La Chiesa nasconde il caso Bolgiani? Contrasto fra la gerarchia e la base di Lamberto Furno

La Chiesa nasconde il caso Bolgiani? Contrasto fra la gerarchia e la base Si ampliano le polemiche al convegno dei cattolici a Roma La Chiesa nasconde il caso Bolgiani? Contrasto fra la gerarchia e la base Roma, 2 novembre. Il «caso Bolgiani» si amplia e rischia di alterare l'immagine pubblica del primo Convegno della Chiesa italiana. La colpa non è dello «scandalismo» giornalistico, ma dell'inspiegabile rifiuto del vertice episcopale (o vaticano?) di divulgare il testo e la sintesi dell'intervento del professore torinese, come hanno chiesto il cardinale Michele Pellegrino e la delegazione piemontese alla Presidenza del Convegno. Questo rifiuto conferma un contrasto di mentalità fra gerarchia e base. I relatori e i 1500 partecipanti ai dibattiti nelle dieci Commissioni sono intervenuti con libertà, non hanno nascosto critiche all'azione della Chiesa e alla de, hanno discusso con serenità, ma con chiarezza problemi come il dialogo con il marxismo, il pluralismo e l'unità politica dei cattolici, le gravi lacune nell'opera della Chiesa verso gli emarginati. Tanta libertà è lodevole ed è stata ammessa dai vescovi in aula per i relatori, nel segreto delle commissioni per i dibattiti, vietati ai giornalisti. Comunque, la libertà c'è. Perché, allora, il vertice teme, sinora, di rendere pubbliche le critiche del professor Bolgiani all'ultimo periodo pacelliano e alla de? Sono critiche già pubblicate, in sintesi, su tutti i giornali, incluso il cattolico Avvenire che, per la verità, non ha omesso alcun passo. Ci sono state riunioni su riunioni anche oggi presente il cardinale Poma per risolvere un problema in realtà inesistente vista la pubblicità che ha avuto il «caso Bolgiani». Sembra che al «veto» dei vescovi lombardi (smentito ufficialmente, ma confermato da altre fonti) si sia aggiunto un ordine censorio della Segreteria di Stato. Stasera L'Osservatore Romano replica in modo sferzante, definendo il discorso di Bolgiani «più il riflesso di contestazioni correnti e di opinioni disinformate che di serie ricerche crìtiche e autocritiche». Ieri padre Bartolomeo Sorge aveva detto che non avrebbe pubblicato l'intervento su Civiltà Cattolica perché in parte ascientifico, in parte errato. Il professor Giuseppe De Rita, poi, s'era dichiarato «imbufalito per quel discorso che non vale neanche come inserto di un rotocalco». Stamane il cardinal Pellegrino ci ha detto: «La comunicazione del professor Bolgiani era necessaria per i contenuti, per il taglio e per il tono. E' ispirata alla ricerca della verità, anche se ovviamente non è infallibile. Non ci si può limitare all'analisi "orizzontale"», ha aggiunto, intendendo che occorre risalire alle origini. Iersera la delegazione piemontese, con l'appoggio del vescovo ausiliare di Torino, monsignor Maritano, e del vescovo di Ivrea, Bettazzi, aveva chiesto all'unanimità (meno tre astenuti, fra i quali Bolgiani) che la presidenza pubblichi l'intervento «salvo restando il giudizio di ognuno». Il cardinal Pellegrino stamane, ha cercato invano d'incontrare il cardinal Poma, evidentemente troppo impegnato: ha chiesto, allora, la pubblicazione a monsignor Luigi Maverna, segretario generale dell'episcopato. Il prof. Bolgiani, grande accusato per il suo «j'accuse», ci ha fatto queste dichiarazioni (ripetute, poi, nella quotidiana conferenza-stampa). Prima di tutte ha rivelato che il suo intervento era frutto di «elaborazione collettiva e meditata fra me e i professori Ettore Passerin d'Entreves, Achille Erba, Pietro Scoppola e Francesco Tfaniello». «Sono sorpreso e addolo rato per gli apprezzamenti critici su di me, ieri assente. Tuttavia, ringrazio padre Sorge per le sue critiche cortesi e per avermi ripetuto la sua stima. Sono un po' offeso, invece, per le critiche del professor De Rita, perché esse ri guardano anche gli altri quattro storici citati. Replico — ha detto con signorilità — che non sottovaluto gli inserti dei rotocalchi che evidentemente De Rita conosce meglio di me. Se padre Sorge boccia il mio testo per "Civiltà Cattolica", non dovrebbe pubblicare neanche i contributi del suo confratello Già corno Martina, molto più crìtico di me in un volume sulla Chiesa, la fede e la politica. Comunque, sono pienamente ripagato dal riconoscimento del mio vescovo, il cardinale Pellegrino. Non sono uomo che cerca pubblicità, ma un modesto professore universitario che ha concepito, con gli altri quattro storici, questo intervento come un atto d'amore e non di aggressione alla Chiesa, nel "momento duro" e di verità del Convegno». La chiarezza non manca nel dibattito nelle commissioni, come s'è accennato (anche se giunge ai giornalisti piuttosto «filtrato»). La prevalenza dei laici è «positiva», ci ha detto il cardinale Pellegrino, a ragione. Qualche esempio. Il prete operaio torinese don Carlo Carlevaris, «invitato» su richiesta dell'arcivescovo di Torino, ha illustrato le richieste dei preti operai piemontesi, in una lettera già inviata ai loro vescovi. La Chiesa piemontese pur fra contraddizioni, «ha fatto del Concilio il suo impegno», anche se non vi manca un «polo conservatore che confonde la bandiera della conservazione con la bandiera della fede». Dopo aver elencato le novità positive fra i cattolici piemontesi (pluralismo, dialogo, autocritica e dibattito interno, apertura al nuovo), don Carlevaris ha precisato che lui e i suoi compagni parlano «come preti e insieme militanti operai». Il termine «promozione umana per noi non è limpido e preferiamo quello di liberazione» perché «la classe operaia sa che si libera con una dura lotta». Perciò «fare promozione è partecipare alle lotte operaie», ma i preti operai non accettano che l'evangelizzazione mascheri l'ideologia interclassista come dottrina sociale della Chiesa. «La Chiesa — ci ha detto il cardinale Pellegrino — deve tener conto dei valori emergenti anche in altri progetti di promozione umana, non per assumerli e battezzarli, ma perché è inserita nella storia, quella dell'uomo di oggi. Le commissioni fanno un lavoro molto interessante. Rimpiango di non essere oggi nel cimitero di Torino con i fedeli, ma so quanto sìa importante questo Convegno». Lamberto Furno

Luoghi citati: Ivrea, Roma, Torino