"Casco d'oro,, e la politica
"Casco d'oro,, e la politica Le memorie della Signoret "Casco d'oro,, e la politica « La nostalgia non è più quella d'un tempo è il titolo d'un libro uscito in questi giorni in Francia. Sono le memorie di un'attrice più che cinquantenne, dal volto appesantito, anche se ancora affascinante, e di cui nessuno ha dimenticato la splendida bellezza di Casco d'oro: Simone Signoret. Ma non è proprio una biografia, è piuttosto la storia di una « leggenda »: In coppia Signoret-Montand, le loro avventure umane ed artistiche. Non solo però. Per la prima volta un'attrice racconta senza reticenze tutto il suo itinerario politico, senza indulgenze all'aneddotica divistica. Poche pagine del volume sono consacrate ai primi anni della carriera: a come Simone Kaminkcr, discendente da una nobile famiglia tedesca, diventa un'attrice di successo. L'attenzione viene subito presa dal suo incontro (siamo nel 1950) con « questo saltimbanco del music-hall che nascondeva dietro un sorriso i suoi errori di francese e la sua timidezza »: Ives Montand. In realtà si chiama Ivo Livi, è nato in Toscana, è vissuto a Marsiglia (suo padre era un fuoruscito antifascista) e dopo aver fatto mille mestieri è approdato come « chansonnier » al Moulin Rouge. Simone Signoret, un'intellettuale raffinata, per lui lascia il marito, il regista Yves Allegret. Inizia così la vita di una coppia che presto assumerà un alone di leggenda. Il loro sodalizio non c tanto artistico, ma umano, culturale, po-' litico. Quest'anno hanno girato un film insieme — Polke Python 557 *. per la regia di Alain Corneau — ed era solo la quarta volta. E' il loro itinerario politico che prevale, come nella vita, cosi nel libro. Quando si incontrano sono entrambi comunisti, anche se vi sono arrivati per vie diverse. Lei è un'intellettuale che ha cominciato e militare durante l'occupazione nazista; lui proviene da una famiglia antifascista e molto povera « Il comunismo — dichiarò in un'intervista — era per me e mio padre un riflesso giusto che accettavamo senza discutere ». Non sono mai stati, però, degli « ortodossi ». Sessanta pagine del volume della Signoret sono dedicate alla tournee di Montand nei Paesi dell'Est: avvenne nell'inverno del '56, subito dopo la repressione della rivolta d'Ungheria. Allora contro i due artisti si scagliarono gli stiali di tutta la stampa e qualche impresario cercò pure di boicottarli. « Se è per fare dell'antisovietismo è meglio farlo direttamente con il Soviet supremo », scrive la Signoret e racconta di una sera del dicembre '56 alla sala Ciaikovski di Mosca: attorno a un tavolo, da una parte, lei e Montand che chiedevano spiegazioni, dall'altra Bulganin, Krusccv, Molotov, Malenkov, Mikoyan che cercavano, con molte difficoltà di giustificarsi. Inizia a quell'epoca, per Montand e la Signoret, come per molti altri intellettuali, il distacco dal partito comunista. Non cambiano, però, bandiera, non passano dall'altra parte della barricata. Anzi con il 1968 il loro impegno politico si esplica anche nei ruoli che interpretano: è il caso di Z-l'orgia del potere, che denuncia il fascismo in Grecia, ma è anche il caso di un film antistalinista come L'aveu (La confessione), uno dei pochi che li vede recitare fianco a fianco. E la loro vita privata? Chi cerca « pruderie » da giornale scandalistico rimarrà deluso. Con calma Simone Signoret consacra dodici pagine del libro alle relazioni con Marilyn Monroe (« Sono stato il suo amante — confessò a suo tempo Montand — quale uomo avrebbe potuto resisterle? ») e così liquida l'incidente: « Non era triste, era una noia ». 3. m.
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