A grafico malese il "Premio Biella"

A grafico malese il "Premio Biella"La gara al settimo anno A grafico malese il "Premio Biella" (Dal nostro Inviato speciale) Biella, 25 novembre. Dal 1963, quando fu vinto da Giacomo Soffiantino, Il ■ Premio Biella > per l'Incisione, prima nazionale poi Internazionale, è giunto ormai alla sua settima edizione, vincitori in quelle precedenti, dopo il Soffiantino, l'italiano Giuseppe Guerreschi, l'austriaco Alfred Hrdlicka, la cecoslovacca Alena Kucerova, i francesi Virgil Nevjestic e Joerg Ortner; e di anno in anno la sua autorità è cresciuta (non è esagerato dire: in tutto il mondo, benché sia contenuto in un relativamente ristretto numero di inviti e di opere) anche per l'elegante condizione posta al vincente: che la sua Incisione resta fuori commercio ed è donata a trenta dei maggiori musei italiani e stranieri. Quest'anno la giuria ha assegnato il premio (due milioni di lire) alla stampa ad acquaforte e vernice molle del malese trentaquattrenne Wong Moo-Chew, che ha studiato e lavorato a Parigi ed ora è docente d'Incisione alla Scuola d'Arti Decorative di Nizza. Una bella opera senza dubbio, tecnicamente eccellente, d'Invenzione spiritosa con qualche reminiscenza di pop-art. Ancor più che in una gara di pitture è estremamente difficile scegliere il meglio assoluto in una competizione grafica. I saggi concorrenti erano, per questa edizione del • Premio Biella », 263, e con essi si è composta la mostra perfettamente ordinata nelle vaste sale per esposizione della Cassa di Risparmio blellese nella galleria « Leonardo da Vinci >, con il concorso della locale Unione Industriale. Le nostre personali preferenze sarebbero andate a qualcuna delle altre dodici stampe prese In considerazione, in un primo vaglio, dalla giuria: per esempio a quelle della statunitense Barbara Williams, del francese Masurovsky, del tedesco Escher, dell'Inglese Quesnel: e forse sarebbe stato un atto di coraggio, Intonato a certa tendenza attuale di crudo realismo, premiare la Williams. Il premio all'artista malese ci sembra segna¬ re qualche ritardo sulla sperimentazione più attuale. Nella prima « rosa - di scelte sarebbero dovuti entrare, a nostro criterio, anche il finlandese Kaskipuro, la inglese Dorothea Wight, gli italiani Gullno, Federica Galli, Proverbio, Vallazza, Piatinetti, Gamblno, Franco. Ma, a parte il premio, conviene rilevare che la mostra, nel suo insieme, è di alto livello, non inferiore certo a quello delie grandi rassegne fiorentine, ed offre un vario e piacevole spettacolo, un'informazione culturale interessante perché vi si può notare — nei confronti delle precedenti edizioni del « Premio Biella » — un segno di stanchezza del linguaggio astratto, una volontà di chiarezza rappresentativa con l'esclusione di sofisticate, confuse elaborazioni. Sarebbe stata desiderabile una partecipazione italiana più eletta, qua e là un impegno maggiore (quante volte abbiamo visto II Ranocchio, sia pure gustosissimo, di Francesco Casoratl?), una competizione più serrata con le presenze straniere. Purtroppo pochissimi dei nostri connazionali sono al livello della maggior parte degli espositori di Francia, Gran Bretagna, Olanda, Svezia, Stati Uniti, Germania Federale; e se è giusto che il « Premio Biella » — come si legge nell'Introduzione al catalogo redatto con molta diligenza — sia dedicato alla scoperta di nuovi talenti nel campo della grafica, onde « // suo Invito viene rivolto agli artisti delle leve più giovani, al meno conosciuti », sarebbe desiderabile, per mantenergli II prestigio acquisito, che la generosità non decadesse in una soverchia indulgenza: come questa volta In alcuni casi è avvenuto. Un'altra osservazione. Nel primo comma del bando di concorso sta scritto: 'Il "Premio Internazionale Biella " è riservato all'Incisione, nelle seguenti tecniche: acquaforte, puntasecca, bulino, silografia, litografia, serigrafia, sia In bianco e nero che a colori ». Passi la serigrafia, (troppo abbondantemente accettata dal Premio), benché si tratti, a parer nostro, d'una tecnica spuria, Industrializzata. Ma il canadese Jennifer Dickson presenta un Cheiromantlc dlalogue In fotolito e acquarello, due mezzi che nulla hanno a che fare con l'incisione; e « fotolitografia > è dichiarata la stampa di un altro canadese, Il Robereiner. Non si contano poi le « tecniche miste • d'ogni qualità. Riteniamo che uno del compiti del • Premio Biella » sia conservare, salvaguardare la purezza della tradizione calcografica, oggi minacciata da pericolose Intrusioni. Tutti sanno qual voga, sull'onda di una pretesa < riscoperta >, stia prendendo la fotografia. Ma questa, sia da parte degli esecutori sia da parte dei mercanti (già pullulano le gallerie d'arte dove si espongono fotografie), ha a sua disposizione un terreno ben delimitato. Coi genuini mezzi incisori son nati nel passato capolavori insuperati. Non v'è alcuna ragione di favorire contaminazioni tra il mezzo manuale e il mezzo meccanico.