Per errore, nella sparatoria durante l'assalto a una gioielleria

Per errore, nella sparatoria durante l'assalto a una gioielleria Per errore, nella sparatoria durante l'assalto a una gioielleria Bandito di 18 anni ucciso dal complice Due giovani in via Brandi zzo tentano di forzare la porta del negozio - Dall'interno l'orefice spara - Fuggono rispondendo con le pistole, uno si sposta sulla traiettoria dei colpi - Una pallottola lo ha fulminato - In corso Grosseto, portavalori rapinato Un bandi'o di 18 anni è stato ucciso ieri a colpi di pistola dai suoi complici. In tre erano andati in via Brandizzo 10 per una spaccata in una piccola bottega. Doveva essere un lavoro facile, ma non avevano previsto la reazione del titolare: hanno perso la testa e sparato a caso. Ore 14. La piccola strada di Barriera Milano, verso la periferia, è quasi deserta. Nessuno vede arrivare 1 banditi. Un passante, Orsolino Martlnengo, 49 anni, di Volpiano, racconta: « Ho sentito un rumore secco, di vetri che andavano in pezzi: mi sono voltato e ho visto due giovani mascherati davanti al negozio ». Quello che succede lo spiega Felice Romagnolo, 68 anni, proprietario della gioielleria: « Avevo appena finito di mangiare nel retro, con mia moglie, Lucia, e le cognate Lodovica e Giuseppina. Prima ho udito alzare la serranda, poi t colpi. Non ho avuto paura, "Ferme e state al riparo" ho detto alle donne. Da un riplano sopra al letto ho preso la rivoltella, una vecchia calibro S a tamburo che avevo comprato nel '59 dopo che mi avevano rapinato ». I banditi non sanno che nel negozio c'è gente, lanciano ancora una volta il crick contro la porta, la aprono. « Da dietro il muro ho preso la mira — ricorda il gioielliere — ho premuto il grilletto e urlato: "Andate via, lasciatemi in pace". E ho fatto partire un altro protettile ». Dal marciapiede opposto Martlnengo assiste alla scena nascosto dietro un'auto. «I due, col passamontagna sono usciti di corsa, ho capito che avevano perso la testa, mi sono buttato per terra ». Le detonazioni continuano secche nel negozio. I banditi corrono in strada, uno si attarda vicino alla vetrina, non sa cosa fare, rimane staccato dal complice. Un automobilista, Domenico Pollino, dice: « SI sono messi a correre, mi hanno superato, ho visto le loro pistole ». Sono sbandati, il rapinatore che li attende su una Porsche nera deve seguire i complici che fuggono a piedi verso la vicina via Montanaro. In quel momento c'è la seconda sparatoria. Racconta Martlnengo: « Tutti e due st sono girati verso la porta della gioielleria e hanno esploso alcuni colpi, non so quanti, ho sentito un grido soffocato, ho guardato: il bandito che era rimasto indietro giaceva sull'asfal to ». II complice sull'auto fa retro marcia, si avvicina al ferito, fa per caricarlo, ma si accorge che non c'è più nulla da fare, un prolettile l'ha raggiunto alla schiena, gli ha spaccato il cuore. Non rimane che abbandonarlo morente, in mezzo alla strada, e scappare. Dall'auto parte ancora un colpo di pistola che sfiora una « 600 » e infrange 11 parabrezza di una « Renault 16 ». Il gioielliere avverte la polizia e la Croce Rossa. Arrivano 11 dott. Fersini, capo della Mobile, 11 dott. Ninetti, il maresciallo Montesi. Il bandito è portato alla Astanteria Martini ma ogni soccorso è mutile. E' senza documenti, ha un pipistrello tatuato sulla schiena, la parola « boia » impressa sul polso sinistro. Gli tolgono il passamontagna blu, ha un volto da bambino. La polizia gli prende le impronte digitali. Quattro ore dopo il giovane viene identificato: Franco Catrambone, nato a Torino, 18 anni. E' stato il maresciallo Plnelli della « scientifica » a dare un nome al rapinatore, controllando le Impronte digitali dei pregiudicati torinesi. La sua breve vita di «sbandato» è raccolta in un grosso fascicolo. Nell'ottobre del '74 era stato arrestato la prima volta per un furto di una moto, finendo al Ferrante Aporti. Allora la famiglia, originaria di Catanzaro, viveva in via Santhià 54. Mentre Franco era in istituto, i genitori si divisero. Il padre, Saverio, andò con un'altra donna, la madre trovò ospltalltà in casa di una figlia sposata. Da quei giorni Franco non ha più avuto una famiglia, una casa. Lo stesso padre ieri sera al dott. Faraoni e al brig. Guccione diceva: « Lo vedevo raramente, era spesso in carcere ». Infatti tornò al Ferrante Aporti il 3 aprile 75, giorno del suo diciasettesimo compleanno: in tasca aveva una Beretta 7,65. Era già stato fermato più volte In bar della Barriera, in compagnia di pregiudicati. Tre mesi dopo fu « diffidato »: doveva cambiar vita, cercarsi un lavoro. Nel rapporto al magistrato la questura lo definiva « elemento pericoloso ». Due mesi dopo era di nuovo all'Aporti, per un furto in alloggio. Ora si sta cercando di ricostruire le sue ultime settimane di vita, per risalire ai due complici dell'assalto di via Brandizzo: sbandati, con alle spalle, forse, una vita confusa e infelice come la sua. *■ Poche ore dopo, alle 16,40, In corso Grosseto 247, un portavalori dell'Istituto Bancario Italiano è stato rapinato da tre banditi. Il bottino: oltre due milioni, valuta straniera, assegni. Racconta Renato Ghidlnl, 22 anni: «Ero al volante della 128 familiare della banca. Il mio collega era entrato negli uffici per ritirare l'Incasso. In precedenza avevamo già fatto due soste presso altre filiali ». Tutto è accaduto all'Improvviso, nessuno del passanti si è reso cSsabahtasfgtntlascstu conto della manovra dei banditi. Si è fermata una Volkswagen, sono scesl tre giovani, si sono avvicinati all'auto, hanno fatto barriera con 1 loro corpi davanti al finestrino e al cofano. Uno ha estratto un'arma e l'ha puntata. « Scendi, non fare il furbo, sappiamo che porti i soldi, fai in fretta » hanno intimato. Renato Ghldlni ha tentato di guadagnare tempo. « Non ho niente, vi sbagliate ». Ma i tre rapinatori hanno spalancato la portiera, afferrato per un braccio l'impiegato. « Mi hanno costretto a scendere, uno di loro è salito sull'auto, gli altri mi hanno ancora minacciato, poi sono balzati sulla Volkswagen e sono fuggiti tutti ». Ezio Mascarino Adriano Provera La scena della rapina con le vittime sconvolte • Folla davanti al negozio in via Brandizzo - Nei tondini, dall'alto: il bandito ucciso, l'orefice Felice Romagnolo e la moglie Lucia Orsolino Martinengo

Luoghi citati: Catanzaro, Torino, Volpiano