Roma: incendiava vagoni ferroviari per protesta contro la sua povertà

Roma: incendiava vagoni ferroviari per protesta contro la sua povertà Ha vent'anni, ma forse non è il solo responsabile Roma: incendiava vagoni ferroviari per protesta contro la sua povertà Di notte andava a dormire nei carri in sosta al parco Prenestino poi gettava benzina nel corridoio e dava fuoco - Ha confessato solo 5 dei 7 casi avvenuti in un mese - Due carrozze sono state salvate dal tempestivo intervento dei pompieri (Dalla redazione romana! Roma, 8 novembre. Un arresto per il caso degli undici vagoni ferroviari incendiati da un mese a questa parte (l'ultimo episodio risale alla notte tra sabato e domenica) nel deposito del parco Prenestino. Gli uomini del commissariato compartimentale, guidati dal vicequestore Trio, hanno individuato il responsabile (o uno dei responsabili?) nel ventenne Gianni Renato, abitante in via di Panico, nei pressi di piazza Navona. Gianni Renato, terzo di sei figli, ha confessato. Affamato, stanco e sporco, ha detto che intendeva protestare contro la società, ma la sua deposizione non è stala chiara. A tratti si interrompeva e piangeva o diceva frasi sconnesse. Il dott. Trio, assistito dalla dottoressa Lucrezia De Longis, della polizia femminile, ha cercato di avere delle motivazioni più precise. Ma il giovane ha detto solo che voleva « protestare »: protestare contro la povertà, contro la miseria della sua vita, contro il personale ferroviario che lo multava continuamente perché dormiva nei vagoni (cominciò dal 1974 e in tutto ha avuto una ventina di multe); protestare con¬ tro gli stessi pulitori dei vagoni dai quali lui riceveva qualche centinaio di lire in cambio di lavoretti, che si concludevano con osservazioni derisorie e per lui amare. L'ipotesi che il Renato non sia che uno dei responsabili, nasce dal fatto che il giovane ha ammesso di avere appiccato solo cinque dei sette incendi dolosi del Prenestino. Può darsi che egli cerchi in questo modo di alleviare le proprie responsabilità, ma può anche darsi che veramente gli altri incendi non siano da imputare a lui. I motivi che egli adduce per i propri atti, non escludono un fenomeno imitativo: l'aver saputo del fuoco appiccato a alcuni vagoni potrebbe avergli suggerito di esprimere nello stesso modo la sua protesta nei confronti della società. Dunque, si continua a indagare per cercare gli eventuali altri responsabili. Il dr. Collepardi, del commissariato compartimentale, non esclude che anche gli altri ipotetici piromani possano aver agito per ragioni di mero — 0 più o meno razionalmente motivato — vandalismo. Questo senza che si scartino altre ipotesi. Unica che, « allo stato delle cose », non appare plausibile, è quella di un'azione terroristica. « Non abbiamo mai trovato un manifestino né un semplice foglietto — ha detto il dr. Collepardi —; nessuno, con nessun mezzo — una scritta, una telefonata a un giornale — ha mai rivendicato la paternità degli incendi. E nei casi di terrorismo questo accade sempre ». Come si è detto, le carrozze danneggiate in meno di un mese sono state 11. I primi casi — distrutti due vagoni — si verificarono il 20 ottobre, e passarono quasi inosservati: si pensò alla sbadataggine di qualcuno dei « barboni » che usano intrufolarsi nel parco Prenestino per passare la notte in una cuccetta dei vagoni-letto in sosta. Ma il 29 ottobre le fiamme avvolsero un'altra carrozza, e un'altra ancora nella notte successiva. I falò si fecero più frequenti, e le circostanze dei fatti erano sempre le stesse: 1 bersagli preferiti erano le carrozze-letto: coperte e lenzuola custodite nel ripostiglio venivano cosparse di liquido infiammabile, e altro liquido veniva sparso nel corridoio, sicché le fiamme avvolgevano poi l'intera vettura. Ancora un vagone colpito il 31 ottobre, e un'altro venerdì scorso. Poi l'incendio nella notte tra sabato e domenica, appiccato quasi contemporaneamente a cinque carrozze. I danni ammontano ■a molte centinaia di milioni. E' stata proprio la tentazione del « colpo multiplo » a tradire Gianni Renato: dà fuoco a tre vagoni, e mentre i pompieri accorsi stanno lottando contro le fiamme, si sposta di mezzo chilometro e incendia altre quattro vetture (due delle quali sono però salvate quasi integralmente dal veloce intervento dei vigili del fuoco). Ma intanto la polizia ferroviaria ha organizzato una battuta in tutto il parco, e il Renato non riesco a evitare l'arresto. Poi, l'interrogatorio e la confessione.

Persone citate: Gianni Renato, Lucrezia De Longis, Panico

Luoghi citati: Roma