Il poeta contadino della gente lucana
Il poeta contadino della gente lucana "Rocco Scotellaro" in teatro a Roma Il poeta contadino della gente lucana Con Cirino e la cooperativa "Teatroggi" Roma, 1 novembre. Tra un gran sventolio di bandiere rosse, mentre la grancassa di una banda paesana incalza e gli attori con robusta veemenza inscenano una sorta di tarantella, si conclude il «Rocco Scotellaro (vita scandalosa del giovane poeta)». scritto da Nicola Saponaro in collaborazione con Bruno Cirino, che ne è anche il regista olii e che l'interprete principale. Ci si chiede: tanta concitazione era proprio indispensabile, sia pure nell'allestimento di uno spettacolo d'impianto corale, denso di emozioni e di suggestioni, d'immediata comunicazione? E ancora: non sarebbe stato più suggestivo, e corretto, un maggior rispetto per la gestualità, le cadenze interne ed esteriori, i pudori, i silenzi, le accensioni proprie alla gente della Lucania e alla cidtura conladina di cai Scotellaro è espressione e cantore? Non sono, questi, i soli diletti dello spettacolo. Il quale ha invece altri, grandissimi, meriti. Ad esempio, l'aver riproposto all'attenzione iti un più vasto pubblico la straordinaria e modernissima vicenda umana di Rocco Scotellaro, che lu poeta e contadino, intellettuale e organizzatore politico, figlio del sottosviluppo meridionale e interprete dell'ansia di ritinovamenteo democratico del Sud nel dopoguerra, lacerato dalla tentazione dell'emigrazione e dalla volontà di operare nella sua terra, dal dissidio Ira realtà e letteratura. Ira le esigenze tattiche della sinistra e l'urgenza di intervenire per dare una risposta ai bisogni del popolo. Lo spettacolo, allestito dalla cooperativa «Teatroggi» e in scena al Teatro Tenda di Roma, s'inizia con la nascita del poeta — nel '25 — e finisce con la sua morte, a soli trent'anni. Lo segue nei diversi momenti della sua esistenza: la famiglia poverissima e la madre teneramente devota, l'educazione in un istituto religioso come s'usava per i bambini sema mezzi, gli studi interrotti per necessità, le prime poesie, la trasfigurazione della realtà e l'acuta comprensione dei problemi della sua terra, la scelta politica che lo pone a fianco degli oppressi e contro i clientelismi, le sopralfazioni, i maneggioni. Nel '46 diventa il più giovane sindaco d'Italia, fa nascere a Tricarico un'amministrazione rigorosa, con i contadini che partecipano alle scelte sociali e politiche. Nel '47 inaugura l'ospedale civile del paese, ottenendo col sostegno di tutta la collettività un'ala del palazzo vescovile restaurata per la biblioteca. E' leader nella lotta per l'occupazione delle terre. Nel '48, quando lo scontro con la de si fa furente, si getta nella battaglia delle sinistre. Poi viene messo in carcere, per l'occupazione delle terre. Dopo l'amarezza per l'ingiustizia subita, mentre le sinistre strumentalizzano le prime lotte contadine su posizioni che gli paiono di retroguardia, lascia il suo paese. Incomincia per lui una fase di studi e di riflessione. Frequenta la scuola di agraria a Portici. Visita la Calabria. Scrive: versi, inchieste, anelisi; tutte opere che verranno pubblicate dopo la sua morte. Con accanimento e fervore esamina la condizione dei contadini del Mezzogiorno, su cui già grava «il rombo» di una massiccia forzosa emigrazione. Nel '53 è fulminato dall'infarto. Con lui muore o si stravolge anche il suo mondo: in vent'anni, quattro milioni di meridionali se ne vanno; oltre duecentomila dalla sola Lucania. 1. mad. Replica al Nuovo — Raffaella De Vita proseguirà le recite al teatro Nuovo dello spettacolo ■ Come mi gira, mi gira, mi gira... la ruota >, per la regia di Scaglione da domani fino a domenica 7 novembre.
Persone citate: Bruno Cirino, Cirino, Nicola Saponaro, Raffaella De Vita, Rocco Scotellaro, Scotellaro
Luoghi citati: Calabria, Italia, Lucania, Portici, Roma, Tricarico
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