La Chiesa: i cattolici, a titolo personale possono aderire a partiti non-cristiani

La Chiesa: i cattolici, a titolo personale possono aderire a partiti non-cristiani Il Congresso di Roma si è concluso con una decisione storica La Chiesa: i cattolici, a titolo personale possono aderire a partiti non-cristiani Purché nella coerenza controllata dalla comunità (vescovi e laici) - Un Comitato tenterà di ricostituire l'unione con il dissenso "senza voler ricuperare l'egemonia perduta" ■ Condannato l'integralismo, accettate le critiche di Bolgiani Ruma, 4 novembre. Una svolta storica, frutto del Concilio e della crescita del Paese. Così va definito, senza abusi rettorici, il primo Convegno della Chiesa italiana che si è concluso stamane nell'Auditorium della tecnica, allTEur, dopo cinque giorni di costruttivo dibattito fra i 1500 partecipanti: 900 laici (di cui una sessantina donne), 300 fra preti, suore e religiosi, circa 200 vescovi dei 312 esistenti in Italia. La svolta consiste non solo nella pressante richiesta di una « Chiesa di servizio », vicina ai poveri e agli emarginati, ma soprattutto nel passaggio dall'unità politica dei cattolici al pluralismo delle scelte, dall'integralismo più chiuso al dialogo aperto con tutti i sistemi socioculturali, compreso ovviamente il marxismo. Il Convegno ha ratificato la fine del « collateralismo » della Chiesa a favore della de, tranne casi eccezionali. Sono evidenti le conseguenze di questi orientamenti sul piano anche politico. L'annuncio di questa presa d'atto d'una realtà esistente da anni è venuto dal gesuita padre Bartolomeo Sorge, uno dei tre vicepresidenti: ha tratto la sintesi dei lavori del Convegno esponendo con chiarezza le richieste della « base cattolica », che coincidono in parte con quelle del « dissenso cattolico ». Sorge ha anche proposto — e il cardinale Poma accettato — un nuovo organismo di contatto e consultazione, anch'esso chiesto dai convegnisti, per un libero confronto fra i cattolici, quale che sia la loro posizione nella Chiesa o nella politica, siano essi « ubbidienti » o « dissenzienti ». « L'organismo permanente — ha spiegato, in sintesi — deve far superare la crescente separazione fra Chiesa istituzionale e Chiesa reale, che minaccia di creare una Chiesa parallela, con una sua teologia, ribelle alla ge- rarchia, con una liturgia arbitraria. Fatti dolorosi che tuttora lacerano gravemente la comunione ecclesiale. Non chiudiamo gli occhi ». L'assemblea ha lungamente applaudito, come quando padre Sorge, parlando del dolore per « Vautoesclusione dal Convegno del dissenso cattolico », si è augurato che il nuovo organismo possa ricostituire l'unione. Questo comitato, analogo a quello dei cattolici tedeschi, « è tutto da inventare »: non sarà strumento per recuperare egemonie perdute, ma luogo di incontro e di iniziativa, anche per premere sulla società civile. Padre Sorge, che è un eminente sociologo, ha sviluppato la propria analisi partendo dal « tramonto » del modello liberal-borghese, vittima della propria logica che ha provocato disgregazione, egoismo, qualunquismo, e ha portato alla « rottura fra capitalismo e democrazia rappresentativa ». Sorgono due altri modelli: quello radicalborghese e, soprattutto, quello marxista. E' inutile nascondere queste realtà da cui occorre muoversi per « capire ». Nella Chiesa vi sono quattro tipi di reazioni: la paura che spinge a chiudersi nel tradizionalismo (lefebvrismo?); il dissenso, che va costituendo una « Chiesa parallela »; la resistenza ad accogliere il Concilio come dialogo per recuperare un passato monolitico che non esiste più; infine, la disponibilità al dialogo con la società, punto cardine del Concilio. Dal Convegno, ha aggiunto, è venuta una larga richiesta di pluralismo. Si è rivendicato con chiarezza e franchezza la « piena legittimità » che i cattolici partecipino non solo alla promozione umana attraverso movimenti politici o sociali ispirati al Vangelo, ma anche a quei movimenti politici, sociali, economici, culturali di matrice diversa da quella cristiana. « Le condizioni per questo ultimo tipo di pluralismo sono quelle indicate dalla relazione dì mons. Filippo Franceschi: coerenza con la fede, rapporto con la comunità, perseguimento del bene comune ». Successivamente, padre Sorge, a richiesta dei giornalisti, ha specificato: « Sì, un cattolico può, a titolo personale, aderire a partiti di ispirazione non cristiana, ma sempre nella coerenza, che deve essere controllata nella comunità ». Il chiarimento è molto importante: prima, solo i vescovi potevano pronunciarsi; adesso, la « comunità » include vescovi e laici. Tuttavia nella specifica commissione c'è stato scontro fra coloro che temono la perdita della fede da parte del cristiano militante nel pei e quanti, invece, sostengono la « necessità del dialogo » con i marxisti e la non emarginazione dei cattolici filo-marxisti. Altri, infine, hanno ironicamente affermato che, in Italia, il rischio di emarginazione c'è per i cattolici e non per i marxisti e denunciato la « tendenza egemonica » del pei nelle regioni rosse. Le conclusioni della commissione sul marxismo sono state contestate, perché trop- po restrittive al dialogo, da un documento con venticinque firme, fra cui quella di mons. Luigi Sartori, presiden. te dell'Associazione teologica italiana. Non a caso il Convegno si è guardato dal pronunciare giudizi sui cattolici, come La Valle, eletti come indipendenti nelle liste del pei. (Invece, ha accettato quale contributo rilevante la famosa critica del prof. Franco Bolgiani all'ultimo periodo pacelliano e alla de, lamentando che non sia stato richiamato il contributo dei cattolici alla Resistenza). « Insomma — abbiamo os- servato — è come dire: andate in qualsiasi partito, ma rimanete cristiani ». « Il senso è questo — ha confermato Sorge — Ma, ripeto, l' " essere cristiani " con coerenza può stabilirlo la comunità ». Padre Sorge è stato nettissimo contro l'integralismo. Lo ha definito testualmente: « L'integralismo è il tarlo del Vangelo: scava nelle sue pagine e se ne nutre, vi cresce dentro, ma per corroderlo a proprio uso e consumo e poi distruggerlo ». La sintonia della « base » è stata evidente dagli applausi. Rispondendo a una nostra domanda. Sorge ha detto ancora: « Non ho mai sostenuto la fondazione di un secondo partito cattolico, perché mi pare improponibile. Mi sono sempre impegnato per la rifondazione della de, perché ritornì allo spirito popolare, democratico, autentico dell'ispirazione cristiana, abbandonando senza paura connivenze o scelte discutibili. Se questa rifondazione non si realizzasse — ha concluso, però, padre Sorge — sarà difficile che il mondo cattolico si dissolva e non ipotizzi una nuova formazione partitica ». Ci siamo soffermati sugli aspetti socio-politici del Convegno, ma occorre sottolineare che esso è stato una « riscoperta » dei valori conciliari e mistici: una Chiesa che dialoga con il mondo, un continuo richiamo a papa Giovanni, al Concilio, a Paolo VI, una insistenza perché le strutture ecclesiastiche si aprano ai poveri, alla classe operaia, agli handicappati, agli emarginati. Come ha rilevato mons. Luigi Maverna, segretario generale dell'episcopato, « la fine del Convegno è l'inizio di un nuovo impegno ». Nel saluto finale il card. Poma ha garantito che i vescovi avevano « tutto ascoltato, non è detto che abbiano tutto accettato », mentre il cardinal vicario, Poletti, ha ammonito che: «Toccherà ai pastori trarre le conseguenze » perché «non tutte le componenti del loro gregge possono avere uguale capacità di intendere, di volere, di operare ». Non aveva torto padre Sorge: « Niente impazienza. C'è molto da camminare insieme » (titolo della celebre lettera pastorale del card. Pellegrino). Lamberto Fumo

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