Un "collettivo,, della risata

Un "collettivo,, della risata PRIME VISIONI SULLO SCHERMO Un "collettivo,, della risata "Signore e signori, buonanotte" satira contro la tv realizzata dai registi Comencini, Loy, Magni, Monicelli ed Ettore Scola - "Foreplay" di Avildsen con Zero Mostel Signore e signori, buonanotte, di L, Comencini, N. Loy, L. Magni, M. Monicelli, E. Scola, con Senta Berger, Adolfo Celi, Vittorio Gassman, Nino Manfredi, Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Paolo Villaggio. Colori. Reposi. La formula di rito con cui la televisione si congeda ogni sera dalla sua immensa platea è diventata il titolo di una mordace satira che un gruppo di registi, sceneggiatori e attori ha collegialmente scoccato contro la più temibile delle sue concorrenti, divertendosi a smascherarne il falso sussiego e le stanche convenzioni. Il vecchio film a episodi si fa ritrovare in vena davanti all'allettante occasione di azzannare, e non sempre col morso della pecora, la fortunata rivale. Intinto nei più spregiudicati inchiostri di Age, Benvenuti, De Bernardi, Maccari, Pirro e Scarpelli, e poi orchestrato in grottesco dalle regie di Comencini, Loy, Magni, Monicelli e Scola, il divertimento comincia subito, da un immaginario Tg3 cui accudiscono uno sprovveduto Mastroianni e una tonta Monica Guerritore, rispettivamente speaker e valletta. Si entra poi nel vivo con un « servizio » sul sequestro di Giovanni Agnelli, esortante i buoni operai della Fiat a pagare il riscatto di 25 miliardi, cui segue un'intervista a Montecitorio con un ministro coinvolto in uno scandalo colossale e tuttavia sicuro di sé. Si passa poi a una « lezione d'inglese » tenuta da due agenti segreti, e quindi alla sede d'un commissariato romano dove il ticchettio di un'innocua sveglia è scambiato per una bomba ad orologeria, quale si lascia poi credere che sia perché non ne vada di mezzo il prestigio della polizia. Non mancano le inchieste sociali. A Napoli, mentre un vescovo tuona contro il controllo delle nascite, uno scugnizzo, aggravato da famiglia numerosa, si butta dalla finestra. Ed ecco un esperto americano, intervistato sui rimedi contro la sovrappopolazione, rinnovare il consiglio cannibalesco di Swift. Ma l'indice è foltissimo: speculatori edilizi, accusati dello sfacelo di Napoli, si mangiano addirittura il plastico della città; nell'ora della tv per ragazzi assistiamo alla curiosa avventura di un ispettore della finanza che finisce cameriere del furfante che doveva arrestare. Rientrano spesso gli stessi attori tutti in ottima vena: Tognazzi, prima « generale » con problemi di corpo e poi «personaggio del giorno» (un pensionato milanese che sostiene possano bastare 32 mila lire mensili per vivere); Gassman; Villaggio, animatore del quiz « Il disgraziometro »; Manfredi protagonista dello storico sceneggiato « Il Santo Soglio ». Finalmente, coll' inaugurazione dell' anno pregiudiziario e il presidente Leone che balla la tarantella, il programma della giornata si chiude. Sono episodi e siparietti che divertono in grazia della felicità dell'invenzione e della pulizia del tratto; diversi nel tono e nella misura, e taluni cuciti col filo bianco del paradosso; ma immuni per lo più da cadute nel semplicismo del cinema demagogico. Impossibile ripartire i meriti in un collettivo così spassosamente infervorato. 1. p. * * Foreplay di John G. Avildsen, con Zero Mostel, Estelle Parsons, americano, colori. Cinema Centrale d'Essai. (a. ol.) I film dello statunitense John G. Avildsen finora presentati in Italia (tre su sette o otto diretti dal 1989: La guerra del cittadino Joe; Ore dieci, lezione di sesso; Salvate la tigre) avevano numerosi pregi, ma certamente non quello della finezza. Foreplay, che è poi la traduzione fonetica del titolo originale For Reply, è ancora più rozzo anche se ugualmente corrosivo, di quelli, al punto da incappare nel veto, ora rimosso, della nostra censura con il pretesto dell'offesa al buon costume, in realtà — eravamo alla vigilia delle elezioni — per la virulenza di una satira politica che nell'edizione italiana coinvolge, con il Presidente degli Stati Uniti, i no¬ stri uomini di governo e il Papa accusati, tout court, di corruzione e di connivenza con la Cia dai disegni di Pino Zac che integrano e commentano il film. Veramente, Foreplay non è tutto di farina del sacco di Avildsen dal momento che nei titoli di testa figurano altri due registi, ma indubbiamente sua è la violenza con cui attacca non solo la società americana ma le stesse istituzioni sulle quali essa si fonda. E infatti il bersaglio di una spietata irrisione è qui un Presidente, o meglio un ex Presidente — chiaramente Nixon — dimessosi secondo Avildsen non per qualche Watergate ma per aver fatto l'amore con la First Lady davanti alle telecamere sotto gli occhi, divertiti, dell'intera nazione. Esibizionismo? No, ricatto della mafia che, rapita¬ gli la figlia, soltanto a questa bizzarra condizione gliel'avrebbe restituita. Ma di scandali sessuali trabocca un film che finge di presentare a sua volta certi filmetti sulle scappatelle e le perversioni dei più stretti collaboratori del Presidente (tutti girati con la regia dell'onnipresente Cia) e che si impernia sulla lotta serrata tra il Presidente stesso e il «superpadrino» don Pasquale che esige da lui il monopolio della pornografia. Macchiette e situazioni corrono sul filo del paradosso, ma sono trattate con mano pesante, la farsa è grossa e anche grossolana, e tuttavia riesce spesso a divertire con il grottesco di alcuni gags e con la gagliarda recitazione di un falstaffiano Zero Mostel nella duplice parte del capomafia e del Presidente. Gassman, Manfredi, Mastroianni, Tognazzi e Villaggio: una «vendetta» del cinema contro la televisione

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