La sicurezza è esigenza primaria per il lavoro

La sicurezza è esigenza primaria per il lavoro La sicurezza è esigenza primaria per il lavoro Concluso il convegno internazionale organizzato dal Bit - "Respingere ogni atteggiamento fatalistico" Si è concluso ieri all'Unione Industriale il «Seminario internazionale sulle politiche della sicurezza sul lavoro» organizzato dal Bit e dallo Csao. Nei tre giorni del convegno sono stati esaminati i problemi emergenti dall'aumento degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. Esperti delle organizzazioni internazionali, rappresentanti del mondo imprenditoriale e sindacale si sono confrontati su temi di scottante attualità. Fra gli altri sono intervenuti il presidente della Federmeccanica, Mandelli, i responsabili dei ministeri del Lavoro del Giappone, Nohara, dell'Unione Sovietica, Leonltcheva, della Polonia, Franaszczuk, ispettori sanità- j ri, esperti tecnici della prevenzione infortuni. Ieri pomeriggio, in una tavola rotonda conclusiva, tutti hanno posto l'accento sulla necessità di «umanizzare il lavoro». Caponetto, direttore del ministero del Lavoro, ha insistito sul concetto per il quale non può esserci un alto livello di produttività senza un altissimo livello di sicurezza: «E' utopistica la condizione di rischio zero — ha aggiunto —, ma dobbiamo respingere ogni atteggiamento fatalistico». Inoltre la sicurezza «costa» e le aziende che ne violano le norme finiscono per esercitare una concorrenza sleale verso le altre. «Vi devono essere delle convenzioni internazionali che pongano le fabbriche sullo stesso livello. I lavoratori non possono limitarsi a fare gli spettatori, debbono collaborare alla sicurezza e non soltanto partecipare». Gambaruto, parlando a nome del presidente della Federmeccanica Mandelli, ha precisato che il problema della correlazione tra produttività e sicurezza non si pone, in quanto quest'ultima esige una priorità. Esiste invece il problema produttività-ambiente: «Esiste un limite, anche se c'è qualcosa di diverso e migliore. Nessuno contesta l'autonomia del sindacato sulla sicurezza — ha proseguito Gambaruto —, ma il discorso e diverso quando si nega la competenza, soprattutto quando non si vuol delegare la sicurezza al tecnico o all'esperto». L'americano Martin, rappresentante del datori di lavoro, ha detto che spesso «la sicurezza è una questione di buon senso»: non basta legiferare, bisogna ancorare le regole alla realtà. «Un buon bilancio di sicurezza — ha aggiunto — va di pari passo con le buone re¬ lazioni tra datori di lavoro e lavoratori. Se si dovessero applicare tutte le norme esistenti, l'industria sarebbe paralizzata: se invece imprenditori e lavoratori collaborano il problema è risolto». Il francese Tirai ha rivendicato per 1 lavoratori maggiori diritti con la democratizzazione delle imprese: «Lo Stato dovrebbe interessarsi maggiormente delle condizioni in cui si trova l'operaio, il quale, nel pericolo, è il primo a pagare dt persona. Sono le strutture generali dei rapporti che devono essere modificate con un intervento politico».

Persone citate: Caponetto, Gambaruto, Mandelli

Luoghi citati: Giappone, Leonltcheva, Polonia, Unione Sovietica