Cina: contro l'Unione Sovietica resistono le vecchie "chiusure"

Cina: contro l'Unione Sovietica resistono le vecchie "chiusure"Dichiarazioni di Li Hsien-nien a giornalisti francesi Cina: contro l'Unione Sovietica resistono le vecchie "chiusure" Pechino, 2 novembre. Una delegazione di giornalisti francesi in visita a Pechino è stata ricevuta oggi da Li Hsien-nien, vice-primo ministro, e ieri da Yu Chan, viceministro degli Esteri. Li Hsien-nien ha affermato la sua fiducia nell'avvenire della Cina sotto la guida di Hua Kuo-feng, ma non ha esitato a presentare la Cina come «un Paese povero» che ha «delle cose da imparare» dall'estero, anche se per l'essenziale deve contare sulle sue sole forze. Questi diversi colloqui con esponenti cinesi hanno permesso di precisare i punti di vista della direzione di Pechino su alcuni problemi internazionali e interni. 1) Le relazioni con l'Urss — La posizione tradizionale della Cina è stata ribadita con forza. Essa non è cambiata malgrado «i piccoli gesti» dellUrss, come il messaggio di condoglianze dopo la morte di Mao, un messaggio «inaccettabile» perché inviato da partito a partito. E agli occhi dei diligenti cinesi, il pc sovietico «non è un vero partito comunista» dopo la scomparsa di Stalin, ma «un partito revisionista», che ha rinunciato a imporre la dittatura del proletariato con la lotta armata. Richiamandosi al marxismo-leninismo, i dirigenti di Pechino hanno riaffermato la loro volontà di proseguire la lotta contro «la borghesia». Il governo cinese ha ricordato, oltre alle differenze ideologiche, l'esistenza del contenzioso di confine con lUrss. Per i dirigenti di Pechino, i sovietici «occupano alcune parti» del territorio cinese. C'è una possibilità di accordo? I cinesi rispondono che i sovietici «dovranno riconoscere davanti al mondo intero i loro errori e i loro misfatti dopo l'arrivo al potere di Kruscev». «Bisogna che ammettano che si tratta di errori», dicono a Pechino, dove si pensa che i sovietici non li riconosceranno. 2) La politica di distensione — Per i dirigenti di Pechino «la guerra è inevitabile». I sovietici accumulano «bombe atomiche, carri armati ed aerei», e i cinesi sanno bene a che cosa servano. A loro parere, l'Urss comincerà ad attaccare «in Europa e in Medio Oriente». E' per questo che, «pur comprendendo il desiderio di pace» dei popoli europei, i cinesi deplorano che questi non s'impegnino più risolutamente sulla via dell'unione, compresa l'unione in materia di difesa. I Paesi europei non sembrano pensare, come fa la Cina, che l'Urss, parlando di distensione, voglia «addormentarli», prima di «dividerli e disgregarli». Sostengono a Pechino: «La storia dirà chi ha ragione». Questo apprezzamento riguarda la Francia? «Esistono differenze di vedute tra i due Paesi — si ammette a Pechino — ma ciascuno ha il diritto di avere le sue opinioni sul piano interno». Un alto funzionario cinese ha inoltre dichiarato che Giscard d"Estaing sarà il benvenuto «se manifesterà il desiderio di venire a Pechino», dove è inoltre attesa per giovedì una delegazione degli industriali francesi diretta da Cyrac. 3) Gli Stati Uniti — «Non ci attendiamo niente dal nuovo Presidente americano — ha detto un alto funzionario del ministero degli Esteri — eletto dalla borghesia americana, egli ne difenderà gli interessi». Ma, nella misura in cui i suoi interessi possono convergere con quelli degli Usa, Pechino auspica «di sviluppare le reiasioni tra i due Paesi», pur se la normalizzazione sul piano diplomatico resta subordinata a una stretta e completa applicazione da parte degli Stati Uniti delle clausole del comunicato di Shanghai (1972) riguardanti Taiwan. Riguardo alle relazioni fra le due superpotenze, Pechino ritiene che gli Stati Uniti «adottano un atteggiameito arrendevole di fronte all'espansionismo sovietico ». 4) La situazione interna e le prospettive economiche — «Noi abbiamo una direzione unificata», dice un altro responsabile cinese. «Il piano di sviluppo 1976-1980 è stato già deciso, ma a causa degli ostacoli creati dalla "banda dei Quattro", bisogna sottoporlo a revisione». La Cina in realtà è ancora «un Paese povero e arretrato». Naturalmente progressi importanti sono stati fatti dopo la liberazione. Si può dire che è stata stabilita una base prioritaria per l'industria e lo sviluppo dell'agricoltura è tale che c'è cibo per tutti. Bisogna nutrire 800 milioni di bocche, e questo è un problema grave; si dice pure che la popolazione abbia ormai superato questa cifra. E' pur vero che ogni nascita viene annunciata alle autorità, mentre nessuno dice niente quando qualcuno muore. «Noi incoraggiamo la pianificazione delle nascite, che è più facile nelle città che nelle campagne, dove c'è ancora l'influenza di Confucio. Quando uno ha due o tre figlie, prova ancora ad avere un figlio nella speranza di avere un maschio. «In rapporto ai Paesi sviluppati, come la Francia, la Cina è ancora arretrata. Questo si può notare ad esempio nnn nel settore dei mezzi di comunicazione. Abbiamo aerei, treni, macchine ma anche carretti, bisogna parlare anche di questi: noi abbiamo gran fiducia nella popolazione cinese». La fedeltà a Mao in materia economica è nettamente riaffermata. «Dobbiamo prendere per base l'agricoltura», ma questo non esclude lo sviluppo degli scambi con l'estero. «Il principio base è contare sulle proprie forze, ma questo non significa che non vogliamo imparare dagli altri. Dipende dai nostri bisogni vedere in quali settori dobbiamo importare». L'essenziale è che la Cina dispone di vaste risorse di materie prime, carbone, petrolio e gas naturale, «ma — si riconosce — non sappiamo ancora in quale quantità». La Cina aspira a diventare un grande esportatore di petrolio? «Anzitutto dobbiamo soddisfare i nostri bisogni. Se esportiamo, lo facciamo per quantità ridotte. Attualmente noi vendiamo all'estero non più di 10 milioni di tonnellate». Alain Jacob Jean de la Guerivìère Copyright di « Le Monde » e per l'Italia de « La Stampa »

Persone citate: Alain Jacob Jean, Chan, Hua Kuo-feng, Kruscev, Mao, Stalin