Protesta sarda per te basi militari

Protesta sarda per te basi militari Aumentano in tutta l'isola le manifestazioni di dissenso Protesta sarda per te basi militari Reclamano interventi politici per restituire alla Sardegna la pace spesso turbata da esercitazioni che trasformano vasti territori in campi di battaglia - Chilometri di coste "off limits" (Dal nostro inviato speciale) iCagliari, 6 novembre Le proteste sono in crescendo. Da un capo all'altro della Sardegna c'è una continua fioritura di manifestazioni, dibattiti, prese di posizione contro la presenza delle basi militari Nato e Usa. «La nostra isola ha realizzato in piena democrazia il vecchio sogno guerrafondaio di Mussolini: è diventata una gigantesca portaerei nel Mediterraneo» scrivono nei loro volantini i «Comitati antifascisti e antimperialisti» che, sorti un po' dappertutto, si sono fatti interpreti dei tanti malumori. Altri larghi settori dell'opinione pubblica reclamano energici interventi politici per restituire alla Sardegna la pace troppo spesso turbata dagli incidenti provocati dalle esercitazioni a fuoco che trasformano vaste fette di territorio in veri e propri campi di battaglia. «A fora sos militares», fuori i militari, è lo slogan che accompagna le proteste e che domani farà da filo conduttore a una grande assemblea popolare indetta a Teulada, nella punta estrema dell'isola a 70 chilometri da Cagliari. La manifestazione, a cui hanno dato l'adesione partiti, circoli culturali e movimenti giovanili, si articolerà in dibattiti, spettacoli teatrali in¬ centrati sul tema dell'emigra- zione, musiche e canti popola- ri. La scelta di Teulada non è avvenuta a caso. Nella lingua i di terra che si protende sul mare le truppe della Nato, scatenano, non meno di una vo'ta al mese, le cosiddette «guerre simulate». Settemila ettari rigidamente vincolati. «Sono fra i migliori della zo- na, quelli che ci avrebbero potuto rendere con la valorizzazione turistica e agricola» commenta il sindaco Benito Sanna, democristiano. Tralasciando ogni considerazione ideologica di parte, non v'è dubbio che la massiccia presenza militare in Sardegna costituisce un problema che coinvolge rilevanti interessi economici. Adesso s'è mossa anche la Regione che ha deciso di condurre un'inchiesta sulle servitù militari, affidando ad una commissione l'incarico di studiare la questione. E ciò, spiega il presidente Pietro Soddu, de, allo scopo di «armonizzare le esigenze delle Forze Armate con quelle locali, indicando dove l'autorità militare eccede e dove ha invece fondati motivi di intervento». Un decimo del territorio dell'isola, 185 mila metri quadrati, è occupato dagli uomini in uniforme e quindi interdetto ai sardi. Vediamone i connotati. Alla Maddalena c'è una base navale americana che, con la nave-appoggio Howard Gilmore, alimenta i sommergibili nucleari. A tren • ta chilometri sorge l'isola di Tavolara nelle cui viscere sono state scavate gigante I sche gallerie per chissà quali diavolerie. Tempio Pausania è una base Nato dove vengono elaborati i dati per gli impianti radar. Cinquemila ettari del Limbara, la montagna Ipù suggestiva della Gallura, ospitano rampe di lancio per razzi a due stadi. Nel Cagliaritano, un'altra montagna la «Sella del Diavolo» è stata forata come un gniviera per custodire depositi di carburante. A Decimomannu c'è la base aerea della Nato, da dove decollano i jet che poi scendono in picchiata sol poligono di Capo Frasca, nel Golfo di Oristano, sforacchiando a colpi di mitraglia i feloni sistemati a ridosso dello montagne. I depositi - polveriera non si contano: i più importanti sono a Serrenti, Gesico, Macomer, Pratosardo e nella stessa Cagliari. E così i poligoni missilistici, fra i quali primeggia quello di Perdasdefogu, nel Salto di Quirla, a cavallo tra le province cu Cagliari e di Nuoro. Di Capo Teulada si è già detto. L'elenco potrebbe continuare ma non è il caso di insistere oltre, se non per sottolineare ancora una volta che questa spettacolare rassegna di armamenti comporta pesanti servitù militari. Zone ideali per l'installazione di industrie sono bloccate dalla presenza delle basi, la stessa espansione turistica deve sempre fare i conti con chilometri e chilometri di coste coff limits», infine non va sottovalutato il rischio che salti in aria qualcosa, che una pallottola vagante colpisca bersagli umani, che un aereo precipiti in fiamme. E' già accaduto. Il recente disegno di legge governativo che mira a ridurre le zone soggette a questo tipo di servitù sembra venire incontro ai desideri dei sardi : quali, alle proteste e alle crinelle, associano anche la preoccupazione di vivere in un'area di forte concentrazione militare. Un «target», o bersaglio, come dicono gli esperti nelle loro fredde valutazioni di eventuali catastrofi. Filiberto Dani «Si tratta di gente che ha più di quarant'anni o che presenta piccoli difetti come vene varicose o i postumi di un'ulcera. Possibile che su ventimila dipendenti che lavorano all'Alfa non vi siano quattordici posti per loro? E' — ha aggiunto — che continua sia pure in forma strisciante la discriminazione nei confronti degli operai inviati dall'ufficio di collocamento di Milano.

Persone citate: Benito Sanna, Di Capo, Filiberto Dani, Howard Gilmore, Mussolini, Pietro Soddu