"Messaggio" al governo di Mimmo Candito

"Messaggio" al governo "Messaggio" al governo Lo sciopero di ieri chiedeva un aumento salariale di seimila pesetas e la revoca del despido libre, cioè del diritto di licenziare gli operai. Ma non era uno sciopero economico: dietro le rivendicazioni dei lavoratori c'era la presenza dei partiti dell'opposizione riuniti nella Coordinación Democràtica, illegale, tollerata, semiclandestina. Sono socialisti, democristiani e comunisti: con lo sciopero hanno inviato un « messaggio » al governo di Adolfo Suarez e re Juan Carlos I, intendono far sapere che il tempo delle attese si sta consumando. Questo lungo anno della Spagna senza Franco ha smarrito i suoi giorni nel labirinto della speranza e delle delusioni. Il dittatore è morto, la dittatura non ancora. Sono passati quarant'anni dalla guerra civile, il trauma del sangue, della vendetta, del milione di morti — coltivato con sapienza dal franchismo — fa soffrire tuttora la coscienza della gente, muove terrori istintivi, un'angosciosa paura collettiva; è necessario agire con cautela, all'ombra delle istituzioni autoritarie che furono lo strumento di dominio del regime. E così è stato. Il processo di transizione ha ignorato la voglia urgente di libertà, le illusioni della democrazia subito, il desiderio di chiudere per sempre con il passato. E nello scorrere dei giorni Juan Carlos ha lentamente scoperto d'essere più forte di quanto aveva creduto; ha imposto Suarez ai mummificati notabili del continuismo, s'è sbarazzato dell'immagine rituale del Caudillo, ha trovato nell'esercito un appoggio professionale (e costituzionale) al suo d'rit.'o di guidare la politica del paese. Nulla, a questo punto, si opporrebbe al completamento d'un progetto organico di democratizzazione: gli stessi Stati Uniti hanno dato, a giugno, il viatico del loro assenso, e l'Europa e la Nato sono li con la scheda appena in aria pronte a votare la loro accettazione all'allargamento delle alleanze. Ma dal palazzo della Zarzuela viene soltanto esitazione, la punta d'uno sconcertaite imbarazzo. Coordinación Democràtica ha agito finora con un realismo e un senso di responsabilità che la storia futura dovrà giudicare: il sostegno tacito alla timorosa politica del re è stato lungo e paziente, le contestazioni e le accuse politiche mosse in pubblico erano nella regola del gioco delle parti, si è fatto di tutto perché non venisse interrotto il dialogo segreto con il governo. L'opposizione non ha mai spinto a fondo la sua critica a Juan Carlos perché ha finito con il riconoscere una propria incapacità ad imporre una egemonia alla nuona Spagna: c'è da chiedersi soltanto se questa fredda analisi dell'attuale rapporto di forze abbia trovalo una tattica corretta, o se invece psoe, pce e gruppi democristiani abbiano sacrificato a un eccesso di pessimismo e di sfiducia il tempo prezioso della libertà. Resta, tuttavia, che il confronto sempre rinviato è ormai vicino: portato più dalla realtà delle cose che dalla politica degli uomini. La crisi economica ha travolto le antiche certezze della borghesia spagnola, il numero dei disoccupati è vicino al milione, il tasso d'inflazione ha livelli « anglo-italiani », la borsa è scoppiata, l'industria, sempre protetta, è vecchia, la fuga dei capitali fa simili Alpi e Pirenei. A questo punto, l'unica via d'uscita è un gabinetto che governi con il consenso del paese, gente alla quale imprenditori e lavoratori possano manifestare fiducia: e questo può avvenire soltanto se finisce ì'a'tuale lunga fase d'incertezze, se Juan Carlos e Suarez (o chi per lui) riescono a conquistarsi stabilmente l'appoggio o la neutralità del paese che conta. Disposti anche a rompere con quanti s'illudono di fermare il tempo cantando Cara al sol e salutando col braccio levato in alto: manovalanza borghese o sottoproletaria per un disegno di condizionamento del re. E il confronto giunge ora drammatico, contemporaneamente con la destra e con la sinistra. Il giorno 16 le Cortes dovranno esaminare e giudicare con procedura d'urgenza (tre giorni in tutto) il progetto di Reforma del governo Suarez, un progetto che comunque Coordinación Democràtica ha già definito «insoddisfacente»; il giorno 20 la potente associazione digli ex combattenti realizzerà una convocaloria in plaza de Oriente, nel primo anniversario della morte di Franco: sarà una prova di forza tra una Spagna che è morta e una che non è ancora nata. Il giorno 21 molte cose saranno più chiare. Mimmo Candito

Persone citate: Adolfo Suarez, Cortes, Juan Carlos, Juan Carlos I, Suarez

Luoghi citati: Europa, Spagna, Stati Uniti