ll processo per Cristina continua Respinte le richieste della difesa di Remo Lugli

ll processo per Cristina continua Respinte le richieste della difesa La corte d'assise di Novara ha deciso; la giustizia va avanti ll processo per Cristina continua Respinte le richieste della difesa Dichiarato contumace il Ballinari, carceriere e necroforo della studentessa - E' in cella a Mendrisio e potrà essere giudicato • Angelini, il testimone dell'agonia di Cristina, si è presentato in aula terrorizzato ■ Intimidazioni mafiose (Dal nostro inviato speciale) Novara, 26 novembre. Il processo Mazzotti continua. Dopo cinque ore di camera di consiglio, alle 15, la corte ha emesso un'ordinanza che respinge tutte le richieste di nullità che erano state avanzate dagli avvocati di alcuni dei ventidue imputati. Libero Ballinari, lo svizzero carceriere e necroforo in carcere a Mendrisio per gli stessi reati che gli sono imputati in questo procedimento, è stato dichiarato contumace e come tale lo si può giudicare. E' un punto di vantaggio per la parte civile e il p.m. i quali vogliono che la giustizia abbia il suo corso; anche nello schieramento difensivo si è professato questo desiderio, ma talune eccezioni erano articolate in modo da costituire altrettante mine sotto il processo per farlo saltare. Si riprenderà martedì con la lettura delle lunghe deposizioni fatte in vari tempi dal Ballinari alla polizia svizzera. Riguardano parecchi imputati perché Ballinari, il primo a essere arrestato, il giorno dopo aver depositato in una banca di Pontetresa 87 milioni per riciclarli, ha ampiamente confessato indicando i nomi dei compagni coi quali aveva agito. Seguirà l'interrogatorio di Giuliano Angelini, l'assistente edile di Castelletto Ticino che costruì la buca per tenere prigioniera Cristina e, insieme con la convivente Loredana Petroncini, fu artefice, giorno per giorno, della tremenda prigionia - agonia della sventurata Mazzotti fino alla soppressione della salma nella discarica di Varallino. Angelini, magro, pallido, gli occhi spiritati, l'espressione che lascia trasparire angoscia e paura (il gruppo dei calabresi non è certo disposto a perdonargli di averlo tirato in causa, anche se lui ha già ritrattato con una lettera l'accusa al maggior esponente, Antonino Giacobbe), dice al suo difensore che non ce la fa più, si sente male, teme di non riuscire ad affrontare l'interrogatorio. Nega (riferisce ancora il suo difensore) di aver voluto uccidere Cristina: «Io che le davo le vitamine, il gelato, che chiacchieravo con lei, che mi incappucciavo per poterle togliere le bende...». Il processo è intriso di atmosfera mafiosa, perché di mafia si parla insistentemente nelle pagine dell'ordinanza -sentenza di rinvio a giudizio. Ora questa atmosfera sembra estendersi anche ai margini. Un episodio si è appreso stamattina, protagonista Marcella Andreoli, che del processo ha scritto sull'« Avanti! » un paio di servizi con un taglio politico. Ieri sera, alle 23,30, da poco rientrata da Novara nella sua abitazione milanese, mentre parlava al telefono con un amico del caso Mazzotti e diceva di avere l'impressione che dietro ad esso si celi qualcosa, ha udito una voce che ha interferito con una offesa. Lei ha posato la cornetta, ma subito il campanello ha trillato e quando l'ha rialzata, la voce — maschile, in un linguaggio di slang siculo-americano — ha detto: «Vengo e ti ammazzo» e poi ancora improperi. Il di- rettore dell'«Avanti!» ha informato il ministro Cossiga che ha ordinato una indagine. Nella lunga attesa del rientro della Corte, un incontro in aula: Piero Riboli. E' lo zio di Emanuele, 17 anni, da Buguggiate, rapito il 14 ottobre '74, del quale non si seppe mai nulla. Racconta: «Quindici giorni dopo il rapimento di mio nipote, venne a casa nostra un tale, disse che secondo lui il rapitore di Emanuele era il macellaio Alberto Menzaghi. Parlò anche di un bar di Castelletto Ticino nel quale s'incontravano elementi sospetti di Buguggiate. Lo mandammo dai carabinieri, che raccolsero a verbale quello che diceva, ma poi non se ne seppe nulla». Menzaghi è fra quelli in gabbia, accusato di aver finanziato l'operazione rapimento di Cristina consegnando 800 mila lire ad Angelini per costruire la buca. «Mi fecero fare cinquemila chilometri in una settimana, con una "126" che portava sul tetto una bicicletta: il primo versamento lo feci nel Lazio, il secondo nel Comasco ». Piero Riboli aggiunge che sei mesi fa, mentre Menzaghi era a Varese, processato per ingiurie, ottenne dal giudice di parlare con lui. Gli chiese se sapeva qualcosa di Emanuele e Menzaghi rispose di no: «Le sembra mai che faccia cose di questo genere, nel mio paese? Se avessi delle notizie, gliele darei, per umanità». Menzaghi, al difuori dell'attuale processo, ha ricevuto un avviso di reato per il rapimento Riboli. Non è il solo su cui gravino dei sospetti per altri sequestri e omicidi. Achille Gaetano e Giuseppe Milan hanno un mandato di cattura per la scomparsa dell'industriale Tullio De Micheli U3-2-'75, Gavirate), e il Gaetano anche un avviso di reato per la scomparsa dell'impresario Giovanni Stucchi ( 15-10-'74, Olginate). Il Milan, già nei mesi di giugno e luglio '75 (prima cioè che la famiglia Mazzotti versasse il riscatto di un miliardo e cinquanta milioni), in un periodo in cui si qualificava «disoccupato da tre o quattro anni», aveva versato in banca 26 milioni di cui non ha mai saputo fornire giustificazioni. Remo Lugli ■ ' Novara. La studentessa uccisa, Cristina Mazzotti (Ansa)

Luoghi citati: Buguggiate, Gavirate, Lazio, Novara, Olginate, Varese