All'Accademia militare di Modena di vecchio sono rimasti solo i mari

All'Accademia militare di Modena di vecchio sono rimasti solo i mari Oramai l'ammissione non è più un privilegio di casta All'Accademia militare di Modena di vecchio sono rimasti solo i mari Si sta trasformando pur mantenendo fede alle tradizioni - "Innovazioni didattiche adeguate ai tempi" dice il comandante - Gli allievi provengono da famiglie di operai, impiegati, contadini - Formare un sottotenente costa allo Stato trenta milioni in quattro anni di corso (Dal nostro inviato speciale) Modena, 19 novembre. «Il valore del tempo, l'importanza di un minuto: questa, forse, è la prima cosa che si impara entrando nell'accademia», dice un aspirante allievo al 158° corso, uno dei circa 300 ammessi sui 1323 concorrenti che avevano partecipato al concorso. Un minuto, sessanta secondi: se ne assommi tre insieme hai il tempo di fumare una sigaretta tranquillamente seduto in poltrona, ma se arrivi in aula in ritardo, rischi una punizione. Il tempo, la puntualità, la precisione: tre regole ferree che governano l'attività dei 500 allievi, divisi nei due corsi, dell'accademia militare di Modena. Un'accademia che si sta trasformando: pur mantenendo fede alle tradizioni (che sono alla base della natura e della disciplina militare), questa «università dei soldati» si sta adeguando alle esigenze della vita moderna. Di vecchio sono rimaste ormai soltanto le antiche mura del Palazzo Ducale: all'interno sono al lavoro squadre di muratori, tecnici, carpentieri, la secentesca sede degli Estensi, duchi di Modena, viene completamente rinnovata. A febbraio sarà completata la prima serie di lavori, entro due anni la seconda. Alla ristrutturazione dei locali si accompagnano le innovazioni didattiche: «Dobbiamo adeguarci ai tempi, non possiamo restare ancorati agli schemi del passato», dice il comandante dell'accademia, generale Roberto Coppola. Il protocollo militare è stato ridotto al minimo, fra allievi e ufficiali si è stabilito un dialogo che soltanto tre o quattro anni fa pareva impensabile. Disciplina, certo, ma nel rispetto della libertà e della dignità individuali: fin dal primo giorno del corso gli allievi vengono responsabilizzati. «Di qui devono uscire degli ufficiali, non dei fantocci», dicono gli istruttori. L'uniforme storica, quella che viene indossata in libera uscita, col chepì ed il pugnaletto, è forse l'ultima concessione rimasta a quella forma di snobismo che sembrava caratterizzare un tempo la società militare, gli ufficiali di carriera, ma i cadetti oggi la portano con disinvoltura e non con alterigia, ben inseriti nel tessuto politico e sociale del Paese. Che qualcosa si stia rinnovando nell'organizzazione militare lo dimostra anche questa visita organizzata dallo Stato Maggiore per illustrare ai giornalisti ed all'opinione pubblica la vita all'interno dell'accademia. Più nessun segreto, dunque, tutto alla luce del sole. La tradizionale ed oscura riservatezza che caratterizzava le attività militari ha lasciato il posto ad uno spirito di collaborazione ed emulazione col mondo «borghese». I 500 allievi dell'accademia non differiscono dalle migliaia di studenti che frequentano gli atenei salvo che in un particolare: essi sono il risultato di una selezione, fisica e culturale, che potrebbe apparire addirittura eccessiva, ma che offre quelle garanzie che devono contraddistinguere le persone che un giorno saranno chiamate a compiti tanto difficili quanto delicati come quelli del comando. Non esistono più preclusioni di natura sociale ed economica: gli allievi provengono nella maggior parte da famiglie di operai, impiegati, contadini, l'ammissione all'accademia non è più un privilegio di casta, ma è aperta a tutti. La maggioranza dei candidati arriva dalle regioni meridionali (Puglia, Campania, Sicilia e Lazio ai primi posti) ed anche questo rispecchia una realtà dei giorni nostri: sono regioni che, per mancanza di insediamenti industriali, non sono in grado di fornire valide possibilità di lavoro ai giovani diplomati. Un tempo venivano accettati soltanto gli studenti che avevano conseguito la maturità classica o scientifica, oggi possono concorrere anche ragionieri, geometri, periti, tutti coloro in possesso di un diploma di scuola superiore. L'età dev'essere compresa fra i 19 ed i 21 anni e, assicura il gen. Coppola, «non esistono discriminazioni di natura politica o religiosa: l'unica indagine svolta è quella sulla loro buona condotta»,' dote morale indispensabile per un futuro ufficiale. Ai due anni di corso presso l'accademia di Modena (pari al biennio della facoltà di ingegneria per gli allievi delle Armi e del servizio automobilistico; a quello della facoltà di giurisprudenza per gli allievi dei carabinieri; alla facoltà di economia e commercio per gli allievi del servizio di amministrazione e di commissariato), seguiranno altri due anni di specializzazione presso le scuole di applicazione di Roma e Torino. Quattro anni di studio per formare un sottotenente. Quanto costa allo Stato? «Ogni allievo — spiega il comandante dell'accademia — costa circa 30 milioni nei quattro anni del corso». Il bilancio dell'accademia di Modena è di circa tre miliardi annui. L'allievo riceve un cor¬ redo personale di 150 pezzi, comprendente uniformi, scarpe, tute, oggetti da toeletta, zaini, posate, piatti, per un valore di 650 mila lire. Dall'anno scorso è in vigore «l'orario compatto), cinque giorni alla settimana di attività, un orario di lavoro che va dalle 6,30 (sveglia) alle 20,45 (libera uscita). Grande rilievo viene dato alle attività ginnico-sportive: oltre a quelle obbligatorie ("ginnastica, nuoto, scherma, judo, tiro ed equitazione) gli allievi hanno ia possibilità di praticare parecchi sports. Aule spaziose, laboratori ben attrezzati, sistemi di insegnamento fra i più moderni (le lingue straniere vengono insegnate col metodo diretto avvalendosi di un sistema di registrazioni), un ampio maneggio coperto, una piscina di tipo olimpionico. «C'è ansia di rinnovamento nell'esercito — dice il gen. Coppola — il desiderio di adeguarsi alla vita di oggi, dare più spazio ai giovani». Oltre agli allievi italiani, nell'accademia studiano anche 34 cadetti somali: il loro giudizio è unanime: «Qui si impara veramente qualcosa, l'accademia è molto elastica, si adatta di continuo ai tempi». I programmi di studio vengono sempre aggiornati, integrati da cicli di conversazione su molteplici problemi, dalla droga all'aborto. Argomenti che, fino a ieri, erano considerati «tabù» da un rigido e sorpassato regolamento militare. f. for.

Persone citate: Coppola, Roberto Coppola