Monito di Zac a De Carolis Convegno sulla nuova d

Monito di Zac a De Carolis Convegno sulla nuova d Polemiche e dibattiti tra i democristiani Monito di Zac a De Carolis Convegno sulla nuova d Il segretario democristiano ricorda che nessuno rappresenta da solo l'identità del partito - AlPEur una riunione sul tema: "La democrazia cristiana è per l'Europa" (Dalla redazione romana) Roma, 26 novembre. La democrazia cristiana, sorpresa dall'insorgere del caso De Carolis, si prepara a discuterlo venerdì in direzione. Oggi il deputato milanese, rientrato a Roma dall'America, ha confermato le sue convinzioni, che «deve ritenersi inevitabile entro breve termine un duro scontro politico con il pei» e che «l'attuale assetto della de e in particolare del suo apparato, nonché della sua immagine esterna, non sono sufficientemente adeguati». In attesa della direzione del partito, a De Carolis si riferisce Zaccagnini in un articolo che comparirà domani sul Popolo. Zaccagnini ricorda che «il senso del successo elettorale della de il 20 giugno "deriva" da una partecipazione popolare di massa ai grandi temi di cui il partito è portatore e interprete» e che «nessuno rappresenta da solo l'identità della de: chi lo presume rischia di riferirsi a qualcosa di assai diverso da ciò che nella storia d'Italia è stata ed è tuttora la de». Lo stesso Zaccagnini ha ampliato il suo pensiero in un discorso a Firenze. Le parole, che riportiamo, si riferiscono non soltanto ai De Carolis e ai Rossi di Montelera, ma anche ai loro ispiratori. Il segretario democristiano parte dall'incontro che al mattino aveva avuto con la delegazione sindacale, si sofferma sulla necessità di nuove forme di partecipazione e di responsabilizzazione e dice che queste forme di partecipazione «debbono anche essere una risposta al qualunquismo di quanti sono tentati di riferirsi al "fantasma" della pubblica opinione con espressioni astratte, una opinione pubblica in certi casi non sufficientemente attenta che viene strumentalizzata da una sistematica esasperazione dei motivi, a volte anche giusti, di insoddisfazione per l'aggravarsi della situazione economica e per altre ragioni di ordine politico e sociale». Zaccagnini sostiene che il voler contrapporre una parte dell'opinione pubblica non solo alle forze politiche, ma alla stessa organizzazione dello Stato è un modo arbitrario di interpretare la realtà. Giudica eversive queste posizioni. Ad esse, aggiunge il segretario della de, si collega anche chi, «attraverso sconcertante superficialità di analisi ed evidenti falsificazioni dei fatti, rileva soltanto animosità nei confronti della de». «E' una tentazione pericolosa, tanto più mistificante se ad opera di coloro i quali ritengono che, screditando la de, si possa fare il bene del Paese senza rendersi conto che in tal modo non si colpisce soltanto un grande partito democratico, ma lo stesso sistema di cui la de è sostegno e parte integrante». Il ministro Marcora, sempre sul Popolo, in diretta polemica con De Carolis, scrive che «la de non si è presentata agli elettori con il volto dì un indistinto blocco d'ordine, ma ha tenuto a sottolineare la propria natura e vocazione di partito democratico, popolare, antifascista». I suoi candidati, sottolinea Marcora, «sapevano di accettare questo preciso indirizzo e non un altro». Nel partito si delineano due tendenze nei confronti di De Carolis: quelli che vorrebbero una sanzione disciplinare, o addirittura l'espulsione del deputato, e quelli, come Bodrato e i diretti collaboratori della segreteria, che ritengono che il caso debba essere affrontato in termini politici, ossia chiarendo la linea del partito.

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