Crescono i marinai disoccupati e nei sindacati c'è una frattura

Crescono i marinai disoccupati e nei sindacati c'è una frattura L'incerto avvenire di un importante settore Crescono i marinai disoccupati e nei sindacati c'è una frattura Secondo una nota "riservata" del ministero, alla fine del 1977 i senza lavoro saranno tremila - Accese polemiche tra la Cgil e la Cisl da una parte e la Uil dall'altra (Dal nostro corrispondente) Genova, 20 novembre. Una nota «riservata», distribuita poco tempo fa ai dirigenti della Federazione unitaria dei sindacati dei marittimi dal ministero della Marina Mercantile, informa che alla fine del 1977 i disoccupati del settore in Italia — rispetto agli attuali livelli — saranno oltre 3000, una cifra che i sindacati si sono affrettati a nascondere per evitare una vera e propria «rivolta» della base e degli iscritti, nonché nella speranza di «riguadagnare» la situazione, con una serie frenetica di trattative segrete o quasi. Senonché il fatto ha accentuato, più di quanto non sia ormai palese, la spaccatura che da mesi esiste nel movimento sindacale dei marittimi che vede schierate in due opposte fazioni — sulle scelte politiche di fondo, sulle tattiche, sugli obiettivi — da una parte la Cgil e la Cisl e dall'altra la Uil. In questa vicenda, che è assai complessa, anche per i continui rivolgimenti di fronti, accordi, tattiche, si inserisce anche una antica rivalità tra i due uomini che, di fatto, per abilità, fascino sulla base e capacità politica, si contendono da più di dieci anni la «leadership» assoluta del movimento sindacale dei marittimi in Italia: il segretario nazionale della Cgil, Renzo Ciardini, e il segretario provinciale genovese della Uil, Bruno Delucchi. Che cosa è accaduto dunque, nei mesi scorsi? La Cgil e la Cisl, nella vertenza dei traghetti «Canguri» hanno accettato la soluzione di spostare due unità sulla rotta per Gedda, mentre la Uil s'è battuta contro questa soluzione, cercando invece un potenziamento delle linee tra l'Italia e le isole maggiori, Sicilia e Sardegna. La Cgil e la Cisl hanno accettato l'ipotesi di mandare in cantiere a ristrutturare le motonavi passeggeri «Galileo Galilei» e «Guglielmo Marconi» che dovranno costituire l'ossatura d'una flotta passeggeri «mista» tra la Finmare, la compagnia «Costa» e la «Lauro» per crociere popolari; la Uil s'è opposta a questa soluzione definendola «negativa» per la perdita di posti di lavoro, per l'eccessivo costo delle operazioni di riparazione (pare 20 miliardi) e per lo slittamento del piano di riforma Finmare. Infine, è cronaca di ieri, la Uil ha sostenuto uno sciopero della nave «Buona Speranza» del Lloyd Triestino per una rivendicazione salariale dell'equipaggio, mentre la Cisl e la Cgil hanno ritenuto «eccessive» (si parla di circa 200 mila lire al mese) le richieste dei marittimi «in un momento come l'attuale di difficoltà economiche». In privato i capi dei sindacati si scambiano bordate roventi: da parte della Uil, la Cisl e la Cgil vengono accusate di «lasciarsi strumentalizzare da indicazioni politiche estranei al sindacato»; le altre due confederazioni rimbeccano tacciando la Uil di «corporativismo e di politica rivendicativa da sindacato autonomo». La Uil ribatte affermando che i dirigenti della Cisl e della Cgil danno già per scontato il «compromesso storico»; la Cisl e la Cgil dichiarano che la Uil è affetta da «anticomunismo viscerale». Insomma i contrasti, che affondano anche in una differente impostazione politica d'origine, esistono e sono vistosi. Non sono nati ieri, come s'è detto: non va dimenticato che Bruno Delucchi, prima di approdare alla Uil, è stato in passato segretario della Cgil e della Cisl, oltre che d'una organizzazione autonoma (per un breve periodo). Ciardini, già al suo fianco nella Cgil, non gli ha perdonato il «voltafaccia» e lo ha accusato a più riprese di «qualunquismo», anche se, obiettivamente, Delucchi, al centro di tempestose polemiche, e nonostante sia stato anche discusso sul piano personale, è sempre riuscito a trascinare con sé una larga parte della base tanto è vero che il settore marittimo è l'unico nel quale il rapporto di forza (come numero di iscritti) tra le tre confederazioni è abbastanza equilibrato. Il vero momento dello scontro, comunque, resta il piano della riforma Finmare. Questo piano, varato nella primavera del 1975 prevedeva l'abolizione progressiva di tutte le linee passeggeri — ritenute troppo costose — che dovevano essere sostituite da più numerose e diversificate linee merci, con l'assorbimento graduale e soprattutto «contestuale» dei marittimi che restavano senza imbarco, co. Il piano, un po' per cattiva volontà della Finmare, un po' per ritardi burocratici, un po' per le insorte difficoltà economiche che hanno ingigantito la crisi dei trasporti, ha subito un netto rallentamento, rispetto ai tempi stabiliti in un primo momento. Così il 14 luglio di quest'anno il ministro della Marina Mercantile senatore Fabbri ha dovuto convocare i dirigenti sindacali per proporre delle soluzioni palliative. E qui è nato il grosso scontro: la Cgil e la Cisl hanno accettato la soluzione proposta dal ministero, e che consisteva appunto nella costituzione della flotta «mista» passeggeri Finmare Costa - Lauro, con la ristrutturazione di «Marconi» e «Galilei». La Uil s'è opposta (ha anche accusato le altre due confederazioni di aver preparato il documento d'accordo con il governo segretamente prima dell'incontro) affermando che il piano Finmare doveva essere rispettato e che la «Galilei» doveva continuare a compiere la rotta per l'Australia. Non solo: la Uil a questo punto ha denimciato l'esistenza d'un «dumping», frutto della politica dell'Urss e dei Paesi dell'Est nel settore delle crociere. Se si chiudono certe rotte — è stato affermato — si favorisce il monopolio dei russi nel Mediterraneo, in quanto i costi che hanno i sovietici, per evidenti motivi di livelli retributivi, sono decisamente concorrenziali. La polemica s'è fatta più rovente con una insinuazione «maliziosa» messa in giro ufficiosamente: alla Cgil sta a cuore l'escalation dei russi? Questa illazione è stata respinta sdegnosamente da Cgil e Cisl: non sarà invece la Uil ad ave¬ re la classica «volpe sotto l'ascella», chiedendo a gran voce la difesa dei livelli occupazionali, con il falso scopo di chiedere poi dei noleggi di unità «private» inutilizzate? Non vuole forse la Uil favorire gli armatori privati e insistere nella politica negativa di «sussidio» che ha messo in crisi la marineria italiana? Dopo questo scambio di colpi, inferti senza riguardi, c'è stato un tentativo di ricostruire l'unità: l'uomo della mediazione, in questo caso, viene indicato in Giordano Bruschi, segretario provinciale per Genova della Cgil. Bruschi ha cercato di riavvicinare le posizioni di Delucchi e Ciardini, forte della sua capacità di diplomatico e della sua convinta passione per l'unità sindacale. Ci sono due obiettivi sui quali tutte le centrali sono per il momento d'accordo: la «contestualità» (per mantenere i livelli di occupazione) e la necessità d'uno slittamento razionale e funzionale del piano di riforma Finmare. Questo accordo per il momento, però, non s'è ancora consolidato: l'avvenire resta quindi dei più incerti. Paolo Lìngua

Luoghi citati: Australia, Gedda, Genova, Italia, Sardegna, Sicilia, Urss