Zurigo: ha tentato di evadere uno dei complici di Concutelli di Silvana Mazzocchi

Zurigo: ha tentato di evadere uno dei complici di Concutelli Dopo l'interrogatorio dei giudici italiani Zurigo: ha tentato di evadere uno dei complici di Concutelli E' un bandito internazionale, miliardario, arrestato con soldi di sequestri romani (Dal nostro inviato speciale) Zurigo, 19 novembre. Tentata evasione di Jacques Forcet, il protagonista del riciclaggio del « danaro sporco » nella Confederazione elvetica, subito dopo l'interrogatorio al quale — per rogatoria — l'avevano sottoposto i magistrati italiani giunti a Zurigo per seguire la pista dei soldi che porta al mandante del delitto Occorsio. Il bandito — già condannato a morte in Francia per omicidio e in carcere a Zurigo per rapina — ha colpito improvvisamente con un pugno di ferro, tenuto fino allora nascosto in una scarpa, la guardia, che dall'ufficio del giudice Renato Walti lo stava riaccompagnando al carcere, ed ha tentato di evadere dalla porta del tribunale penale che dà sulla Rotwandstrasse. In strada un'auto chiara, di grossa cilindrata, che sostava con il motore acceso, è partita a tutta velocità pochi secondi dopo il fallimento dell'azione. Questo nuovo colpo di scena va ad arricchire la trama già fitta che avvolge l'inchiesta sull'uccisione del magistrato romano. A mezzogiorno erano giunti a Zurigo Pierluigi Vigna, Luigi Pappalardo (pubblici ministeri nell'inchiesta Occorsio) e Renato Santini, giudice istruttore fiorentino, accompagnati dal capitano dei carabinieri Olinto Dell'Amico e dal capitano Giovanni Delfino dell'Interpol. Scopo della missione, oltre l'interrogatorio di Forcet: accertamenti bancari da svolgere tra Basilea e Zurigo con Renato Walti, giudice del tribunale penale. Walti è un magistrato che s'incontrò più volte in Italia con Occorsio prima del delitto e che, fino a giugno, mentre alloggiava in incognito in una pensione romana, venne « visitato » da due individui, di cui uno è stato identificato in Pierluigi Concutelli, il personaggio che il 10 luglio, secondo la ricostruzione della polizia, avrebbe sparato la raffica di mitra mortale. A Roma, Walti era venuto per riferire ad Occorsio quanto sapeva sul riciclaggio del denaro che l'anonima sequestri, responsabile di alcuni rapimenti romani, effettuava in Svizzera presso varie banche. Occorsio indagava su alcuni sequestri e, alla fine del giugno scorso, aveva appena cominciato a mettere in relazione la « pista dei soldi sporchi » con i movimenti eversivi neri di cui si occupava da tempo. Oggi, a Zurigo, nell'ufficio di Walti, nella stanza numero 71 del « Bezirksgericht » (il complesso che riunisce il tribunale e la prigione al centro della città), i magistrati fiorentini hanno ripreso l'inchiesta di Occorsio esattamente dal punto in cui il giudice romano la lasciò quando le sue scoperte gli costarono la vita. L'interrogatorio di Jacques Forcet (la posizione processuale del bandito è stata stralciata dal processo per una rapina avvenuta in Italia nei pressi di Firenze) è servito a consolidare i collegamenti fra i componenti dell'anonima sequestri romana, legati al clan dei marsigliesi, e l'eversione nera. Dopo la rogatoria con Forcet e la parentesi inquietante della sua tentata evasione, i magistrati e gli investigatori sono partiti per Basilea, per effettuare i primi riscontri in banca nella città dove, secondo elementi d'indagine, esisterebbe un conto corrente che Pierluigi Concutelli (considerato il cassiere del neofascismo federato) alimentava per finanziare il terrorismo. La cronaca di questa giornata, definita « utile » dai magistrati, comincia alle 14 del pomeriggio quando Vigna, Pappalardo, Santini e i due investigatori entrano nell'ufficio di Renato Walti. Circa un'ora è stata necessaria per preparare le domande in francese che il giudice di Zurigo ha rivolto a Forcet per conto dei magistrati italiani. Alle 15, scortato da due agenti in borghese, arriva dal carcere adiacente Jacques Forcet. Sui quarant'anni, fisico alla Jean-Paul Belmondo, brizzolato, elegante con giac¬ ca sportiva e stivaletti, Forcet sorride; è senza manette. L'interrogatorio riempie parecchie cartelle: il bandito, ricchissimo, (possiede un supermercato « orientale » a Santo Domingo per un valore di miliardi e un castelletto in Portogallo accessibile solo dal mare) ha evidentemente molto da raccontare sul meccanismo del riciclaggio in Svizzera. Walti lo aveva arrestato quasi per caso, dopo una rapina compiuta nell'aprile dello scorso anno alla Migros Bank di Zurigo. Forcet viaggiava su un'auto targata Roma con oltre 200 milioni, di cui un paio in banconote provenienti dai riscatti pagati per tre sequestri romani. Il denaro era stato depositato su un conto corrente intestato a « Titou », il cane barboncino del noto boss dell'anonima sequestri romana, Maffeo Bollicini (coimputato di Forcet per la rapina alla Migros Bank). Vigna e Santilli hanno ascoltato Forcet, che sotto il falso nome di « Outain » risulta anche il mandante della rapina effettuata nei pressi di Firenze. L'interrogatorio finisce alle 15,30 precise. I cronisti sostano ancora nel corridoio e l'agente in borghese, lasciando Forcet senza manette, lo sta per riaccompagnare nell'isolato adiacente, sede del carcere dei detenuti in attesa di giudizio. Fulminea l'aggressione. Il poliziotto è ferito alla testa l'allarme, arrivano i rinforzi 1 urla, scatta ! e i ferri scattano intorno ai polsi di Forcet. Pochi attimi di tensione, j ma non c'è tempo da perde-1 re: Santilli riparte per Fi-1 renze; Vigna, Pappalardo e I gli investigatori, accompagna- j ti da Walti, vanno a Basilea. | Mentre Forcet era sotto interrogatorio, Pappalardo aveva preparato la rogatoria per i riscontri bancari. Domani verrà predisposta quella destinata ad accertare i movimenti dei conti « neri » depositati nelle banche di Zurigo. Silvana Mazzocchi