Parla l'ex capo Sid per il Piemonte al processo delle "schedature" Fiat di Clemente Granata

Parla l'ex capo Sid per il Piemonte al processo delle "schedature" Fiat Un falso allarme (una bomba) crea tensione in aula Parla l'ex capo Sid per il Piemonte al processo delle "schedature" Fiat E' accusato di aver rivelato segreti d'ufficio e di corruzione - Ha detto: "Fu il responsabile del servizio sicurezza dell'azienda a passarmi notizie, non io a lui" - Ha anche affermato d'aver ricevuto denaro, ma a titolo personale, perché la moglie aveva bisogno di cure costose (Dal nostrp) \ Napoli, 25 novembre. Magro, leggermente curvo, vestito di grigio: il tenente colonnello Enrico Stettermajer, 56 anni, capo del Sid per il Piemonte sino al settembre '71, è stato interrogato oggi al processo per le «schedature» Fiat. L'accusa è la solita: rivelazione di segreti d'ufficio e corruzione. Lui ha controbattuto per un'ora e mezzo. Ha negato di aver passato alla Fiat informazioni riservate, semmai fu il responsabile della sicurezza dell'azienda Mario Cenerino a trasmettergli notizie importanti. Ha affermato di aver ricevuto somme di denaro da Cenerino e soltanto da Cenerino, ma per ragioni «umanitarie» (lui e la moglie erano ammalati). In sostanza, i compiti istituzionali del Sid non furono alterati e il denaro rappresenta una storia a parte, la conseguenza di una dolorosa vicenda umana. Primo punto, l'attività del servizio di sicurezza. Ha detto Stettermajer che nel '67, quando fu trasferito a Torino come capo del controspionaggio per il Piemonte, conobbe Cellerino e che quest'ultimo poteva essere considerato una «persona utile per gli obiettivi dell'Ufficio D, cioè combattere lo spionaggio, la sovversione e il sabotaggio». «Noi — ha precisato — dobbiamo introdurci in ambienti frequentati da agenti stranieri, quali delegazioni diplomatiche e commerciali, industrie che hanno rapporti con l'estero. Il contatto con Cellerino, responsabile della sicurezza Fiat, ci dava la possibilità di seguire personaggi di nostro interesse per controllarne e incapsularne l'attività. Di più non posso dire perché rivelerei prassi e metodologie sia nostre sia di altri servizi». PubbUco ministero Morelli: «Ma allora era Cellerino che aiutava il Sid». Stettermajer: «Perbacco, ci diede molte informazioni interessanti». Presidente Lupone: «Quali?». Stettermajer: «Non lo dico altrimenti dovrei indicare servizi stranieri, anche se è intuibile quali possono essere». Presidente, sorridendo: «Va bene, Cellerino le passava notizie, ma allora sarebbe stato lei a doverlo pagare, secondo l'accusa accadde il contrario». E Stettermajer ha aperto il secondo capitolo: la sua vicenda famiUare. Ha detto che soffriva di crisi cardiache e che anche sua moglie era am-1 mricappncufum—tentetiNLzaainCludsl'Gccedrsdbe4deamtcgcFndudzasmtdsdnisdrtm malata e bisognosa di cure molto costose. Per questo egli rinunciò ad avanzamenti di carriera che avrebbero comportato incarichi troppo impegnativi per le sue condizioni fisiche e accettò «a malincuore» gli aiuti. Una mano gli fu tesa da Cenerino. «Aiutiamo tante persone — gli disse — possiamo farlo anche con te». E due mesi dopo nel gennaio '71 gli comunicò: «Stenter, per quella tua faccenda, ti diamo 100 mila lire al mese. Non è molto ma accettale». Lui «ringraziò la Provvidenza» e ricevette la somma sino al settembre '71 quando andò in pensione. Presidente: «Ma fu soltanto Cenerino a darle i soldi?». Imputato: «Fu soltanto lui ». Parte civile: «Eppure nei documenti sta scritto che la somma gli fu assegnata con l'autorizzazione dell'ingegner Gioia». Stettermajer: «Non mi ri-1 ' sulta. Intuii che fosse il Celle- rino ad avere la possibilità di venirmi incontro». Terzo punto dell'interrogatorio: le note sul conto delle persone in attesa di essere assunte alla Fiat. Imputato: «Sarò chiaro. Il Sid ha interesse ad avere informazioni a fini spionistici che passa poi all'Ufficio sicurezza del Patto Atlantico, il resto non ci riguarda. E' paradossale, è falso sostenere che noi abbiamo trasmesso alla Fiat notizie riservate». Dopo Stettermajer sono stati sentiti altri sei imputati: funzionari di pubblica sicurezza, ufficiali e graduati dei carabinieri. Tra di essi il dottor Ermanno Bessone, ex capo dell'ufficio politico della questura di Torino, e il maggiore Vincenzo Di Masi, ex comandante della Compagnia urbana II. Hanno affermato di aver trasmesso sino al '69 note informative all'azienda, 1 ma erano convinti che esse ri¬ i e l i ul ae o . o : ui taa goa o 9 a, i¬ guardassero persdi essere assunte nei reparti «classificati», cioè protetti dal segreto militare e che il comportamento fosse lecito in quanto si adeguava a una prassi seguita da tempo. In sintesi hanno invocato la buona fede. Mentre gli interrogatori erano in corso sono entrati due agenti di pubblica sicurezza che hanno ispezionato l'aula con molta discrezione. Alle 10,30 era giunta in tribunale una telefonata anonima che annunciava l'imminente scoppio di una bomba. E' stato un falso allarme, ma l'episodio ha contribuito ad aumentare il clima di tensione collegato al processo dei Nap. Giovedì prossimo l'istruttoria dibattimentale terminerà con l'interrogatorio dell'avvocato Cuttica e dell'ingegner Gioia oggi all'estero per lavoro. Quanto a Cenerino ha fatto sapere che rimarrà definitivamente contumace. Clemente Granata

Luoghi citati: Napoli, Piemonte, Torino