E' una "partitissima,, che dura per un anno di Giovanni Arpino

E' una "partitissima,, che dura per un anno E' una "partitissima,, che dura per un anno (Dal nostro Inviato speciale) Roma, 15 novembre. Ci slamo. E' una vigilia Intiepidita dal sole, forse per garantire agli Inglesi di Don Revle un minimo di ospitalità. Gruppetti di studenti romani si aggirano lungo piazza Montecitorio e dintorni urlando « Kappler assassino • con voci Infantili che Inteneriscono. Nell'hotel che ospita II club Italia II clima di fiducia è ormai Incrinato dagli ultimi brividi di • suspense ». Per molta gente — critici o •fans-. Intenditori autorizzati o senza patente, curiosi o • soliti Ignoti » del tradizionale • entourage » azzurro — la serenità ambientale poteva sembrare quasi eccessiva. E così si disputa per o contro Mozzini a proposito di Bowles, o si congettura intorno ad altre soluzioni da adottare eventualmente In campo: si fa male un difensore? SI sposti Facchetti sull'uomo ed entri Sclrea. Non marcia a mille Capello? Avanzi Benettl lasciando la sua zona al dinamico Patrizio Sala. Ma, come potete constatare, sono discorsi di un • poi » ancora lontano, anche se setacciati da una giusta mentalità critica. E poi la Nazionale è una squadra su cui nessuno risparmia la sua infinita sapienza. L'ultimo vetturino al seguito dell'ultimo cavallo dell'ultimissima carrozzella ha la sua ricetta magica non solo per battere gli inglesi ma per vincere I « mondiali '78 », com'è naturale. Il Paese dei commissari tecnici si è svegliato di colpo, e scambia battute, Inventa diatribe, promuove a dama una pedina, mangia la regina con un alfiere. E' nel costume nostrano, Inutile versare lacrime pudibonde. La gran cagnara intorno alla trasmissione televisiva ha scatenato I dotti e la piazza. Tanto che qualcuno teme — non a torto — che II pubblico possa circondare uno stadio già esaurito e • pretendere » di veder dal vivo una partita In dubbio sul video. E' l'ultima ma grande incognita di questo appuntamento pallonaro. Speriamo che la si possa risolvere con equità e senza crear pasticci, questi sì all'Italiana. Forse ci siamo sbilanciati un poco tutti sul significato di un'Italia-Inghilterra che l'intelligente Bettega riassume così: • E' una partita che dura un anno, da questo al prossimo novembre 77, e che consiste In 180 minuti di gioco ». £' ben difficile, Infatti, che I primi 90 minuti possano strappare lo scalpo completo ad una delle due squadre. Ma anche questo va detto: malgrado I danni fisici subiti dal club Italia con le • rotture » di Bellugl, di Claudio Sala, di Peccl, la nazionale consiste, è una realtà. La conduzione di Bearzot è riuscita a dare un'anima alla squadra, Indipendentemente dal valore dei singoli. Ora l'esame all'Inglese dovrebbe consentire a Individui e reparti l'ultima • chance ». Già un anno fa II • vedo » Enzo si raccomandava ad amici e nemici: • Non lapidate questi ragazzi, non hanno sostituti. Cerchiamo di accettarli e migliorarli con un minimo di affetto, criticamente ma senza malanimo ». Pochi gli diedero retta. Se però questi • ragazzi • e lo stesso Bearzot superano lo scoglio Inglese, quanti accorreranno a Intessere elogi? Inutile nascondere le difficoltà di una gara che solo l'ottimismo delle ultime settimane (targate Juventus e conseguenti vittorie sul Manchester) ha colorito In maniera Impensata. Prima ci davano per persi, dal Giuan Brera all'ultimo flutatore di football. Oggi nessuno nasconde la possibilità che gli azzurri riescano a Impostar partita e strappar risultato. Beh, gran calma, amici. Davanti al nostri « prodi » una volta si materializzò persino una compagine coreana, nata apposta per avvelenarci. E nessuno può disegnare in anticipo il comportamento d'una squadra sul campo, dove improvvise geometrie ispirate possono di colpo dar vena a undici uomini chiamati alla lotta. Anche in questo gli inglesi, mille volte, • Inventando » una Nazionale lì per lì, seppero essere • maestri » di calcio. Non desideriamo certo che tanta fantasia collettiva, tanta fortuna, aiutino Don Revle a scovar il tartufo proprio sull'erba dell'Olimpico. Ma sappiamo che il football ha questi interrogativi, come ha fili di gramigna tradltora che sì Irrigidiscono per deviare un pallone-gol, come ha sterzate di nervi che danno • bambole » oppure rigurgiti di genio ad un uomo, a un reparto. Dall'uno a zero in avanti, qualunque risultato tinto d'azzurro andrà visto In positivo. A • stracciare », a far • goleada » nessuno ovviamente ci pensa, anche se le scommesse sul vantaggio si sprecano, con glocollerismi tipici. Il tifoso Italiano pronuncia con molto rispetto, un certo timore congenito (e qualche titubanza linguistica) I nomi del « bianchi ». Ma spera anche che I suoi « eroi In mutande », si chiamino pur Cuccù o Romeo, abbiano la birra necessaria In corpo, e soprattutto la grinta di durare fin oltre II fischio finale di Klein. Il quale Klein, buon arbitro internazionale, è alla sua seconda esperienza con gli azzurri. Diresse Italia-Polonia nel novembre del '65, c'erano In campo Bulgarelll-Mazzola-Rivera, finì sei a uno, e certo I polacchi non erano quelli di Gorgon e Gadocha. Klein, che come cittadino di Israele gira armato temendo rapimenti e attentati, non ebbe bisogno di faticar molto. Auguriamogli un compito non difficile per mercoledì. Ora, per un esiguo numero di ore, scende II silenzio tipico delle vigilie. Facchetti già si gode II suo novantesimo gettone azzurro. GII Inglesi stanno mettendo la sordina agli Improperi delle ultime settimane. Ma state certi che, seppur sibilati tra I denti, non taceranno insulti sul campo. Perché infatti capitan Giacinto Magno rifilò un cazzotto a un britannico durante la famosa disfida in America? Perché, malgrado II buon stomaco, era stufo di sentirsi appellare cento volte come « sguattero ». Quando ebbe anche tre dita piantate contro la carotide, reagì. E' tutto dire. Bene. Torniamo al gioco da giocare, al calcio da costruire e vedere. E non confondiamo i discorsi aggiungendo al sale della partita I soliti commenti che paragonano due paesi malati di crisi e due maniere di far calcio per superare anche questa crisi. E' demagogia pura. Il pallone ha una sua autenticità, una sua sobrietà da difendere. L'Olimpico può ospitare una « signora partita ». Bearzot e la sua nobile tribù possono addentare un prezioso boccone. E' tutto. Dilatare oltre misura la portata di novanta minuti pedatanti sarebbe solo follia ed arbitrio. Giovanni Arpino

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