Gli arrestati tacciono, hanno paura

Gli arrestati tacciono, hanno paura Sui rapitori l'incubo della vendetta dei mandanti rimasti per ora nell'ombra Gli arrestati tacciono, hanno paura Un imputato ha detto al giudice: "Per carità, non mi chieda cose che non posso dire. Troverebbero il modo di uccidermi" - La banda fa capo all' "Anonima sequestri"? - Le numerose ingenuità degli esecutori e l'eccezionale piano d'intervento dei carabinieri hanno mandato a monte il rapimento Si profila tuia difficile indagine: scoprire i mandanti del sequestro Antonioli. Con i primi interrogatori degli arrestati, gli inquirenti hanno avuto la sensazione che ciascuno dei rapitori abbia la lingua paralizzata dal timore di farsi sfuggire i nomi di chi gli copriva le spalle. C'è l'incubo della ritorsione, della vendetta che potrebbe colpire anche i familiari dell'arrestato pronto alla confessione completa. Mario Cannellino, Inserviente dell'hotel Lancaster, lo ha detto chiaro: « Per carità, non mi chiedete cose che non posso raccontare. Troverebbero la maniera di uccidermi o di fare del male a chi mi sta vicino... ». L'incubo dell'anonima sequestri, il terrore che possa colpire anche nella cella d'una prigione, hanno il potere di limitare gli accertamenti della magistratura: 11 procuratore capo di Vercelli dott. TonineHi e 11 sostituto procuratore dott. Brancaccio, che conducono l'inchiesta, non hanno facile compito. I due ultimi arrestati (Piero Cavina, 31 anni, e Michele De Biasi, 47 anni) sembrano i più « alti in grado » nella banda. De Biasi è un commerciante lucano che da anni risiede in Lombardia, su di lui pesano indizi anche per il rapimento del piccolo Alemagna. E' l'uomo che, verosimilmente, costituisce l'ultimo anello visibile della banda, in contatto con gli esponenti dell'anonima sequestri rimasti nell'ombra. Cavina e De Biasi sono stati arrestati alle 8 di venerdì, sotto la tettoia della stanzioncina per corriere di Boccioleto. Non lontano da Riva Valdobbia e dalla baita che doveva essere la prigione di Roberto Antonioli. Il giorno prima, abbandonata la « Bmw » rossa del rapimento, avevano fatto perdere le loro tracce riparando forse in un casolare disabitato, dove hanno trascorso la notte. Speravano di fuggire dalla Val Sesia come insospettabili passeggeri di un autobus di linea, ma non sarebbero mai riusciti a farcela per la presenza in tutta la valle degli uomini del colonnello Fichera. I numerosi errori commessi dalla banda, dal momento del sequestro di Roberto, all'accerchiamento della baita sulle pendici del Corno Bianco, fanno pensare che l'anonima sequestri abbia avallato il piano del rapimento, confidando nella sua riuscita, ma senza un controllo diretto e dettagliato dell'operazione. Chi è rimasto nell'ombra sarebbe probabilmente intervenuto in un secondo , t| t! n| rI dzinls , tempo, dirigendo la fase delle | trattative con la famiglia Anto! nioli e riscuotendo il prezzo del | riscatto. I La serie di ingenuità commesse dagli esecutori del ratto e l'eccezionale piano d'intervento messo in funzione dai carabinieri, hanno per fortuna mandato a monte l'azione delittuosa. Riepiloghiamo queste Ingenuità, alcune con risvolti persino comici. 1) L'idea di rapire Roberto Antonioli è maturata due mesi fa; il progetto è stato preparato agli inizi d'ottobre, quando in Val Sesia non c'era ancora neve. Nessuno dei banditi ha pensato che per raggiungere la baita con il rapito narcotizzato, si sarebbe dovuto fare molta fatica. 2) L'autista di casa Antonioli doveva essere messo « fuori combattimento » per almeno tre ore in modo che l'allarme del rapimento fosse dato con ritardo. Invece è stato abbandonato legato si, ma in bella vista sul ciglio d'una strada frequentata. 3) La cassa da morto di rozzo abete è stata trasportata dalla baita alla strada di Riva Valdobbia, per aspettare la « Bmw » con | il ragazzo. I banditi che l'hanno I portata giù, sono stati visti seI duti, In attesa, su quell'insolita « panca ». 4) Ancor più appariscente il trasporto della cassa da morto verso la baita, con dentro Roberto. I valligiani sono abituati, ogni tanto, a veder scendere a valle il cadavere di qualche montanaro, mai avevano assistito a un trasporto funebre in salita. 5) Cavina e De Biasi, vista una pattuglia di carabinieri, hanno fatto dietro-front con la loro «Bmw» rossa tentando di dileguarsi. Chi li inseguiva pensava che magari non avessero il tagliando dell'una tantum. Si sono convinti che la cosa era ben più importante, quando il Cavina ha lanciato dalla « Bmw » in fuga un fucile, per far rallentare la corsa agli Inseguitori. 6) Quando la « Bmw », proveniente da Torino, è giunta presso Riva Valdobbia, ha trovato una pala meccanica che lavorava al ripristino della strada e le impediva il passaggio. La vettura è scivolata sulla neve, si è leggermente impantanata. Due suoi occupanti sono scesi, mentre altri due sono rimasti sopra, con Roberto disteso sul pavimento, sotto i loro piedi. Il sindaco di Riva Valdobbia e alcuni operai hanno spinto la « Bmw » per trarla dall'impaccio. Ma quando la macchina è partita, i volonterosi si son chiesti: « Come mai non sono scesi tutti a spingere con noi? Perché quei due sul sedile posteriore sono rimasti comodi al calduccio? ». Tutte queste e altre ingenuità, segnalate frammentariamente, hanno fatto scattare l'imponente operazione dei carabinieri. Roberto Antonioli con il padre e la madre: l'incubo è durato da mattino a sera

Luoghi citati: Boccioleto, Lombardia, Riva Valdobbia, Torino, Vercelli