle conoscenze su questi problemi, ma anche di stimolare un ulteriore sforzo in queste direzioni da parte di istituti di ricerca, di imprese industriali e delle autorità pubbliche. Nell'organizzare il convegno si è constatato che in Italia esistono e vanno facendosi strada numerose iniziative, per esempio nel campo dell'applicazione dell'energia solare all'edilizia, che non sarebbe difficile, se l'azione del governo fosse indirizzata in questa direzione, coordinare. Sarebbe inoltre possibile procedere a una sperimentazione sistematica delle diverse possibilità esistenti e formulare infine norme di legge adeguate a stimolare la nascita di un comparto industriale di questo genere. Allo stesso tempo si è notato che un processo di industrializzazione dell'edilizia potrebbe essere fortemente stimolato dalla ricerca di tecnologie e di materiali dotati di particolari caratteristiche collegate ai problemi del risparmio energetico. Anche questo sviluppo richiede da un lato un'attività di ricerca e di sperimentazione che può essere stimolata dal governo, dall'altro un sostegno da parte delle autorità pubbliche, degli enti regionali e locali dal punto di vista della progettazione edilizia e del modo col quale vengono ripartiti i fondi dedicati a questo settore. Quando si parla di riconversione industriale in Italia e non si intende nascondere dietro questa espressione la tradizionale politica dei sussidi e dei salvataggi industriali, ci si riferisce proprio alla possibilità di sviluppare settori ed attività nuove che possono sostituire attività che ormai non appaiono più sostenibili nelle circostanze attuali dell'economia italiana. Uno dei punti di riferimento nella individuazione di settori di riconversione industriale è costituito dalle attività che pesano di più, direttamente ed indirettamente, sull'andamento della bilancia dei pagamenti. Si tratta in questi settori di individuare attività industriali che possano allentare il condizionamento delle importazioni sulla produzione interna. Il settore delle fonti alternative di energia e quello dei risparmi energetici nell'edilizia appartengono chiaramente a questo disegno generale di riconversione che, speriamo, possa avere un sollecito avvio attraverso il disegno di legge attualmente all'esame del Parlamento. Il convegno dei prossimi giorni rappresenta anche uno sforzo di contribuire a definire un contenuto concreto ai programmi di riconversione industriale che quel disegno di legge, ove approvato, dovrebbe contribuire a sostenere. Giorgio La Malfa

Persone citate: Giorgio La Malfa

Luoghi citati: Italia, Molise, Napoli, Torino