Niente soldi, né leggi, né tecnici di Manlio Rossi Doria

Niente soldi, né leggi, né tecnici La disastrosa situazione della difesa del suolo in Italia Niente soldi, né leggi, né tecnici Le inondazioni e i timori della settimana scorsa hanno drammaticamente risuscitato lo spettro della catastrofe di dieci anni fa. Lasciando ad altri la rievocazione degli eventi del novembre 1966 e delle reazioni che suscitarono, è opportuno tentare un bilancio di quel che si è fatto e di quel che non si è fatto per evitare al Paese il loro ritorno. Una commissione fu costituita e insediata dal ministro dei Lavori pubblici del tempo, on. Mancini, il 26 dello stesso mese, venti giorni dopo la catastrofe, si mise subito al lavoro sotto l'autorevole ed appassionata presidenza dell'Indimenticabile prof. Giulio De Marchi. La commissione trattò finalmente In tutti i suoi aspetti problema della regolazione delle acque e della difesa del suolo, arrivando a formulare per ogni bacino Idrografico le linee di massima del plani di Intervento e a definire l'entità della spesa (ai costi del 1968) per ognuno di essi e per il complesso. Dalla voluminosa relazione conclusiva (novecento panine) presentata nel 1970 dallo stesso prof De Marchi, prima della sua scomparsa, e dai cinque volumi delle relazioni di dettaglio pubblicati negli anni successivi, i problemi risultano tutti esattamente definiti in linea tecnica ed economica. Da questa imponente opera — profondamente innovativa anche se in parte riprende ed aggiorna studi e programmi di quindici anni prima — risultano, tra l'altro, chiaramente indicati i compiti che Il governo e Parlamento avrebbero dovuto prontamente affrontare: 1) il regolare stanziamento come spesa ordinarla dello Stato ili fondi adeguati alla sistematica realizzazione del piano trentennale disegnato nella relazione De Marchi; 2) l'emanazione di una legge-cornice per le acque e la difesa del suolo (possibilmente comprensiva degli inquinamenti) nella quale, tra l'altro, fossero chiaramente Indicati i vincoli occorrenti ai fini dell'uso e delle risorse e alla localizzazione degli Impianti di qualsiasi natura nelle aree minacciate o necessarie alla difesa del suolo e delle acque; 3) la definizione di una nuova struttura organizzativa sia centrale che periferica per l'esecuzione delle opere, le manutenzioni, i servizi e l'assetto del territorio, tale da rispettare in pieno i poteri regionali, Il decentramento operativo e amministrativo e la partecipazione delle popolazioni ma nello stesso tempo tale da consentire l'organico Inquadramento di tutti gli Interventi in una politica di carattere nazionale. Al fine di preparare una razionale azione dello Stato nell'assolvimento di questi compiti, le commissioni riunite dei Lavori pubblici e dell'Agricoltura del Senato, pochi mesi dopo l'insediamento della quinta legislatura, decisero di condurre una propria indagine conoscitiva, anche per assicurare nuovi stanziamenti per la regolazione delle acque e la difesa del suolo, dato che erano stati rapidamente esauriti (principalmente per lavori di ripristino delle opere distrutte e per manutenzioni) I 200 miliardi della cosiddetta legge-ponte del ? luglio 1967, n. 632. La prematura interruzione della sesta legislatura arrestò la già avviata discussione sulle proposte di quella Commissione, accolte in un disegno di legge elaborato dalle commissioni riunite del Senato d'accordo con il ministero dei Lavori pubblici. Se questa è stata la sorte delle iniziative di studio, programma¬ zione e di organizzazione, preoccupante è stata quella del progetti di legge per il rifinanziamento degli interventi. Dopo le alluvioni del 1966 e i 200 miliardi della legge-ponte del 1967 (salvo le briciole incluse nei cosiddetti decretoni) per la difesa del suolo e la regolazione dei fiumi sono stati difatti stanziati appena 100 miliardi. Questa è la situazione con la quale si è chiusa la sesta e si apre la settima legislatura. La difesa del suolo e la regolazione delle acque dopo venticinque anni dalla prima grande catastrofe, dieci dalla seconda, restano senza fondi, senza leggi, senza riorganizzazione dei servizi, ulteriormente Impoverite di personale tecnico ed arricchite soltanto da una analisi moderna e completa dei problemi e delle soluzioni. Quest'ultima tuttavia resta chiusa In pubblicazioni che nessuno legge e che la stampa non ha degnato di considerazione, preferendo, nelle debite ricorrenze, scrivere qualche pezzo di colore e aggiungere lacrime al muro del pianto. La situazione nella quale attualmente le pubbliche finanze si trovano, con II Paese attanagliato da avversità diverse e più gravi di quelle che le ricorrenti alluvioni apportano, fa apparire poco probabile un avvenire diverso dal passato. C'è da giurarci che, se qualcuno oggi avesse non dico il coraggio, ma II buonsenso di proporre al governo e al Parlamento adeguati stanziamenti per la difesa del suolo e la regolazione delle acque, sarebbe preso per pazzo. Eppure il più elementare calcolo economico e una visione realistica dell'avvenire dovrebbero indurre a ritornare su questi problemi. L'esperienza degli ultimi 25 anni insegna che sono stati spesi, malgrado tutto, oltre mille miliardi per la difesa del suolo; che questi sono andati In massima parte per ripristinare opere distrutte o per la tardiva manutenzione di altre in essere, che una somma notevolmente superiore è stata doverosamente destinata a compensare solo in parte I danni alle pubbliche attrezzature, agli impianti produttivi, al beni dei privati e della collettività. Le alluvioni ci sono costate cioè, senza contare le perdite non compensate o non compensabili, 2500 miliardi di pubblico denaro (e a valori attuali forse più di 3500: 140 miliardi l'anno) mentre ben poco se n'è potuto destinare alla vera difesa preventiva e al riassetto del territorio. C'è pertanto da augurarsi che il nuovo Parlamento torni a porre l'argomento all'ordine del giorno. Pur limitando realisticamente gli stanziamenti al minimo indispensabile (non meno in ogni caso di 200-300 miliardi attuali l'anno) esso potrebbe Intanto attuare la riforma delle istituzioni sulla base già indicata di un unico organo centrale di programmazione e coordinamento; della generalizzazione dell'istituto tecnico del Magistrati alle acque con analoghi compiti per i singoli maggiori bacini (o per più bacini opportunamente raggruppati); oltreché dell'effettivo decentramento della esecuzione e manutenzione degli Interventi alle Regioni, alle Province - comprensorio e alle comunità montane. Nello stesso tempo esso potrebbe elaborare e approvare una saggia legge-cornice sui vincoli e sugli inquinamenti. Ogni anno perso — e se ne son persi in gran parte venticinque malgrado alcune ottime cose fatte — accresce i pericoli e i danni. Non bisogna quindi perderne altri. Manlio Rossi Doria

Persone citate: De Marchi, Giulio De Marchi, Mancini

Luoghi citati: Italia