Condannata a 27 anni la donna che avvelenò i suoi due bambini

Condannata a 27 anni la donna che avvelenò i suoi due bambini La sentenza di Cremona dopo nove ore Condannata a 27 anni la donna che avvelenò i suoi due bambini , n o Il pm aveva chiesto l'ergastolo - Al verdetto l'imputata, trentaseienne, è svenuta - Doveva rispondere anche del tentato omicidio (Dal nostro corrispondente/ Cremona, 17 novembre. Condanna a 27 anni di reclusione per la trentaseienne Francesca Corbani in Ampollini, abitante ad Annicco, ed imputata di aver avvelenato i suoi due bimbi, Roberto di 5 anni e Massimo, di 3, con eccessive dosi di farmaci a base di barbiturici. La donna è stata riconosciuta colpevole, dalla corte d'assise di Cremona, di duplice omicidio nonché di lesioni colpose all'ultimogenita — Barbara, di un anno — e di tentato omicidio del marito, Giovanni Ampollini, quarantunenne. Il p.m., dottor a a a . l e i ni a la l inaicRighi, aveva chiesto l'ergastolo. La sentenza è stata emessa oggi pomeriggio dopo che la corte presieduta dal dottor De Blasi, era rimasta in camera di consiglio per oltre nove ore. L'aula del tribunale era affollatissima; fra il pubblico si trovava anche il marito della Corbani, al dibattito aveva deposto come testimone. Alla lettura del verdetto, la donna — che al processo era rimasta quasi indifferente — è stata colta da malore ed è svenuta. Un medico, subito accorso, ha avuto difficoltà a rianimarla ed è stato quindi necessario portare la Corbani alla infermeria del carcere: le sue condizioni, stasera, non destano preoccupazioni. I fatti risalgono al 1971, quando all'Ospedale di Cremona morivano, uno dopo l'altro, i due bambini, e venivano successivamente curati e guariti l'Ampollini e l'altra figlia, che manifestavano anch'essi sintomi di intossicazione. Analisi, perizie e autopsie accertarono la presenza nei corpicini dei bimbi morti di tracce di barbiturici che, per il pubblico ministero, sono state la prova del delitto «continuato e premeditato». In realtà si è trattato di un processo indiziario, nel quale non si è raggiunta nessuna certezza. Lo stesso paese della Corbani — Annicco, 2000 abitanti e a 15 chilometri da Cremona — è sempre stato diviso, dal 1971 ad oggi, fra «colpevolisti» e «innocentisti». Furono proprio le voci dei «colpevolisti» a far riaprire l'istruttoria sul conto della donna quando l'inchiesta ufficiale, in un primo tempo, era stata archiviata. Il marito della Corbani, sentito quale testimone, ha difeso la donna e ha attribuito i propri strani malesseri (nausee, emicranie, ecc.) a un principio di intossicazione riportato nello stabilimento Pirelli di Pizzighettone, dove lavora. L'avvocato difensore aveva messo in rilievo l'indiziarietà del dibattito e la mancanza di elementi probanti a prò della colpevolezza della donna: sostenendo che la Corbani aveva ecceduto involontariamente nella somministrazione del¬ le medicine ai suoi bimbi, aveva chiesto l'assoluzione completa, cioè per non aver commesso il fatto. La donna, interrogata dal presidente, al momento in cui la corte si ritirava per formulare il verdetto, si era limitata a dire: «Non ho nulla da aggiungere», g, s.

Persone citate: Ampollini, Corbani, De Blasi, Francesca Corbani, Giovanni Ampollini

Luoghi citati: Annicco, Cremona