La sua prima intervista

La sua prima intervista La sua prima intervista me tutti sanno, venne soddisfatta. Pur di tenerlo in squadra, mister Senkey gli affidava I ruoli più disparati: da ala tornante a mediano, a mezz'ala. Gli aveva pure detto durante l'estate: « Se I sacrifici non ti spaventano, ci sarà del lavoro per te •. E pochi mesi dopo appena, aggiungeva parlando con I giornalisti: « Talvolta devo frenarlo lo. Altrimenti, anche in allenamento, andrebbe su e giù senza fermarsi mai ». // calcio atletico l'aveva già scoperto lui, Ferrini — istintivamente — per quella passionacela per il calcio che è stata la cosa più Importante della sua vita. « Un uomo tranquillo Ferrini, ma guai a dargli un pallone *, mi venne di scrivere in quell'Intervista che aveva per titolo: • Giorgio Ferrini ragazzo timido, diventa sul campo un gladiatore ». A sedici anni di distanza, ricordandone a ritroso la carriera con i suol tanti momenti fulgidi e le poche immancabili amarezze, mi pare non si debba aggiungere molto a quanto scritto allora. Ed è questo un grandissimo, esclusivo merito di Giorgio Ferrini che a trentasette anni, l'età in cui crudelmente è stato strappato alla moglie, ai figli, ai moltissimi amici nulla aveva perso In modestia, buon cuore e serietà, quelle magnifiche doti che subito ce l'avevano latto stimare. Anzi, alla verifica della vita, le aveva migliorate. Un rammarico In più che ci assale nel giorno in cui tanto mestamente — In mezzo a migliaia di persone incuranti della pioggia — gli abbiamo dovuto dare l'ultimo addio. Giovanni Capponi // 20 gennaio 1960 incontrai Giorgio Ferrini nella redazione di un giornale torinese. Titubante, le gote in fiamme già alla stretta di mano. La sua prima Intervista, a pochi giorni da una partita giocata a Catania in cui era stato il più bravo del Torino, come tante volte doveva accadere in futuro. Non parlò molto, bloccato dalla timidezza che a vent'annì appena latti era molto accentuata ma gli rimase poi sempre come un modo di essere. Il Torino allora era in serie B e sin dal primo Incontro a San Benedetto del Tronto avevo visto questo solido ragazzo triestino, biondo, battersi col piglio di un professionista, sebbene fosse esordiente. L'allenatore di quella stagione, l'ungherese Imre Senkey, confortato anche dal parere di Beniamino Santos che doveva poi prenderne il posto, giocò subito una carta che temeva azzardata: « LI avrò tutti contro — mi confidò —, ma voglio tentare. Ho fiducia in questo ragazzo >. Ferrini aveva cominciato a tirar calci nella Ponzlana, a quattordici anni. A Trieste, qualche anno dopo, lo scoprì Curii che lo portò a Torino affidandolo alle cure di Ussello. SI fece le ossa tra I ragazzi, andò a Varese In prestito un anno, poi lo richiamarono in granata. « A Varese — ci disse quel giorno Giorgio — mi trovavo davvero bene. Confesso che al Torino, pensando che al massimo sarei servito per cinque o sei partite, non volevo tornare. Perché giocare è per me quello che conta più di tutto -. La sua voglia di giocare, co¬

Persone citate: Beniamino Santos, Ferrini, Giorgio Ferrini, Giovanni Capponi, Imre Senkey

Luoghi citati: Catania, San Benedetto Del Tronto, Torino, Trieste, Varese