Fanfani: non sono dietro De Carolis di Giovanni Trovati

Fanfani: non sono dietro De Carolis Fanfani: non sono dietro De Carolis Il caso De Carolis ha dato un significato più ampio, di quanto i promotori si fossero proposti, al convegno sulla «De e l'Europa», ed ora l'uno e l'altro contribuiscono a fare del prossimo consiglio nazionale democristiano un momento di verifica della maggioranza attorno ad una precisata linea politica, secondo la richiesta di Donat-Cattin. Il tema scelto dai cosiddetti «hiltoniani» è stato superato e numerosi interventi hanno posto l'accento sul primo termine, la «democrazia cristiana». A differenza della prima riunione vi hanno preso parte, come oratori o come uditori, qualificati rappresentanti di tutte le correnti, da Piccoli a De Mita, da Galloni a Pandolfi, da Cossiga a Morlino a Bisaglia. Anche Forlani doveva intervenire, poi ha fatto sapere di essere impedito da impegni ministeriali. Dal dibattito è emerso che le correnti sono diventate strette e anacronistiche, che i motivi che furono alla base della loro formazione non sempre reggono, che si sente la necessità di un rimescolamento che porti ad una semplificazione. Sarti arriva a paragonare il consiglio nazionale del 10 dicembre al congresso di Napoli del 1954, quanto meno vi vede situazioni analoghe. Da Napoli uscì «iniziativa democratica», il grande raggruppamento dal quale poi si staccarono negli anni successivi singole correnti. Ora la situazione pare indicare una destra rappresentata dai De Carolis e dai Rossi di Montelera: una destra che è contro Zaccagnini, chiede lo scontro con i comunisti, non esclude le elezioni anticipate. Ha il merito di un linguaggio chiaro. De Carolis in un'ennesima intervista parla del governo Andreotti come di soluzione provvisoria, prevede «una grossa crisi, inevitabile, nel giro di pochi mesi, che si dovrà concludere con uno scontro frontale con il pei»; aggiunge che le elezioni anticipate non lo entusiasmano, che se verranno non lo preoccupa la risposta del paese ma il partito; afferma: «Non si può andare allo scontro con questa segreteria». Di questa nuova destra c'era chi voleva vedere il leader in Fanfani. Ma il senatore è uscito con una secca dichiarazione: «Smentisco indignato le insinuazioni di quanti cercano di presentarmi quale ispiratore o consenziente di manovre contro il segretario politico della de e contro il presidente del Consiglio dei ministri». Al consiglio nazionale c'è il proposito di isolare gli esponenti della nuova destra radicale delineando una maggioranza attorno a Zaccagnini e a Moro ben maggiore di quella che vinse il congresso. Nessuno più parla di sanzioni «a termini di regolamento», ma di risposta politica. Crediamo che sic questo il primo contributo dato dal convegno sulla «De e l'Europa», perché numerosi democristiani hanno dichiarato, a cominciare da Malfatti, di dare a Zaccagnini la loro adesione, che avevano negato al congresso. La nuova maggioranza si allargherebbe da Piccoli a Donat-Cattin e si riconoscerebbe, politicamente, nella linea del confronto con il pei, non dello scontro, e nel rifiuto al compromesso storico. A sinistra, ma sarebbe una sinistra non storica (i termini acquistano nuove valenze che rendono più difficile la collocazione secondo interpretazioni tradizionali) si porrebbero quei democristiani che fse anche votarono al congresso per Zaccagnini) ritengono inevitabile il compromesso storico, senza neppure passare per una nuova verifica elettorale. Abbiamo tracciato uno schema indicativo degli schieramenti che sembrano delinearsi nella democrazìa cristiana. Pecca di semplicismo, ma può aiutare a capire che accadrà nei prossimi giorni. Giovanni Trovati

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