VITA DELLE SOCIETÀ'

VITA DELLE SOCIETÀ' VITA DELLE SOCIETÀ' Va bene la chimica non la petrolchimica Continuando nella nostra rassegna settoriale ci soffermeremo, questa settimana, sul comparto dell'industria chimica, uno dei settori industriali più vari e compositi per la svariata gamma dei suoi prodotti che vanno da quelli della chimica primaria o di base a quelli, molteplici, della chimica secondaria e della chimica fine. La vastità e varietà dei campi operativi in cui l'attività chimica può esplicarsi rende difficile esprimere un giudizio globale sull'andamento del settore. Dalle relazioni semestrali inviate alla Consob si può rilevare che alcune società, operanti in campi particolari e, diremo, circoscritti, presentano un andamento soddisfacente sotto tutti gli aspetti. E' questo, ad esempio, il caso della Siosslgeno (del gruppo francese l'Air Liquide) specializzata nella produzione di ossigeno ed altri gas, sia sotto forma liquida che gassosa, per uso agricolo, alimentare, industriale e medicale. Il favorevole andamento produttivo e commerciale che da alcuni anni caratterizza l'attività di questa società, è continuato anche nei primi sei mesi del 1976; il fatturato, per il solo settore gas, è ammontato, in tale periodo, a circa 22 miliardi con un incremento dell'll per cento sui corrispondenti mesi del 1975. Comprendendo anche gli altri prodotti, le vendite ammontano a circa 28 miliardi. Buona anche la situazione finanziaria con mezzi adeguati ai fabbisogni aziendali, fatto questo a dir poco eccezionale se raffrontato alla situazione generale della nostra industria. E' da rilevare in proposito che le disponibilità liquide della società ammontavano, a fine esercizio 1975, ad oltre 4,8 miliardi. Un'altra società che continua a registrare un favorevole andamento è la Mira Lanza (gruppo Bonomi) che opera essenzialmente nel campo dei detergenti e dei prodotti da toeletta. Nei primi sei mesi del 1976 la società ha realizzato un fatturato di oltre 63 miliardi con un aumento del 22 per cento circa rispetto al corrispondente periodo del 1975, ma, ciò che più conta, anche i risultati economici presentano un sia pur lieve miglioramento rispetto a quelli, già positivi, di un anno fa. Se da questi settori specifici e circoscritti, si passa ad esaminare il più vasto campo della petrolchimica e dei prodotti derivati — campi in cui operano complessi di ben altre dimensioni (la Montedison, ad esempio, tanto per citare il maggiore) e che richiedono investimenti di ben altra mole — le notizie purtroppo non sono confortanti, almeno sotto il profilo economico. Stando alla Montedison (impresa a capitale sia pubblico che privato), si può rilevare che nei primi sei mesi del 1976, grazie ad un buon risveglio della domanda, la società ha potuto realizzare un sensibile incremento produttivo in gran parte dei settori in cui opera, se si fa esclusione del comparto dei fertilizzanti che ha invece registrato una netta contrazione. Parallelamente, anche 11 fatturato ha segnato una consistente espansione sul corrispondente periodo del 1975; esso è ammontato infatti a 1273 miliardi con un aumento del 40 per cento per la sola Montedison e a 2267 miliardi (più 35 per cento) per l'intero gruppo. Notizie più recenti, riguardanti i primi otto mesi della gestione in corso, confermano questo favorevole andamento produttivo e di vendite, ma, malgrado ciò, i risultati economici sia della Montedison, sia di molte società del gruppo, permangono deficitari, di quanto non si sa poiché non viene specificato e per avere notizie precise In merito occorrerà purtroppo attendere la prossima primavera. Nel rapporto agli azionisti sull'andamento della gestione nei primi otto mesi si accenna anche ad un notevole aumento dell'Indebitamento finanziario soprattutto a breve termine. Rileveremo, in proposito, che gli oneri di natura finanziaria avevano gravato sul conto economico 1975 della Montedison per ben 146,4 miliardi (pari al 7,7 per cento del fatturato), mentre in termini di gruppo essi erano sommati a 267 miliardi (7,6 per cento del fatturato consolidato), quale sarà il loro peso sul prossimo bilancio? Non è una domanda superflua poiché un miglioramento dei risultati economici non può attuarsi senza un miglioramento della situazione finanziarla e quindi uno sgravio dei relativi oneri divenuti ormai incompatibili con una conduzione gestionale corretta e basata su criteri di economicità. Ci si potrà obiettare che gran parte dell'esposizione finanziarla è legata al fabbisogni per gli ingenti investimenti che 11 comparto richiede in continuazione se si vuole mantenere un minimo di concorrenzialità con gli altri grandi complessi mondiali. Nel 1975, gli investimenti del gruppo sono ammontati a 619 miliardi; di questi, 341 miliardi hanno riguardato la sola Montedison (201 miliardi, in particolare, sono andati al settore petrolchimico). Per il triennio 1976-78 sono stati programmati nuovi investimenti, in termini di gruppo, per 2300 miliardi di lire. Di fronte ad impegni di tale mole e a cui dovranno concorrere anche capitali pubblici data la struttura azionaria della società, è lecito chiedersi quali saranno i risultati. Si potrà tornare ad operare in attivo o si continuerà a raccogliere perdite dopo aver seminato miliardi? Ricordiamo che la gestione 1975 della Montedison si era chiusa con un disavanzo di 72,6 miliardi dopo una rivalutazione di immobili per 100 miliardi e che, se le gestioni 1973 e 1974 avevano presentato un discreto margine attivo, i due precedenti esercizi (1971, 1972) si erano chiusi con disavanzi rispettivamente di 195,4 miliardi e 458,5 miliardi. In situazioni non certo migliori si trova l'altro grosso complesso petrolchimico, l'Anlc (gruppo Eni): nei primi cinque mesi del 1976 la società ha accumulato perdite per 63,4 miliardi circa che l'assemblea straordinaria del 15 settembre scorso ha deciso di sanare mediante la svalutazione del capitale da 113 mi¬ la 500 milioni e 56 mila 750 milioni e l'utilizzo di riserve. Già l'esercizio 1975 si era chiuso con un disavanzo di 37,1 miliardi coperto con le riserve di bilancio ed in particolare con il fondo sovrapprezzo azioni. Con mezzi ! propri cosi ridotti all'osso, la società non sarebbe stata certo in grado di continuare la propria attività operativa soprattutto in un campo che, come si è visto, richiede continui, massicci investimenti; gli azionisti (o per meglio dire l'Eni, vale a dire la collettività) saranno pertanto chiamati, in base alle delibere assunte dalla predetta assemblea, a reintegrare 11 capitale sociale con un versamento complessivo di 141 mila 875 milioni. E' un importo tutt'altro che indifferente, ma ancora inadeguato al fabbisogni finanziari, anche se ci si limita a considerare quelli riguardanti i nuovi investimenti, programmati per un importo di oltre 520 miliardi di lire. La Rumianca (gruppo Slr), altra impresa operante nel settore della chimica primaria e secondaria, ha registrato, nel primo semestre del 1976, un fatturato di 59 miliardi con un modesto incremento del 3,5 per cento rispetto al corrispondente periodo del 1975. Anche per questa società, malgrado il costante impegno nell'opera di aggiornamento tecnologico degli impianti (nel 1975 i nuovi investimenti hanno comportato un esborso di 2,3 miliardi), le soddisfazioni, sul piano economico, sembrano farsi sempre più rare. Indubbiamente il settore petrolchimico e dei prodotti derivati (e purtroppo non è 11 solo) sta consumando ingenti energie senza dare buoni frutti; qui, più che altrove, è estremamente necessario che si realizzi finalmente una chiara politica di investimenti sulle direttive di una programmazione veramente valida e attuabile che coordini i programmi, eviti inutili doppioni e sappia individuare le scelte migliori. esse