Assurdo universo
Assurdo universo Assurdo universo Su un punto tutti sono d'accordo: il costo di produzione di un giornale è oggi molto superiore al suo prezzo di vendita; così, ogni azienda che stampa quotidiani lavora in perdita, s'indebita fin che può, e quando non trova più crediti va a mendicare aiuti, o chiude. E' una verità indiscutibile. Gli editori l'hanno dimostrata, cifre alla mano, e per ciò hanno respinto l'aumento del prezzo della carta, che era chiesto dagli industriali per ragioni anch'esse inoppugnabili: ma i soìdi per pagare la carta, chi li aveva? Poiché i fatti son fatti, si pensava che dalla riunione di Andreotti con i suoi ministri uscisse la decisione di consentire che il prezzo del giornale si adeguasse (almeno in parte) ai costi, salendo a duecento lire. Invece la risposta è stata un no deciso, anche se accompagnato dal riconoscimento che la richiesta degli editori era giustissima. Invece del prezzo aumentato, ci saranno sussidi ed agevolazioni, non ancora ben definiti, e comunque inferiori al gettito del previsto aumento. Le ragioni del no governativo sono note: il prezzo dei quotidiani è compreso nel «paniere» della scala mobile, ed è «pesato» in modo assurdo: lo si calcola come se si vendessero in Italia 17 milioni di copie, mentre sono poco più di quattro. Portando il prezzo del quotidiano da 150 a 200 lire, la contingenza scatterebbe di un punto, con un costo di 400 miliardi di lire per le aziende, e una robusta ulteriore spinta all'inflazione. Le ragioni per il no del governo sono dunque comprensibili: ma la soluzione giusta (e da tempo) era di togliere il «quotidiano» dal paniere, o di ricalcolarne l'incidenza in modo realistico. Questa rimane soltanto una lontana prospettiva, senza scadenze o impegni. Invece, si è scelta la via sbagliata, promettendo ai giornali elemosine e benefici, senza neppure ben definirli. Quando arriveranno? «Al più presto», dice il sottosegretario Arnaud: ma si sa il significato di queste espressioni nel linguaggio politico italiano. Se la regalia non verrà per Natale, sarà magari per Pasqua. E tuttavia non è nemmeno questo il punto più grave, il fatto è che nell'assurdo universo economico italiano ogni distorsione ne provoca un'altra peggiore. Qui, non sono solo in giuoco posti di lavoro: se non sopravvive una pluralità di giornali finanziariamente indipendenti, non sopravvive nemmeno la libertà di stampa. La tecnica del sussidio e dell'elemosina (distribuita magari «testata per testata», più soldi a chi più ne perde perché è meno bravo o meno amato dai lettori, e meno ai migliori; ovvero, più soldi a chi mendica meglio e promette di più) impone pratiche avvilenti, getta ombre sulla libertà dei giornali. Un giornale è vivo e credibile se vive del suo. t. n.
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