Alla corte di Keegan

Alla corte di Keegan Intervista con il giocatore inglese più famoso Alla corte di Keegan (Dal nostro inviato speciale) Londra, 12 novembre. « lo sarei il nuovo Bobby Charlfon? Sì, può darsi, però con molti capelli In più ». Kevin Keegan ha la battuta facile, ride soddisfatto e si accarezza i riccioli della pettinatura alla paggetto che gli sfiorano le spalle. Ritorna subito serio e dice, con aria quasi compunta: « Per me Bobby Charlton è stato il più grande calciatore inglese, un esemplo Inimitabile, un campione che ha racchiuso In sé II meglio del football. No, io non valgo quanto lui: e forse non sono nemmeno il personaggio più popolare del nostro campionato anche se voi italiani mi considerate tale. Succede spesso che uno di noi venga stimato più all'estero che in patria ». Keegan, detto « King », Il re, sa i conquistarsi subito grosse razioni di simpatia con il suo gioco e il suo modo di fare. In partita e guizzante, estroso, sempre in movimento, mai prevedibile, spesso inarrestabile: gioca a tutto campo (« Fa un movimento circolare, come una trottola, dalla metà campo all'area di rigore » dice di lui Bearzot); fuori campo è cordiale, disinvolto, sempre ciarliero, mai scostante, spesso spiritoso. Parla volentieri di tutto, trova parole serene per questo Incontro ItaliaInghilterra che mercoledì prossimo lo vedrà protagonista all'Olimpico: 'A me non place proprio la montatura che è stata fatta su questa partita, sottolineando I pericoli del gioco violento, quasi provocando un dramma: lo stimo il calcio italiano e credo che la vostra nazionale sia In grado di giocare ad un ottimo livello tecnico ». « Personalmente non ho mai affrontato una squadra Italiana — dice ancora Keegan — e conosco solo di fama questo Cuccureddu che dovrebbe marcarmi. Sento dire che la vostra difesa a uomo è dura, spietata, ma non mi spavento, ci sono abituato perché con il Llverpool ho già trovato In campionato e in Coppa dei Campioni avversari rudi, con me non si fanno mai troppi complimenti ». Slamo nell'hotel che ospita la nazionale inglese a Hadley Wood, a Nord di Londra, in un pomeriggio tutto nebbia e pioggia, in un salotto col camino acceso. Keegan è in blue-jeans e maglietta con le maniche corte, si muove come un cantante pop, aumenta un po' con le scarpe dal tacchi alti I suoi 169 centimetri di fisico compatto, sodo (67 chili di peso). Non sembra proprio il capitano di una Nazionale delle tradizioni — come dire? — conservatrici. E' un tipo tutto moderno, anche nel modo di concepire il calcio: « Mi sembra che spesso — osserva — le squadre italiane abbiano due facce, In casa e fuori: dimostrano di giocar bene poi pensano solo a difendersi, magari commettono falli inutili. Noi Inglesi ci slamo messi qualche volta ad Imitarvi, so che il Manchester City e anche Il Manchester United hanno deluso a Torino contro la Juventus, si preoccupavano solo del pareggio e hanno rinunciato al gioco costruttivo, lo dico che la nostra Nazionale non deve fare così a Roma, deve cercare di far gol ». — Ma lei pensa di poter vincere all'Olimpico? 'lo penso che un pareggio sarebbe risultato ottimo per noi, però non dobbiamo andare in campo per cercare solo il pari. E' diverso: — Quali giocatori italiani conosce meglio? «Ho visto l'Italia due volte, a Wembley tre anni fa e a New York quest'estate. Facchettl e Bettega sono tra i migliori, poi mi ha impressionato parecchio quell'Antognoni, molto bravo. E Rocca, però so che stavolta non giocherà perché infortunato: — Lei ha detto in passato che andrebbe volentieri a giocare all'estero: anche in Italia? «t'ho detto e lo ripeto. E vi spiego perché. Ora ho 25 anni, sono abbastanza famoso, con il Llverpool ho già avuto grandi soddisfazioni e gioco in Coppa del Campioni. Più dì così, in Inghilterra, non posso ottenere. Sono un ambizioso, mi piace tentare nuove esperienze: perciò vorrei provare qualcosa di diverso, cambiare. So che il Real Madrid mi ha richiesto, so che in Italia mi accoglierebbero volentieri e naturalmente mi piacerebbe giocare, per esemplo, nella Juventus. Sì parla di grosse dire, ma credetemi non è solo il denaro ad attirarmi". — Sino a che punto il denaro è importante per lei? "lo sono figlio di minatori, ho tamiglia e I soldi mi fanno comodo, come a tutti. Però non sono la cosa che conta di più nella vita e se voglio andare all'estero non è soltanto per guadagnare di più o per sfuggire al fisco Inglese che ora mi trattiene un bel po' di ogni sterlina che guadagno. Del resto vivo già molto bene qui: sto in campagna con mia moglie Jane, ho una casa-fattoria nel Galles del Nord, a Mold, 50 chilometri da Liverpool. Mi piace stare tranquillo, andare a cavallo, correre nei campi con i miei cani. Ho dei magnifici Bobtails, forse sono più alti di me-. Un personaggio ricco, colorito, questo Keegan. Sarebbe Interessante vederlo all'opera In Italia, sarà sicuramente piacevole vederlo in azione in quel film che — a quanto ci risulta — sarà inviato alla Juventus per offrire una selezione in immagini delle sue migliori partite, per dimostrare la sua abilità di fuoriclasse. L'intervista finisce con un'ultima nostra domanda: -Quanto fa?-. Aspettiamo di sapere il prezzo della chiacchierata visto che, secondo qualcuno, Keegan parla solo a pagamento con i giornalisti. "Non è il caso —- risponde Kevin — siete male Intormati. lo chiedo dei soldi solo quando sì pubblicano interviste speciali, quei servizi col fotografo che ti circola in casa per delle ore o quegli articoli con la mia firma sotto che pubblicano delle riviste come Shoot. Per II resto tutto gratis. Niente paura, non manderò II conto al giornale. Arrivederci a Roma". Antonio Tavarozzi i Kevin Keegan mentre si esercita al pianoforte Kevin Keegan mentre si esercita al pianoforte