Addio, vecchio cuore granata

Addio, vecchio cuore granata Ferrini è mancato ieri alle 12 dopo ventidue giorni di agonia Addio, vecchio cuore granata Dopo aver lottato inutilmente per strapparlo alla morte ieri i medici si sono arresi - Bandiera abbrunata al "Filadelfia" dove è stata allestita la camera ardente - Pellegrinaggio di amici, compagni e tifosi per l'estremo omaggio alla salma di Giorgio E' morto Giorgio Ferrini. L'ex capitano granata si è spento verso mezzogiorno di Ieri mattina dopo ben 22 giorni di coma. Quasi un secolo, passato nella stanza di rianimazione dell'Istituto neurochirurgico delle Molinone tra un filo di speranza e tanta paura. Ieri mattina la forte fibra del malato non ha più retto al continui, micidiali, attacchi del male. La pressione arteriosa si è trovata gradatamente su una scala di valori minimi (45), il cuore ha cessato di battere sull'autoambulanza che stava andando verso la villa del Tino. I medici Infatti, perduta ormai ogni speranza di poterlo strappare alla morte, avevano acconsentito alla richiesta del familiari di trasportarlo a casa. Ma la strada della collina era franata, non è stato possibile esaudire Questo ultimo, pietoso, desiderio. La salma di Ferrini è stata cosi portata al «vecchio» Filadelfia, la sua seconda abitazione, dove è stata allestita la camera ardente. La tristissima, penosa, vicenda si è dunque chiusa in un freddo mattino di novembre con un cielo livido. Una battaglia durissima, iniziata a fine agosto. Il 26 di quel mese Ferrini era stato colpito all'Improvviso da emorragia cerebrale. Mentre il Torino andava in campo per l'esordio stagionale al Comunale con la nazionale olimpica romena, Giorgio entrava d'urgenza alle Molinette per ricevere le cure assidue, generose, del professor Fasano. Furono giorni senza fine. Continue corse all'ospedale con notizie In drammatica altalena. Ferrini venne sottoposto ad un delicato intervento chirurgico al capo da parte del professor Fasano, che ebbe risultato soddisfacente. La radiografia aveva svelato una malformazione vascolare nell'ambito dell'arteria comunicante anteriore. I medici, con Intervento tempestivo, erano miracolosamente riusciti a scongiurare II peggio. Tornò il sorriso sul dolce viso della moglie, la forte signora Marluccla, mentre Giorgio trascorreva la convalescenza in una stanzetta dell'ospedale. Gli amici spesso lo andavano a trovare, mentre lui scherzava nuovamente e pensava ad una rapida ripresa del lavoro nel -suo- mondo, quello del calcio. Fu dimesso in fretta, pareva proprio sulla via della guarigione. Lo andammo a trovare per un'intervista tra il verde della sua abitazione, In una magnifica giornata autunnale. Accanto aveva Mariuccia, I figlioletti Amos e Cristiana, felici di giocare di nuovo con il loro papà. Ci parlò dei suol progetti, del corso allenatori che voleva a tutti I costi frequentare. Con la testa rapata e la lunga cicatrice sulla parte destra del viso si rituffò nel suo ambiente. Una visita quotidiana, per stare in mezzo ai suoi veri amici. I medici erano stati prodighi di raccomandazioni: una vita regolare nell'alimentazione, nessuna fatica. Ma Ferrini, carattere vulcanico, non si era reso conto della gravità del male. Voleva reagire, voleva far intendere agli altri e a se «tesso d'essere il lottatore di sempre. Arriva, purtroppo, la tragica ricaduta. E' la notte del 17 ottobre. Giorgio ha trascorso la sera davanti al televisore. E' domenica, ci sono I commenti calcistici da seguire. Va a dormire, ma è agitato. La moglie è un po' preoccupata. Basta un semplice sternuto e la situazione precipita. Ferrini perde i sensi, la signora Mariuccia chiama un'autoambulanza. Giorgio arriva all'ospedale nei cucre della notte, e praticamente morto. I medici riescono a riattivare miracolosamente le funzioni principali. Inizia cosi II lungo calvario. Un coma profondo, un'emorragia che interessa ancora l'arteria co¬ municante anteriore. Ci sono difficoltà respiratorie, non è possibile fare neppure un tentativo di intervento. Una notte Fasano prende con coraggio una decisione. Ferrini viene operato, il cervello viene liberato dalla massa di sangue. Non riprende conoscenza, ogni tanto apre gli occhi e reagisce se stimolato. La famiglia vuole che venga tentata ogni via. Fasano chiama l'Illustre professor Norlen, ma II cardiochirurgo torna In Svezia senza poter dare aluto. L'agonia si consuma. Venerdì sera, il crollo. C'è un'altra crisi fortissima con violente emorragie, questa volta gastriche, che i medici non riescono a controllare. Gonfiano il collo, le oracela, le gambe. Il fisico sta cedendo, sotto l'intossicazione da sostanze azotate. Domenica sera gli viene somministrata l'estrema unzione. ■ £' questione di ore — dice Fasano allargando sconso'ato le braccia —; abbiamo fatto tutto Il possìbile, come del resto facciamo con tutti I malati: Ieri mattina. C'è una lunga fila di amici in corridoio: Radice, Giacomo Franco, Sattolo, Zilbli, Mandino, don Ferraudo, la cognata Sandra. Arrivano anche Bonipertl, Trapattoni, La Neve, Giuliano. C'è un incontro commovente tra il presidente bianconero e don Francesco, fatto di parole semplici, vere. E' la fine, l'ulti mo respiro; ogni tipo di cura è stata sospesa. -Per rispettare — dice il professor Fasano — la sua morte'. Trascorre una maledetta ora e rivediamo II mesto corteo di auto che imbocca I cortile del Filadelfia. Gigi Radice piange contro II muro, don Francesco si asciuga gli occhi arrossati. Le stanze del Filadelfia (ci sono ancora nel cassetto in boii"orci i n e gli Indumenti di gioco di Giorgio) sono silenziose. Il rms saggiatore Colla, la signorina Franca, Il magazziniere Bruno sono impietriti dal dolore, da questo vuoto che la «famiglia» granata non potrà mal colmare. Vie ne avvertito il presidente Piane] li che si trova in. Kenya, a Monibasa, per lavoro. Telefona Rocco, arrivano Pula e Cereser, Santln, Peccl, Caporale, Nanni Traversa, Beppe Bonetto, tanti tifosi e l'infermiere Domenico che si è prodigato senza misura. Sul pennone del Filadelfia sventola la bandiera abbrunata. Giorgio finalmente riposa sereno, In uno stanza circondata da piante, da foto che ricordano le sue prestazioni gagliarde, da stemmi gre nata. In Comune il sindaco Nove,! ricorda durante la seduta del consiglio la figura del campione. Cala la sera sul glorioso campi e la fila del tifosi che vogl ono rendere l'ultimo saluto s'ingrossa. Giovani, vecchi, bambini, gente di ogni ceto unita dailo spot. Dice un «fedelissimo», Giancarlo Val: 'Giorgio rappresentava il simbolo del cuore granata, una bandiera che non sventola più'. Una donna, tra i singhiozzi: 'Giorgio era tutto». Ferruccio Cav&llero Giorgio Ferrini, al termine delle tante battaglie. bandiera Torino

Luoghi citati: Filadelfia, Kenya, Svezia, Torino