La Banca d'Italia avrà miliardi dal Venezuela di Franco Mimmi

La Banca d'Italia avrà miliardi dal Venezuela L'annuncio dato dal presidente Perez La Banca d'Italia avrà miliardi dal Venezuela Roma, 19 novembre. Miliardi dal Venezuela nelle casse della Banca d'Italia. E' stata questa la notizia più importante fornita stamane dal presidente venezuelano Perez nel corso di una conferenza stampa. Una frase buttata lì come per caso, in seguito a una domanda sugli accordi j stretti in questi giorni tra le due nazioni. A quanto ammonterà la cifra, che verrà a ovviare in parte alla carenza valutaria del nostro Paese, non è stato possibile sapere; molto probabilmente, Perez e i suoi ministri non hanno ancora deciso a che limite spingere la propria generosità. Quanto al motivo che sta dietro a questa generosità, «si tratta — ha detto Perez — di un segno della grande fiducia che abbiamo nelle possibilità di ripresa dell'economia italiana, le cui difficoltà pensiamo siano soltanto transitorie». Un altro motivo, che naturalmente nessuno avanza, può essere individuato nelle dichiarazioni fatte da Forlani nei giorni scorsi, secondo le quali l'Italia è favorevole alla linea terzomondista di Perez, e si pronuncerà in questo senso alla conferenza Nord-Sud in programma a Parigi a metà dicembre. Un forte deposito in valuta rappresenta un'arma a doppio taglio: esiste infatti anche il rischio di un improvviso ritiro che lascerebbe esposto il nostro istituto (è insomma il discorso che si fa a Londra allorché corre voce che gli arabi intendono dirottare verso altri lidi i loro investimen-1 ti nella City). Dall'altra parte, oltre il già citato sostegno valutario, vi è da tener presente che simili depositi sono in genere considerati una copertura di future commesse. Insomma: una specie di anticipo in vista dell'attuazione degli accordi di co operazione. In questo contesto, non va dimenticato che stasera il presidente venezuelano ha avuto una serie di colloqui con i maggiori esponenti dell'economia italiana, da Ratti (Montedison) a Agnelli (Fiat), da Angelini (Enel) a Petrilli (Iri), da Sette (Eni) a Jacoboni (Efim). Sono incontri che possono significare per l'Italia centinaia di miliardi: lo dice l'invito rivolto da Perez a una delegazione di esperti dell'Iri; lo dice il progetto Fiat per una fornitura di autocarri e motori, per la costruzione di una metropolitana e di una linea di trasporti da Caracas al mare; lo dicono le trattative già avviate per la fornitura di elicotteri Agusta e la costruzione di cantieri navali. E lo ribadisce il fatto che già sono state definite, nei colloqui che Perez ha avuto con Leone, Andreotti e Forlani, le grandi linee delle assicurazioni sociali che il Venezuela garantirà ai lavoratori italiani disposti a portare laggiù il contributo della propria esperienza. Naturalmente, si è parlato ancora di petrolio. Se la conferenza Nord-Sud avrà esito positivo (i Paesi del Terzo Mondo chiedono un aggancio dei prezzi delle materie prime che essi esportano a quelli dei prodotti finiti che importano), l'aumento, ha detto Perez, non ci sarà o sarà molto lieve (10 per cento). E se la conferenza andasse male? «Non voglio pensare a un insuccesso della Nord-Sud — ha risposto Perez —, sarebbe gravissimo per il mondo intero. I Paesi in via di sviluppo hanno diritto a un trattamento giusto, all'alimentazione per i propri popoli, a un po' del benessere di cui godono i Paesi industrializzati. Se la Nord-Sud va male, c'è il rischio di un confronto. Non è una sfida: noi non abbiamo potere bellico, non siamo una ! grande potenza. Ma oggi «'mondo non può fare a meno di noi, come noi non possia- mo fare a meno dei Paesi in-, dustrializzati». Vi è possibilità che per il I petrolio nasca una guerra? «Se vi fosse — ha detto Perez — non sarebbe a causa del petrolio, ma di un nuovo e bestiale tipo di colonialismo». Perez ha anche parlato della situazione politica in Sudamerica, dicendosi sicuro che i militari argentini siano sinceri quando affermano di voler restituire presto il Paese a un sistema democratico. Quanto a Cuba, «abbiamo una relazione franca e seria», ha detto e ha negato che il Venezuela ospiti gruppi anticastristi. Anche nelle parole del ministro degli Esteri venezuelano, Ramon Escovar Salom, si è riconosciuto l'intento, pur nella condanna formale, di non attirarsi inimicizie da parte delle dittature latino americane: «Il Venezuela po-1 ne molta enfasi sulla necessità che le nazioni del Sudarne- \ rica abbiano governi demo- j cratici». E poi: «Abbiamo buoni rapporti con tutte, quale che sia il regime». Così, so- ' no state definite «normali, buone», anche le relazioni con Usa e Urss. Di che parlerà Perez nella tappa di questo suo viaggio che lo porterà a Mosca? «Di problemi di cooperazione tecnica. E' tutto quanto posso dire per ora». Franco Mimmi | I i I '