La liberazione di Antonioli: ore di angoscia e lieto fine

La liberazione di Antonioli: ore di angoscia e lieto fine La liberazione di Antonioli: ore di angoscia e lieto fine Caccia, accerchiamento, resa (Segue dalla 1* pagina) Cinzano Elio Marinotti, che con un furgoncino erano sopraggiunti a ridosso dei banditi durante il rapimento ed erano stati a loro volta tamponati). La notizia del sequestro si è diffusa, chi l'ha conosciuta ieri mattina, anche fuori dei confini piemontesi, ha ripescato nella memoria il cognome Antonioli, associandolo a un'immagine pubblicitaria: « Il re delle serrature ». Il commento dell'uomo della strada era: « Ecco un altro colpo grosso della malavita, si son portati via l'erede di una fortuna industriale ». Ma la fabbrica degli Antonioli, qualche anno fa trasferita da Torino a Nichelino, in via Giusti 111, è di piccolissime dimensioni, vi lavorano 19 operai, la conduzione è quasi artigianale. Sul mercato ha una fama che le deriva dalla bontà tecnica dei prodotti. « Non stiamo male — diceva ieri mattina Augusto Antonioli, zio di Roberto — ma non siamo miliardari. Faremo di tutto, qualsiasi sacrificio, per avere Roberto sano e salvo a casa, ma non scambiateci per nababbi, come hanno fatto i rapitori ». In montagna — Nella loro fuga i banditi, abbandonata la Volkswagen con Origlia, lasciano altre tracce della loro fuga. Verso le 11 di ieri mattina, i carabinieri rintracciano a Gassino la Bmw scura servita al sequestro. Nella vettura c'erano un mitra, un passamontagna, munizioni sparse sui sedili. Si fa l'ipotesi fra gli inquirenti che si tratti di una banda decisa a tutto, ma non di veri e propri professionisti, non di «scrupolosi» esecutori. Come spiegare (se non con una sorta di faciloneria o di ansia dei canditi) l'abbandono della Bmw e dell'arma a così poca distanza dal luogo del rapimento? Ma sulle varie ipotesi, a poche ore dal fatto, non ci si poteva adagiare. Occorreva agire in fretta, capire quale direzione i banditi avevano preso. Nessuno alle 11 del mattino poteva pensare che per il giovane protagonista della vicenda lo scenario era cambiato radicalmente: dalle dol- ci colline attorno a Cinzano, i banditi in una corsa pazza l'avevano portato lontano, verso la Val Sesia, tra gole strette e monti impervi, a pochi chilometri da Alagna. La prigione di Roberto doveva essere una baita a 1500 metri, sulle pendici del Corno Bianco. Ingenuità — Due autori del sequestro, condotto Roberto nella'baita, scendono a valle. Si sentono sicuri, certi dell'impunità. Salgono sulla loro Bmw rossa, percorrono una decinr. di chilometri verso Varallo, si fermano a mangiare in una trattoria, come comuni gitanti. Finito il pasto in allegria, ritornano sui loro passi in direzione di A'agna. Una prima segnalazione che li riguarda parte proprio da alcune persone che li hanno notati nella trattoria. La trappola — Fin dal mattino, si era messo in moto un eccezionale apparato par le ricerche. Anche in occasione del sequestro del commerciante di petroli Campidonico lo sforzo degli inquirenti aveva dato buoni frutti, il rapito era stato liberato dopo sole 24 ore di prigionia. Il comandante della Legione dei carabinieri di Torino, generale Della Chiesa, ieri ha coordinato una analoga operazione seguendola passo a passo grazie a un complesso sistema di comunicazioni radio che facevano « ponte » con un elicottero in volo costante nella zona tra Torino e Vercelli, con una trentina di « Giulie » messe alla caccia di ogni automobilista « sospetto », con tutte le stazioni dei carabinieri. Avvistamento — La Bmw rossa con due banditi di ritorno dalla trattoria è apparsa ai carabinieri sulla strada tra Varallo e Scopa, in località Balmuccia, dove era stato allestito uno dei tanti posti di blocco. I due malviventi hanno tentato una inversione, subito tallonati da un equipaggio di carabinieri. Corsa sul filo dei 140 all'ora, zig-zag della vettura dei banditi. Un fucile e dei proiettili, lanciati sulla strada dai rapitori, hanno interrotto per un attimo l'inseguimento. Un carabiniere è sceso per raccogliere l'arma, i suoi compagni sulla «Giulia» sono ripartiti a tutto gas sulle tracce dei fuggitivi. Raggiunti, i banditi hanno cercato di evitare l'arresto scappando a piedi. Sono riusciti a ritardare l'arresto di pochi minuti. Hanno alzato le mani. Accerchiati — Dalla Legione dei carabinieri di Torino, in quello stesso periodo, il generale Della Chiesa aveva dato ordine a tutti gli uomini che partecipavano alle ricerche di convergere nella zona di Balmuccia. L'elicottero aveva seguito le fasi dell'inseguimento della Bmw, le aveva descritte via radio. Il pilota aveva immediatamente ricevuto l'incarico di sorvolare in continuazione quel tratto di Val Sesia, alla ricerca della «base» dei banditi. L'ha trovata intorno alle 16,30. «Ho buone ragioni di credere che sia una baita — ha comunicato il pilota — isolata sulle pendici del Corno Bianco, fra la neve. Ho notato tre uomini che al mio passaggio sulla baita sono corsi in fretta dentro, come per nascondersi ». La cattura — Non c'era tempo da perdere, se fosse sepraggiunto il buio della sera i banditi avrebbero ancora potuto trovare una via di scampo. Verso la baita sopra il paesetto di Riva Valdobbia sono affluiti circa duecento carabinieri. Gli uomini de! colonnello Fichera di Vercelli, del capitano Zaccheo giunto da Chivasso, del colonnello , Calabrese e del maggiore i Ruggeri di Torino, del grupI po cinofilo di Pralormo: tutti i ; indossavano giubbetti anti| proiettile. Quando il capitano I ! Zaccheo ha spalancato con un I | calcio la porta della baita, | | c'era un ultimo rischio: che i i banditi in una crisi di terrore, sparassero. Ma i carabinieri avevano risalito il monte con tanta lentezza, armi spianate, e la baita era sotto tiro da ogni parte. I banditi devono aver visto tutti quegli uomini dalle fessure del casolare, devono essersi convinti che non c'era più scampo per loro. I nomi — Gli arrestati sono Antonio Lo Giudice, 24 anni, e Lorenzo Fiarè, 33 anni, di Vibo Valentia; Salvatore Scataretica, di 36 anni, di Nicotera; Giorgio Tinti, 26 anni, di Cagliari; Mario Carmellini, 51 anni, di Riva Valdobbia, proprietario della baita. Lo Giudice abita a Nichelino in via Sassari 18, Scataretica a Grugliasco in via Galimberti 2, Tinti a Rivoli in via Bonsetti 4. Sol- j tanto il Fiarè era da pochi i giorni a Torino Franco Giliberto (Inchiesta di Ezio Mascarino, Emanuele Monta, Guido J. Paglia, Adriano Proverà, Renato RomaI netti) Torino. Il padre del ragazzo, Giuseppe Antonioli, (da sinistra e dall'alto) la villa dove la famiglia abita a Cinzano, l'autista Paolo Origlia e il testimone Virgilio Lagna sul luogo del rapimento mentre spiega ai carabinieri l'accaduto (Foto « La Stampa » - Alessandro Bosio - Sergio Solavaggicne)