Cavalcare le streghe di Raniero La Valle

Cavalcare le streghe "STRATEGIA DELLA DISGREGAZIONE,, IN ITALIA? Cavalcare le streghe Lo slogan proposto da Raniero La Valle su La Stampa del 19 ottobre fa una impressione suggestiva. C'è per davvero una « strategia della disgregazione »? Una risposta sembra certa: disgregazione in Italia ce n'è molta. Ma la nostra società nel suo complesso non si esaurisce ancora in essa. Continua invece a dare segni di vivacità, di forte spinta all'innovazione e, perché no, alla riaggregazione: per ricavarne un esempio basta pensare alle ultime elezioni politiche, o a fatti recentissimi come l'elezione per il Consiglio Superiore per la Magistratura. La Valle ha ragione quando scrive che negli ultimi mesi la situazione si è aggravata e che proprio l'aggravamento della crisi rida spazio e flato a quei gruppi conservatori che cercano, in ogni modo, di bloccare il processo di innovazione del Paese. Ma i conservatori, meglio sarebbe dire i reazionari, possono giocare perché contano, giova non dimenticarlo mai, su un contesto interno e internazionale propizio. E' forse possibile seguire logiche economiche in aperto contrasto con tutti i modelli occidentali, farlo proprio nel momento in cui si ha più bisogno di aiuti e appoggi e poi stupirsi se si incontrano delle difficoltà e delle resistenze? Anche la libertà di essere diversi è una libertà e come tale va decisamente conquistata e difesa. Solo se mostriamo di saper pagare il conto (nel nostro caso la bilancia dei pagamenti), se ci dimostriamo cioè capaci di essere realmente autonomi, potremo essere liberi di seguire le nostre vocazioni. Ed è questa, in fondo, la vera sfida di fronte alla quale si trova non solo la classe di¬ rigente ma l'intera società cordarci. italiana in questo momento. Sembra quasi che si ripeta una situazione non dissimile da quelle conosciute dall'Italia nel pieno sviluppo del nostro Rinascimento. Anche allora i modelli dell'impero o delle grandi monarchie non ci piacevano. Già Machiavelli aveva capito, e scritto, che gli italiani avevano carattere e ispirazioni diversi ma proprio per affermare questa diversità invitava i suoi conterranei ad armarsi e combattere. Non gli diedero ascolto e Carlo Vili arrivò tranquillamente in Italia, conquistando le case non con le armi ma con il gesso. Agli italiani dobbiamo dire con chiarezza che la società italiana può continuare a perseguire un proprio ed autonomo modello soltanto se riacquista un effettivo e autonomo potenziamento economico, che le regole del gioco da rispettare sono queste e non altre e che non possiamo eluderle, visto che non disponiamo delle forze per rovesciarle. In altri termini: abbiamo il diritto, anzi il dovere, di costruire tutti i progetti alternativi possibili e immaginabili, di allargare ancor più la partecipazione e la democrazia nazionale; ma dobbiamo anche passare attraverso il cappio della bilancia dei pagamenti. Altrimenti tutti i nostri sogni di alternative sono castelli di sabbia. Il principe straniero conosce bene le regole del suo gioco ed è deciso ad imporle. Che si serva della disgregazione non deve affatto scandalizzarci o farci sentire vittime. Deve semmai spronarci a trovare e a dire quali sono per noi le nuove regole domestiche per le quali e con le quali vogliamo discutere, trattare, batterci per poi ac- Non perdiamoci in astratte | de ottimistiche cacce alle stre-1 itghe. In politica le streghe ci ; tusono e come. Ma ci sono sempre state e sempre ci saran- smno. Importante è cavalcarle, cEd è da qui che deriva an-! ache la conclusione più imme- ! ddiatamente politica. Che a Irme sembra questa: se è vero i Pche per ridare efficienza e ; ncompetitività alla nostra eco- j tinomia bisogna ridarle alle ]laimprese — cioè alle sedi di | dproduzione — e alle varie ar- i sticolazioni dello Stato come i ssede di direzione politica, al- ■ slora è altrettanto evidente iuche anche nel gioco dei rap- ] gporti politici devono venir \ vmesse da parte certe posizio- zni pregiudiziali. Perché se il ! Pproblema centrale è, per dir- i dla con Andreotti, che ci sono i inmolti « sacrifici » da compie- i ere, sarà sulla scelta di chi deve accettare di fare questi sacrifici che si giocherà, alla fine, la partita decisiva. Non è forse lo stesso Ber| linguer a dire che il quadro attuale « di individualismi esasperati, di fuga dalle responsabilità, di mitizzazione dei consumi individuali alimenta incessantemente i fenomeni di disgregazione di un ordine civile e dello stesso ordine democratico »? Se i ceti popolari non saranno in grado di contribuire anch'essi a far quadrare la bilancia dei pagamenti, sarà inevitabile una nuova vittoria della borghesia internazionale che si presenterà come la sola che può garantire, con le sue amicizie e le sue alleanze, un minimo di sopravvivenza e la speranza di una I pripresa dello sviluppo anche | iper i nostri ceti medi. Dopo i Stutto, è stato Marx ad affer-1 tmare che un sistema crolla ! squando non realizza lo svi-1 sluppo delle forze produttive. \ sQui sta il problema reale1 vczsvridLtguccvzq(letel della situazione e della crisi taliana: la sfida reale per utte le forze politiche e non oltanto per la de ingiusta- I mente assunta da La Valle a capro espiatorio quando non addirittura a cavallo di Troia dee»' attuali equilibri. La veita è che anche nel grande Pci Amendola e Peggio fanno discorsi molto consegueni sui problemi concreti dela società, ma già tra i quadri medio-alti del partito non sembrano avere moltissimo seguito. E Berlinguer è costretto a muoversi secondo una logica che del tutto tegittimamente tende a preservare la forza e la compattezza organizzativa, il potere del Patito, ma che non manca di spingere molte volte gli ndugi e le riserve al di là dee1* sforzi- e dei tempi effetti problemi saranno risolti con i fatti e non soltanto discusSi m estenuanti elaborazioni teoriche, soltanto in quel ca s0 ja società italiana riacquisterà la forza di vincere la sua sfida. Piero Bassetti vamente compatibili con una concreta e tempestiva soluzione dei problemi reali. Cosi, in una situazione di equivoci e di ambiguità non chiarite, si finisce per aggiungere ncertezza a incertezza. Ecco perché, rispetto ai nodi politici reali, le tesi di La Valle mi paiono fuorvienti, un po' astratte. « Strategia della disgregazione » è uno slogan soltanto, mentre c'è bisogno di ben altro. La caccia alle streghe non serve, occorre piuttosto riattrezzare gli strumenti pratici e quotidiani della lotta politica (i partiti), dell'impegno civile (lo Stato), del progresso economico (le imprese). Soltanto se si tornerà ad una effettiva volontà e disponibilità all'efficienza reale, se i

Persone citate: Amendola, Andreotti, Berlinguer, Carlo Vili, La Valle, Machiavelli, Marx, Piero Bassetti

Luoghi citati: Italia