Anche il gangster Marcantoni s'inserisce nel "caso,, Dassault
Anche il gangster Marcantoni s'inserisce nel "caso,, Dassault Ha detto alla tv: "Jean Kay è stato ucciso" Anche il gangster Marcantoni s'inserisce nel "caso,, Dassault (Nostro servizio particolare) Parigi, 8 novembre. Nel già complesso «affare» Dassault-Vathaire-Kay ora si è inserito anche Francois Marcantoni, personaggio ben noto alla cronaca nera francese e implicato (e poi discolpato) nell'omicidio Markovic, la guardia del corpo di Alain Delon, il cui misterioso assassinio è stato uno dei «casi» più clamorosi e ambigui della Francia pompidoliana. Marcantoni con una dichiarazione in tv e un'intervista rilasciata all'Aurore di oggi ha sostenuto che Jean Kay è stato ucciso sulla Costa Azzurra. Da che cosa trae questa convinzione Marcantoni? L'ex accusato del caso Markovic I rivela alcune notizie dei suoi contatti con l'ex mercenario, complice o istigatore di Vathaire nel colpo da un miliardo e mezzo ai danni di Marcel Dassault, che interesseranno di certo la polizia incaricata di scoprire dov'è sparito da quattro mesi Kay. Marcantoni sostiene di aver incontrato per la prima volta l'ex mercenario il 24 luglio in un ristorante di Aleria, in Corsica. Dopo un'allegra serata, i due si sarebbero trovati verso l'alba, davanti a un bicchiere di scotch, a raccontarsi reciprocamente la loro vita. A questo punto, secondo Marcantoni, Kay avrebbe confidato all'amico, mostrandogli una valigetta, di avere «dei documenti che possono far saltare la maggioranza». Nell'intervista Marcantoni dice di aver preso Kay per un mitomane, ma la sua opinione mutò quando i giornali rivelarono, all'inizio di settembre, la misteriosa scomparsa del capo contabile della Dassault, Hervé De Vathaire, in compagnia di Jean Kay e con un miliardo e mezzo dell'industriale e un dossier di documenti segreti. Marcantoni, secondo l'Aurore, quella sera avrebbe aiutato Kay a trovare un rifugio tranquillo a Portovecchio, ma i due non si sarebbero più rivisti. La notte del 5 ottobre, però. Marcantoni avrebbe ricevuto — secondo quanto sostiene — una telefonata dall'ex mercenario: «Ti voglio vedere, subito, qualcuno vuole uccidermi», avrebbe detto Kay. Marcantoni dichiara di averlo aspettato tutta la notte e il giorno dopo, invano. «Ho delle "antenne" in tutti gli ambienti, e nel milieu — dichiara infine l'ex gangster — ho saputo che Kay è stato ucciso presso Antibes». E' probabile che nei prossimi giorni Marcantoni sia convocato a Palazzo di giustizia dal magistrato incaricato di questo «caso». Ma c'è un'altra coincidenza singolare: contemporaneamente alla dichiarazione di Marcantoni, il settimanale scandalistico Le Meilleur rivela di aver ricevuto una telefonata dall'esteio il 29 ottobre e scrive a sua volta che Kay è stato ucciso da due killers, in Libano. A chi giovano tutte queste «voci» sulla presunta morte di Kay? A chi spera di mettere la parola «fine» a questa storia che ha fatto piovere accuse di frode fiscale e disinvolto maneggio del denaro pubblico su Marcel Dassault e che ha fatto ricominciare le «grandi manovre» politiche sulle industrie aeronautiche, private e pubbliche. Mentre una commissione parlamentare è investita di un'inchiestapolverone sull'insieme di tutte le società aeronautiche finanziate in qualche modo dallo Stato, che si potrebbe concludere con l'insabbiamento del singolo «caso Dassault», il contabile infedele (solo colpe vole) è in carcere per aver sottratto un miliardo e mezzo all'ex principale, che però non si è costituito parte civi- le. p. pat.
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