Spaggiari precisa: ai fascisti andarono quattro dei 10 miliardi rapinati a Nizza

Spaggiari precisa: ai fascisti andarono quattro dei 10 miliardi rapinati a Nizza Di nuovo interrogato il capo della "banda delle fogne,, Spaggiari precisa: ai fascisti andarono quattro dei 10 miliardi rapinati a Nizza (Dal nostro inviato speciale) Nizza, 5 novembre. Per oltre quattro ore Albert Spaggiari, considerato il « cervello » del furto di sette miliardi nella camera blindata della « Société Generale » di Nizza, ha tenuto testa oggi al giudice istruttore che, ad otto giorni dal primo interrogatorio, lo ha nuovamente convocato. L'ex paracadutista d'Indocina è arrivato a palazzo di giustizia con una scorta imponente: 20 agenti distribuiti su due vetture e su una camionetta tenevano sott'occhio Spaggiari nel percorso dalla prigione all'ufficio del magistrato e viceversa. Uno spiegamento di forze fuori del comune che — si è appreso più tardi, sia pure in via ufficiosa — è stato messo in atto nel timore di un tentativo di liberare il prigioniero da parte di qualche commando fascista. Sempre sorridente ma un po' affaticato dopo otto giorni di cella di isolamento, Albert Spaggiari non ha detto praticamente nulla di nuovo. Si è appreso che la parte del bottino spettante ai « politici della banda» sarebbe stata di circa 4 miliardi di lire, men¬ tre una quota superiore se la , sarebbero divisa gli apparte- nenti alla delinquenza comune. Implicitamente, dunque, si ammette che il bottino è stato superiore a 7 miliardi iimiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiimiiiiiii , di lire e che probabilmente ha sfiorato i 10 miliardi. Spaggiari si sarebbe riservato (a titolo personale per rimborso di spese sostenute nell'organizzazione del « colpo ») una quarantina di mi- i^oni in lingotti d'oro e bi- ! ghetti di banca; tutto il resto sarebbe finito nelle casse della cosiddetta « Catena ». Ma esiste veramente tale organizzazione o si tratta di una invenzione di Spaggiari? «La "Catena" esiste realmente — ci ha dichiarato stasera l'avvocato Jean Peyrat, che difende il capo della "banda delle fogne" —; si tratta di un'organizzazione che ha lo scopo di aiutare i nazionalisti di destra perseguiti nei loro Paesi ». E' vero che ha una base importante in Italia, a Torino per la precisione? « Tutte storie, Torino non c'entra per nulla — risponde Peyrat —. E' chiaro che la "Catena" è una sigla qualsiasi: allo stato delle cose s'incarica di dare aiuto ai fascisti italiani, portoghesi e croati, probabilmente anche a livello di fornitura di armi. E' nata poiché gruppi estremisti della sinistra ricevono aiuti da Paesi amici: Spaggiari e il suo clan hanno pensato di prendere i soldi dove si trovano, cioè nelle banche, per aiutare gli amici di destra ». Ma i neofascisti italiani in quale misura entrano in questa vicenda? Peyrat non ha esitazioni: « Diciamo una cosa: molti nazionalisti italiani di destra sono passati nella casa di Albert Spaggiari ». Le cose, dunque, sarebbero a questo punto. Jean Peyrat è anche lui un elemento di estrema destra: è stato ufficiale dei paracadutisti nella "Legione straniera" e non ha mai nascosto le sue simpatie per l'estiemismo nero. Prendendo per buone le sue dichiarazioni, c'è da credere che la casa di Spaggiari nei boschi di Vence sia servita da rifugio temporaneo ai neofascisti italiani che hanno poi trovato asilo sicuro in Spagna o nella stessa Francia, come Mario Tuti e Salvatore Francia. Alla versione di Spaggiari forse presta abbastanza credito anche il giudice Ricard Bouazis, che conduce l'istruttoria e che oggi ha dedicato la giornata a cercare di capire la psicologia dell'ex para. Vittorio Preve

Luoghi citati: Francia, Indocina, Italia, Nizza, Spagna, Torino