Non è ingovernabile

Non è ingovernabile Non è ingovernabile Il sindaco denuncia oscure manovre contro il clima di rinnovamento La recente ristampa, ad iniziativa di Einaudi, del libretto di Renato Fucini, con una prefazione di Antonio Ghirelli, ha dato luogo ad uno scambio di battute polemiche che partendo dalle pagine di Napoli ad occhio nudo ha aperto di fatto un dibattito sulla Napoli di oggi. Seppur indirettamente è intervenuto nella polemica dalle colonne de l'Unità anche Cesare De Seta. Al di là delle diverse accentuazioni, mi è parso interessante notare nella lettura di questi articoli, sostanziali punti di riferimento comuni che si richiamano al modo in cui avvenne l'unità d'Italia ed al distorto sviluppo economico e sociale che ne è derivato e che si è accentuato a causa della politica della classe dirigente dalla vecchia Italia liberale fino a quella democristiana di oggi, passando per l'ancor più triste ventennio fascista. Ecco perché, cento anni dopo, il libro del Fucini appare ancora attuale, così come possono apparire in un certo senso altrettanto attuali gli scritti di Matilde Serao. Ma « attuali » nel senso di un ripensamento storico. Non si può non tener conto dei profondi cambiamenti avvenuti sia in campo internazionale che nazionale e non si può ignorare quanto Napoli sia diversa da allora. Una Napoli in cui persistono elementi e zone tipiche della vecchia città, così come era agli inizi del secolo, e come viene descritta ne II ventre di Napoli della Serao o nelle lettere del Fucini. Ma questi elementi e queste zone sono, ormai, soltanto una parte sempre più marginale di Napoli. Non vi erano allora nella realtà della metropoli meridionale gli oltre centomila operai delle fabbriche che vanno da Bagnoli a Caserta, i circa centomila studenti delle sue Università, i centri di ricerca, i laboratori scientifici che sono nel campo della microbiologia tra le punte più avanzate del nostro Paese. E come ignorare il voto sul divorzio che, oltre quello amministrativo del giugno '75 e quello politico del '76, è prova concreta dello sviluppo politico e morale delle masse popolari napoletane? La città che sembrava essere il terreno più fertile per una nuova « Vandea », che diede nascita al movimento dell'Uomo Qualunque e, dopo lo schiacciante voto monarchico del 1946, portò al successo il ribellismo fasullo del laurismo, per ben due volte in un decennio, affidandogli il possesso totale della direzione amministrativa cittadina, è oggi assai diversa. E' cambiata politicamente. E' un fenomeno nuovo verso il quale ha dimostrato interesse e solidarietà non soltanto tutta l'opinione democratica italiana, ma anche quella europea e mondiale. Al cambiamento morale e politico non ha corrisposto, però, un eguale cambiamento sul terreno economico e sociale. E poiché siamo in tanti ad essere d'accordo sulle origini storiche, sulle colpe di classe, ed anche sulle profondità dei mali che ancora oggi travagliano Napoli ed il Mezzogiorno, è tempo che si faccia tutti uno sforzo di elaborazione costruttiva per vedere quali sono le forze disponibili, quali le potenzialità e quali le leve su cui operare per il cambiamento. La situazione economica e sociale è tale da non permettere ulteriori perdite di tempo. Infatti secondo l'Istat, in Campania, per quanto si riferisce al più grave dei problemi della nostra città e della nostra regione, e cioè quello della disoccupazione, l'indicazione che ci viene per il primo semestre del '76 è allarmante. Dal giugno '75 al giugno '76 i lavoratori iscritti nelle liste di collocamento sono aumentati di diciassettemila unità, di questi oltre la metà sono giovani muniti di titolo di studio superiore. E' questo il problema dei problemi per Napoli, che richiede una assunzione di responsabilità a livello nazionale. Ma non basta. Sulle questioni dell'ordine pubblico, la situazione di Napoli è ugualmente preoccupante, sia che si tratti di scorribande di netta marca squadrista sia che ci si riferisca all'intensificazione di ogni genere di rapina; l'ultima, al Circolo della Stampa, sembra voler essere una sfida a tutta l'opi¬ nione pubblica ed alle autorità cittadine. E' tempo, dunque, di andare oltre le constatazioni di fallimento. Ci si riferisce spesso, giustamente, alle trasformazioni in corso nel corpo elettorale. Ma facciamo un passo avanti. Allora che cosa è successo? Da poco più di un anno, una giunta di sinistra, seppur minoritaria, tenta di fare opera di pulizia morale e materiale. In settembre la città è stata sede di una manifestazione di massa, durata oltre due settimane, di portata superiore a qualsiasi altra del genere. In quella occasione, come poi in ottobre durante gli « Incontri internazionali del cinema », Napoli è stata visitata da centinaia di migliaia di italiani e stranieri, ha ospitato decine di delegazioni diplomatiche di tutte le parti del mondo. Sia pur tra molte difficoltà ed in modo non lineare un nuovo corso sembrava avviato, soprattutto perché la città riprendeva fiducia e, com'è stato detto, « riconquistava se stessa ». Ma ecco che, da qualche settimana, una reazione rabbiosa sta creando difficoltà di ogni genere alle giunte del Comune e della Provincia e tenta di incrinare l'accordo tra i partiti dell'arco costituzionale sul quale si regge la Regione Campania. Il modo in cui si svolge questo attacco è aggravato dal verificarsi, oltre ai soliti egoismi di classe, di spinte corporative e settoriali, di rinnegamenti delle promesse fatte ai disoccupati, e ciò mentre avvengono sortite violente, come ho già detto, da parte di gruppi eversivi al centro della città. C'è qualcuno che giuoca alla ingovernabilità della città? I sospetti sono legittimi. Ad ogni modo nessuno può illudersi di poter stare ad assistere passivamente di fronte a quello che sta accadendo. Potrebbe anche trattarsi di un'operazione che, pur di ledere il prestigio delle forze democratiche e popolari, non esita a far pagare un costo esorbitante alla intera città e all'intera regione. Un nuovo « strangolamento » di Napoli non è inevitabile. Maurizio Valenzi

Persone citate: Antonio Ghirelli, Cesare De Seta, Einaudi, Fucini, Matilde Serao, Maurizio Valenzi, Renato Fucini, Serao