Tentiamo di salvare la Terra

Tentiamo di salvare la Terra I lavori del Club di Roma al convegno di Algeri Tentiamo di salvare la Terra Trecento scienziati, economisti, managers, uomini di governo e funzionari internazionali provenienti da oltre cinquanta Paesi hanno dibattuto ad Algeri del nuovo assetto che 6 imperativo dare all'economia mondiale affinché la società moderna diventi più giusta e più stabile. Tutti i partecipanti, anche i più altolocati, sono intervenuti a titolo personale, come semplici cittadini, con piena libertà di espressione, secondo la tradizione del Club di Roma. Ciò ha messo una volta di più in luce come anche coloro che negli arenghi ufficiali si confrontano da posizioni apparentemente inconciliabili scoprono poi che, in una prospettiva globale, hanno invece molti più interessi comuni che punti di contrasto. L'argomento centrale delle discussioni e stato il progetto RIO su un Nuo- vo Ordine Internazionale, promosso dal Club di Roma fin dal 1974. Il rapporto conclusivo è stato illustrato da Jan Tinbergen che ha coordinato i dicci gruppi di lavoro a cui si deve l'insieme delle proposte concrete che dovrebbero costituire l'ossatura del nuovo ordine. La riunione di Algeri è avvenuta in un momento nel quale l'umanità è investita da una crisi di dimensioni e di natura senza precedenti. Anzi, è proprio codesta realtà, di fenomeni e di problemi allarmanti, che impone di mettere ordine nelle cose umane. Ciò è tanto più necessario e urgente in quanto la situazione, anziché migliorare, si sta complicando e non sembra trovare in fattori estranei all'uomo quei correttivi naturali che agivano in passato. Se non provvediamo a raddrizzarla noi stessi prima che sia troppo tardi, può diventare veramente drammatica. * * Per renderci conto di quanto saranno ancora più giganteschi e complessi i problemi del futuro, basta pensare al torrenziale aumento della popolazione mondiale. Se non succedono catastrofi o miracoli, da qui alla fine del secolo essa passerà da quattro a sei miliardi, o forse più, con un incremento pari all'intera popolazione del globo alla fine della prima guerra mondiale. Nessuno sa se, dove e come potrà essere sistemata sul pianeta questa umanità supplementare, né come si potrà vivere in città di venti o trenta milioni di abitanti. Ogni anno nascono duecento milioni di bambini, ma manca la possibilità di provvederli in modo adeguato di medici, asili, proteine, avvio alla vita. E, mentre nel mondo vi sono attualmente alcune centinaia di milioni di disoccupati, nei prossimi venticinque anni occorrerà non solo assorbirli, ma anche creare oltre un miliardo di nuovi posti di lavoro. L'attuale sistema umano, neppure capace di sovvenire ai bisogni primari d'oggidì, è pertanto destinato a esser travolto dalle esigenze individuali e collettive ben superiori di domani, quando ogni protesta sarà inoltre resa pericolosa dall'aumento a dismisura del potere distruttivo dei mezzi di violenza civile e militare. Una riforma integrale dei sistemi di equilibrio di una società di tanti miliardi di persone che vivono nell'era tecnologica è quindi indispensabib, e non può limitarsi a considerare alcuni gruppi umani, lasciandone fuori altri. Oggi si ama parlare di quattro «mondi», anche se si trattu di unità tutt'altro che omogenee. Il Primo Mondo, formato dall'Occidente e dalle altre democrazie liberali a esso assimilabili, ha finora guidato bene o male l'intero sistema mondiale, ma non è più in grado di governarlo né di modificarlo da solo: o si associa con gli altri, oppure verrà sommerso da masse e problemi soverchiami. Il Secondo Mondo, costituito dalle nazioni industrializzate a regime socialista, ha fatto il suo tentativo più o meno bene riuscito di ristrutturarsi, e può continuarlo, ma non isolarsi: o si associa anch'esso agli altri, oppure entra in involuzione. Il Terzo Mondo è rappresentato dai Paesi eufemisticamente detti in sviluppo, mentre il Quarto Mondo comprende i più poveri e disperati fra di essi. Qui vivono i tre quarti dell'umanità che. se non possono certo aspirare a guidare l'intero sistema, hanno bensì il potere di trascinarlo verso situazioni senza soluzione: o si accordano con gli altri mondi, oppure saranno essi i primi a soccombere. Ad Algeri è risultato chiaro che soltanto uno sforzo supremo concertato fra i quattro mondi può permettere a tutti di sopravvivere e a ciascuno di evolvere verso le forme di civiltà che gli sono più congeniali. E' la prima volta nella storia umana che una comunità fondamentale di interessi abbraccia tutti i popoli della Terra e che nessuno di essi può pensare al proprio futuro senza far sì che anche gli altri possano fare altrettanto. Si delinea così la necessità ineluttabile di un compromesso storico a livello mondiale. Prima ancora di essere tradotto in trattati, in forme di governo o in misure concrete, esso deve affermarsi nella mente e nel cuore degli uomini come una esigenza vitale del nostro tempo. Gli incontri fra cittadini preoccupati e impegnati come quello organizzato dal Club di Roma — altri ne seguiranno — sono il lievito necessario affinché i negoziati fra i poteri costituiti, anziché continuare a essere sterili e frustranti, avvengano in un nuovo clima di responsabilità costruttiva e di solidarietà globale. ★ ★ Pur essendo un documento essenzialmente filosofico, metodologico e tecnico, il rapporto RIO vuole orientare l'opinione pubblica e i centri decisionali. Come è noto, esso parte dal presupposto che la società debba assicurare a ciascuno la possibilità di sviluppare a suo genio la propria personalità e di costruirsi una vita di dignità e di modesto benessere. Va da sé che la molteplicità degli ambienti naturali e culturali e l'innata diversità degli uomini garantiscono che non si giungerà a una società mondiale uniforme. Esisteranno sempre notevoli differenze tra persona e persona o tra gruppo umano e gruppo umano. Ma nessuno deve mai più essere condannato dal sistema a una esistenza senza speranza, di miseria, di ignoranza o di emarginazione. Per essere realista, RIO accetta, come dato di fatto, l'attuale par- cellazionc politica della società mondiale in centocinquanta Stati, grandi e piccoli, vecchi e nuovi, potenti e deboli, né vuole mettere in discussione il principio della sovranità nazionale, anche se essa è fonte di guai e soprusi a non finire. Propone però una serie di principi e di autorità sovrannazionali ogniqualvolta l'esiguità dell'ambito nazionale può intralciare l'ordinamento generale. Allo stesso tempo, ricorda che i diaframmi fra ordine interno e ordine internazionale sono sempre più tenui e vengono continuamente attraversati da interdipendenze organiche, sempre più importanti, ragione per cui gli Stati saranno costretti a evolversi in modo compatibile con il sistema internazionale. Sarebbe troppo lungo fare un esame, anche di massima, delle decine e decine di politiche e di provvedimenti che vengono proposti per assicurare una diversa distribuzione del prodotto mondiale. Il disegno e di privilegiare i Paesi meno sviluppati, i quali a ragione affermano che finora il sistema ha invece permesso un esoso sfruttamento delle loro risorse naturali e lo svilimento delle loro risorse umane. Per avviare ora una fase negoziale più articolata ed efficiente fra i quattro mondi del nostro tempo, RIO suggerisce un piano d'azione basato su tre gruppi organici di proposte. Il primo gruppo è volto a rimuovere dalla scena mondiale le maggiori iniquità nella ripartizione del reddito e nelle opportunità economiche; il secondo tende a favorire un più armonioso sviluppo del sistema economico nella sua globalità; e il terzo mira ad avviare un sistema concertato di pianificazione nonché di gestione delle risorse a livello planetario. ★ ★ Soltanto la forza delle idee, non quella materiale, può rimettere l'umanità su una giusta strada. Sono le idee che muovono gli uomini, e il compromesso storico deve avvenire ancor prima fra la gente, fra i popoli, che fra gli Stati o le strutture di potere. La rivolta dei Paesi del sottosviluppo contro l'ordine mondiale attuale è ancora pacifica. L'Occidente resta il grande protagonista, ma deve ora — nel suo stesso interesse — rispondere presto, con visione e generosità. I prossimi anni sono decisivi, prima che ci schiantiamo reciprocamente con le armi nucleari o che ci inimichiamo del tutto la Natura. Fortuna vuole che l'America, da cui tanto dipende, ha eletto un Presidente che può essere un'incognita, ma che è animato da un profondo senso morale. Oggi come non mai la società deve cominciare col ricostruire le sue fondamenta etiche e i suoi valori umani. Aurelio Peccei

Persone citate: Aurelio Peccei, Jan Tinbergen, Ordine Internazionale, Primo Mondo, Quarto Mondo, Secondo Mondo

Luoghi citati: Algeri, America, Roma