"lene,, urla il sottufficiale agli uccisori di sua moglie di Marzio Fabbri
"lene,, urla il sottufficiale agli uccisori di sua moglie Drammatica udienza al processo di Milano "lene,, urla il sottufficiale agli uccisori di sua moglie Rievocata la tragedia della donna che venne seviziata e massacrata (Nostro servizio particolare) Milano, 24 novembre. Un drappello di carabinieri si è dovuto schierare nell'aula della corte d'assise dove è in corso da ieri il processo contro Abramo Leone, 18 anni, e Biagio Jaquinta, 24, accusati di avere violentato e quindi ucciso, il 14 giugno 1975, davanti alla figlioletta, Luisa Fantasia, 31 anni, moglie di un sottufficiale dei carabinieri. La precauzione è stata resa necessaria dalla presenza in aula di un pubblico numerosissimo, che a più riprese ha reagito rabbiosamente alle proteste di innocenza dello Jaquinta, interrogato dal presidente. Come il suo complice, che ieri però aveva almeno ammesso i fatti, oggi Jaquinta ha attuato una linea difensiva ottusa, piena di contraddizioni, tutto sommato ingenua. L'udienza è iniziata poco prima delle 10. L'imputato, circondato dai carabinieri che 10 proteggevano, ha subito ritrattato tutto quello che aveva detto in istruttoria. «Non conoscevo il brigadiere — ha detto —, non è vero che ci aveva promesso del denaro per informazioni sul mondo della droga. Ha jatto tutto Leone, senza dirmi niente». Già a questo punto la folla ha cominciato a rumoreggiare. Biagio Jaquinta ha ripetuto, come aveva detto ieri Leone, che erano venuti a Milano per un furto e hanno scelto un alloggio a caso. Come l'interrogatorio è andato avanti e le risposte dell'imputato apparivano sempre più vaghe, la rabbia della gente è andata crescendo. Jaquinta ha sempre dato la colpa a Leone. Ma la recita inscenata dall'accusato ha toccato il culmine quando si è giunti alla ricostruzione dell'aggressione. «A Leone è venuto il nervoso e ha stretto una corda attorno alla gola della donna. Lei si è difesa e lo ha morso. Allora mi ha detto: "Aiutami, mettiamola sul letto", io l'ho presa per i piedi, lui per la testa, e l'abbiamo messa sul letto». «Gridava e si divincolava — ha ammesso Jaquinta —. Poi dopo averla messa sul letto, prima che lui la legasse, io sono uscito. Leone è venuto a chiudere la porta». Il pjn. è intervenuto: «Ma se lei è uscito nel corridoio, l'altro ha chiuso la porta, chi teneva la donna ferma?». «Non ricordo». «Dopo un po' di tempo — ha aggiunto — Leone è uscito nel corridoio, con il coltello sporco di sangue». «Come mai, se non ha fatto niente, si è sporcato di sangue? Gli indumenti sporchi sono stati sequestrati in casa sua». «Mi ha sporcato Leone con 11 coltello». «E le ha sporcato anche un calzino, e il pacchetto di sigarette che aveva?», ha domandato ironico il p.m. Il clima nell'aula è tornato drammatico poco dopo, quando è salito al pretorio per deporre il brigadiere Mascione. Il sottufficiale ha guardato fissi gli imputati, che hanno abbassato il capo, poi ha gridato: «Quelle jene me l'hanno massacrata». Calmatosi si è seduto, ma non ha retto all'emozione quando il presidente ha cominciato a leggere gli atti dell'istruttoria. L'udienza è stata interrotta per qualche minuto, poi il sottufficiale ha potuto cominciare la deposizione. Ha confermato quanto si sapeva già sui suoi incontri con gli accusati. Ha raccontato anche della telefonata che i due gli fecero alle 17,15 del giorno del delitto, dalla stazione, dicendo che sarebbero andati da lui più tardi. Un trucco per tenerlo lontano da casa. Ha negato di aver mai promesso loro una somma di denaro precisa, ma solo un generico premio ad operazione conclusa. Dopo che il sottufficiale ha rievocato l'orribile scena presentatagli davanti agli occhi quando è rientrato a casa attraverso una finestra, il rappresentante dell'accusa, dottor Pomarici, ha chiesto agli imputati se davanti ad una deposizione così precisa volessero ostinarsi ancora a negare tutto. Leone non ha neppure risposto, Jaquinta ha ribattuto di non avere mai conosciuto il brigadiere Mascione. Il pubblico ha ancora inveito, una donna ha urlato: «A morte!» subito zittita dal p.m. L'udienza è proseguita nel pomeriggio con l'audizione di alcuni testi. Marzio Fabbri
Persone citate: Abramo Leone, Biagio Jaquinta, Jaquinta, Luisa Fantasia, Pomarici
Luoghi citati: Milano
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