Nuovi schieramenti

Nuovi schieramenti Nuovi schieramenti Roma, 27 novembre. La de ha respinto i maldestri tentativi di «dirottamento» voluti da De Carolis e, alla vigilia di un importante consiglio nazionale, ha preso nettamente le distanze dalla «strategia dello scontro». Forse neppure il più ottimista degli «hiltoniani» sperava che dal secondo convegno sul rinnovamento del partito, che si è chiuso oggi all'Eur, scaturisse una linea politica tanto precisa ed importante. Il merito, naturalmente, non è soltanto di quei parlamentari che dettero vita al primo meeting nell'albergo sul Monte Mario ed ora si sono ritrovati, per due giorni, nella sede ufficiale della de, dove i «sospetti» su di loro sono definitivamente caduti, grazie anche alla bonaria ospitalità offerta a chiare lettere da uno dei più autorevoli padroni di casa, il vicesegretario Galloni. Il merito va anche al tono e alla sostanza dei discorsi dei numerosi «non hiltoniani» intervenuti nel dibattito, dai ministri Cossiga e Antoniozzi, al presidente dei deputati Piccoli e, infine, proprio da Galloni. E' gente di ogni corrente. Sono tutti d'accordo in un «grande abbraccio» benedetto dall'etichetta manageriale-efficientistica che, a torto o a ragione, qualcuno si ostina ad affibbiare agli hiltoniani, grazie anche alla presenza tra di loro di personaggi come Umberto Agnelli o Nino Andreatta? Niente di questo, naturalmente. La de resta un complesso e frastagliato «arcipelago» ed i suoi leaders non perdono occasioni per scambiarsi in modo a volte sfumato, a volte un po' brutale, opinioni contrastanti. Anche stamane all'Eur se n'è avuta una conferma. Piccoli, prendendo la parola, ha detto sul pei cose da confronto-sfida; Cossiga, che ha parlato subito dopo, si è invece mosso sulla linea di un sereno confronto. Ma il «muro», forse tattico, forse contingente, contro gli «ultra» di ogni natura, i collateralismi Anni Cinquanta e le campagne anacronistiche c'è e vedremo chi avrà la voglia ed il coraggio di tentare di abbatterlo. Il discorso sulla de dunque è, o dovrebbe essere, abbastanza chiaro. Ma il tema del convegno non è dedicato «solo» al partito di maggioranza relativa; il tema resta «la de è per l'Europa». Ieri, Umberto Agnelli ha detto che la costruzione dell'Europa politica, per De Gasperi, non era un mito, ma un obbiettivo politico. «Quindi — ha precisato — l'Italia deve ratificare subito la convenzione per l'elezione del '78. Deve essere la prima a farlo dei paesi Cee». Tra questi paesi, il più fortunato, perché non conosce crisi economica, è la Germania. Conosce invece una crisi politica, e la recente rottura delle due de tedesche ne è l'ultima, clamorosa conferma. Per il loro convegno, gli «hiltoniani» hanno così sfoderato un ospite d'onore che ha tutte le carte in regola per parlare dei problemi delle de europee e non solo di questi: Walter Leisler Kiep, tesoriere federale della «Cdu» e ministro delle Finanze e del Commercio della Bassa Sassonia. Bel signore alto e garbato, «fluent english», Kiep ha subito messo in evidenza «la necessità di una solidarietà tra ì due paesi: l'alternativa è sopravvivere assieme o andare a fondo assieme. Nessuno può sopravvivere da solo». Kiep ha quindi parlato delle prospettive europee, accennando anche alla situazione italiana, dove, ha detto, «il continuo aumento dei voti comunisti è stato preso a spunto, da molti politici stranieri, come un'occasione per esporre giudizi sugli elettori italiani talvolta imprecisi e spesso privi di tatto; nonché un'occasione per dare consigli. Io credo che i problemi della politica italiana debbano essere in primo luogo individuati, affrontati e risolti dagli stessi italiani». «E' un dovere dei partners dell'Italia — ha proseguito l'oratore — e noi tedeschi siamo fra costoro, di scambiare con gli alleati opinioni su problemi che oggi sono i loro, ma che possono esser i nostri forse anche domani e che hanno per conseguenza indubbia un indebolimento delLuca Giurato (Continua a pagina 2 in quinta colonna)

Luoghi citati: Bassa Sassonia, Europa, Germania, Italia, Roma