CU Usa votano: Font o Carter? di Vittorio Zucconi

CU Usa votano: Font o Carter? CU Usa votano: Font o Carter? (Segue dalla 1* pagina) tico a controllare le campagne e a chiudere il repubblicano nelle città. Dove i soldi non bastano ai bisogni. Carter è avanti. Dove si consuma il superfluo, Ford è in vantaggio. Dunque, se vincerà il democratico, l'America dirà di «non piacersi» e di voler correre il rischio del miglioramento. Se vincerà il repubblicano, il Paese ci dirà che dopo tutto è soddisfatto di sé. Ed è questa, da sempre, la differenza di fondo tra le vittorie democratiche e repubblicane. Conosceremo la verità con fatica. Lo spoglio delle macchine per il voto (qui si vota girando un interruttore sotto il nome prescelto) comincerà tra le sei e le otto di martedì (tra la mezzanotte e le due di mercoledì ora italiana) sulla costa dell'Est e soltanto tre ore più tardi nel lontano West, per la differenza di fuso orario. I giornali ricordano i precedenti del '48 fra Truman e Dewey, quando l'America andò a letto credendo Dewey presidente e si svegliò con Truman alla Casa Bianca; del '60, quando si dovettero attendere le dieci del mattino dopo per trovare il vincitore tra Kennedy e Nixon; del '68, quando ancora più tardi, solo alle undici, si seppe della vittoria di Nixon. Le televisioni hanno preparato una copertura gigantesca del voto: la Cbs ha una «centrale» più vasta e più fitta di monitors della sala controllo di Cape Kennedy, duemila persone sparse nel Paese per avvicinare i votanti e scoprire le loro scelte ancora prima dello spoglio, sette computers — di cui uno creato specialmente per l'occasione daH'«Ampex» — per registrare e visualizzare subito il risultato. Dietro la corsa presidenzia¬ le, migliaia di altre elezioni sonò previste: tutta la Carne ra (435 deputati), un terzo del Senato (33 seggi), seimila membri delle assemblee statali, decine di migliaia di sceriffi, magistrati, amministratori locali e 194 referendum sui problemi più vari, dalle tasse al gioco d'azzardo, alla vendita dei liquori. Si aspetta dovunque, ad ogni livello, un massiccio successo democra tico, come già nel '68 e nel '72 e solo per la Casa Bianca il partito di Carter è incerto. Questa di mandare alla presidenza e alle Camere politici di segno diverso è un'astuzia tradizionale dell'elettorato americano, che crede così di garantirsi un equilibrio e un controllo che la Costituzione non sancisce. Oggi l'equilibrio si traduce sovente in stallo, ne fanno fede i settanta voti fordiani alle leggi del Congresso Quanti più voteranno, tanto i più alte saranno le probabili tà per Carter; se la percentuale resterà sul cinquanta per cento (nel '72 fu del 55), l'America dimostrerà di avere votato per l'astensione, la «non sfiducia» a Ford. Preoccupa pensare che il prossimo presidente potrà essere eletto soltanto da un quarto degli elettori possibili Qui a Plains (670 abitanti) dove l'avventura di Carter è considerata con l'affetto e il falso scetticismo che si nutre per «paesani un po' matti», la corsa alla più potente magistratura dell'Occidente acquista una dimensione umana. Questa gente che ha visto partire cinquantanni fa Charles Lindberg per i suoi primi voli sperimentali da un campo a dieci chilometri da qui, assiste oggi con il fiato sospeso alle ultime acrobazie affanno, se di Carter. Vittorio Zucconi

Persone citate: Cape, Charles Lindberg, Dewey, Font, Kennedy, Nixon

Luoghi citati: America, Plains