Ripresa ansimante (la domanda è mediocre)

Ripresa ansimante (la domanda è mediocre) PANORAMA CONGIUNTURALE DEI QUATTRO Ripresa ansimante (la domanda è mediocre) Questo studio mensile, realizzato da una équipe di esperti europei di analisi congiunturali con la collaborazione della Cégos-Economie, presenta un panorama comparato delle gestioni a breve termine di quattro Paesi: Germania Occidentale. Francia. Gran Bretagna e Italia. La ripresa sta ansimando. L'attività economica presenta al tempo stesso aspetti preoccupanti e segni rassicuranti. Anzitutto preoccupanti: la flessione già osservata in maggio e giugno si trasforma adesso in un rallentamento, e fa persino temere una precoce ricaduta dell'attività economica. Le curve della crescita industriale in Francia e in Germania declinano molto più di quanto si sarebbe potuto prevedere qualche mese fa. Il 5 % di crescita annua è poca cosa per un regime di crociera che dovrebbe di norma marciare sul 7 o 8 per cento. L'Italia, la cui ripresa è più recente, vede a sua volta una nuova discesa della curva, benché il suo tasso sia ancora elevato (18%). E non parliamo della Gran Bretagna, dove l'affanno ha quasi immediatamente fatto seguilo al primo serio sforzo. In Giappone il riavviamento è stato tardivo, ma fulmineo: dal 2% appena in novembre, il tasso di crescita è passato in aprile a quasi il 30%. Ma à partire da maggio, troviamo anche qui la stessa forma a V rovesciata come in Germania e in Francia. E in giugno-luglio, il tasso non è più che del 9%. Soltanto negli Stati Uniti la curva della crescita industriale presenta una forma differente, meno ripida e più rassicurante: dopo il culmine del 18% nel settembre-ottobre dell'anno scorso, il tasso è diminuito, raggiungendo il 6% all'inizio del 76, poi è lievemente salito al 7% per stabilizzarsi su questo livello in giugno-luglio. Certo, le statistiche di luglio sono meno buone: diminuzione dello 0,5% nelle ordinazioni all'industria, soprattutto per i beni durevoli, e difficoltà di settori come la siderurgia, dove si sono avute alcune centinaia di licenziamenti. Ma non si tratta di cosa nuova: a più riprese nell'economia americana si sono registrate esitazioni, in modo particolare nei consumi di prodotti domestici, senza che venisse rimesso in dubbio il progredire di questa locomotiva dell'Occidente. E ciò è tanto più vero in quanto adesso gli investimenti sono in ripresa, con un incremento, fra il primo e il secondo trimestre di quest'anno, del 13%. Sono questi i buoni auspici per rafforzare una domanda interna che rimane il grande sostegno della produzione americana, e che al tempo stesso trascina, attraverso le importazioni, quella di altri Paesi occidentali. In primissimo luogo bisogna citare il Giappone, la cui attività ha avuto come propellente un autentico boom delle esportazioni, tali anzi da cominciare a preoccupare i suoi clienti. II punto debole di tutti i Paesi, ad eccezione degli Stati Uniti, è che la domanda interna rimane disperatamente mediocre, scarsi i consumi (salvo in Francia), e dovunque gli investimenti permangono stagnanti, limitati a quanto è strettamente necessario alla conservazione delle attrezzature produttive. Si deve attribuire al rallentamento generale il nuovo aumento dei disoccupati che si riscontra dovunque? Probabilmente non è questa la sola ragione, come si può pensare esaminando il caso abbastanza curioso degli Stati Uniti. Mentre alla fine del 1975 ci si aspettava che il tasso di disoccupazione sarebbe rimasto per la maggior parte del 1976 vicino all'elevato livello dell'8%, ecco che contro ogni aspettativa il tasso stesso è in pochi mesi decisamente diminuito, passando al 7,3% in maggio. E, in maniera assolutamente imprevedibile, è in seguito aumentato fino a quasi 1*8% in agosto, mentre dall'inizio dell'anno l'effettivo dei lavoratori è simultaneamente aumentato di 1,8 milioni di unità. Curioso rovesciamento, che si può spiegare, in parte, con un elTetto indiretto dell'attività. Quest'ultima, risorgendo, in capo a qualche mese ha semplicemente provocato un ritorno della domanda di lavoro, trascinando così una specie di disoccupazione indotta. E' la stessa situazione constatata in altri Paesi, o persino in regioni dove erano sorte nuove officine. Qualunque sia la causa, l'attuale crescita dei Paesi industrializzati, sia che si moderi semplicemente come negli Stati Uniti o in Germania, sia che perda fiato come forse in Francia, o ancora che abbia difficoltà ad affermarsi come in Gran Bretagna, comporta in ogni caso una dilatazione nel numero dei disoccupati. Il nostro grafico sull'occupazione è questa volta molto suggestivo, con un tasso tedesco che tende a ripetere l'andamento americano, un tasso francese che è al livello massimo senza flessioni, e infine un tasso britannico che sale senza tentennamenti fino a livelli record del 6,4% in cifre lorde, provocando l'inquietudine dei sindacati e nuove velleità protezionistiche. A fianco di queste conseguenze molto preoccupanti, la moderazione della crescita comporta effetti assai più rassicuranti: è questa la seconda faccia dell'attuale situazione, caratterizzata da un netto rallentamento nel rialzo dei prezzi. Anzitutto gli indici delle materie prime, come il Reuter o il Moody's, che dopo la fine del 1975 si erano impennati di qualcosa come il 50%, si sono stabilizzati. Gli stessi indici hanno persino registrato un netto regresso in luglio e agosto, per poi risalire, ma molto moderatamente. Un esempio tra tutti è quello dei metalli non ferrosi e più precisamente del rame: il suo aumento al London Metal Exchange si è fermato in agosto, trasformandosi addirittura in un ribasso, essendo poi diminuito fino a 850 sterline per libbra. Lo stesso andamento è stato seguito da altri metalli non ferrosi, come lo zinco e il piombo. Questo regresso dei prezzi si è verificato a dispetto della flessione della sterlina, che di consueto provoca l'effetto contrario. Ciò si spiega con la fermata degli acquisti, specie da parte del Giappone, davanti a prospettive industriali più incerte. Nello stesso tempo gli aumenti salariali tendono a essere più moderati, fatto che, unito agli aumenti di produttività determinati dal ritorno a un corretto tasso di utilizzazione del potenziale produttivo, comporta un raffreddamento dei prezzi. L'Ocse segnala che per i 24 Paesi in essa raggruppati, l'inflazione media mensile è diminuita in modo regolare e significativo: 1,1% in aprile, 0,8 in maggio, 0.4 in giugno e 0,5% in luglio. In cifre annuali questo significa il 14, il 10, il 5 e il 6,2%. Per quanto riguarda i nostri quattro Paesi, si osserva un'evoluzione parallela ma meno veloce, il tasso d'inflazione calcolato sulla media mobile di tre mesi essendo diminuito, più moderatamente, dal 14 al 9%. Questo duplice aspetto dell'economia occidentale, al tempo stesso rassicurante per quanto riguarda l'inflazione, e preoccupante per l'attività e la disoccupazione, come si evolverà nei prossimi mesi? E' noto che l'Ocse è relativamente ottimista, stimando che, nella misura in cui i Paesi industriali riusciranno a conservare una crescita moderata, avranno buone probabilità di ridurre l'inflazione e di uscire poco per volta da questa crisi, senza troppe scosse. Tuttavia questa manovra non sembra facile, perché a voler troppo moderare la velocità, si rischia uno sganciamento: i nostri grafici sul¬ 10 sviluppo industriale lo fanno temere con precisione. D'altra parte, supponendo che questa manovra riesca, rimarrebbe comunque il poblema dell'occupazione, per il quale occorre cercare soluzioni nuove. Quanto all'inflazione, sembra proprio sia possibile ridurla, giacché un Paese come la Germania arriva attualmente al 5%. c la Svizzera addirittura all'I,5%. Questo è possibile per i Paesi che riescano ad assolvere due condizioni: dapprima contenere in limiti accettabili la progressione dei redditi, e far sì che questi diminuiscano via via che i prezzi si calmano; successivamente, conservate con fermezza la parità delle rispettive monete, così da mantenere in eccedenza la bilancia commerciale, ed evitare che i prezzi dei prodotti importati gonfino successivamente quelli all'ingrosso e al dettaglio. 11 successo di questa manovra si esprime in una moderata progressione della massa monetaria. A differenza di quello che succede per la disoccupazione, la ricetta è in questo caso ben conosciuta. L'importante è di metterla in atto: è una questione politica e di buona volontà, quanto meno nella misura in cui lo consente il potenziale economico c industriale di ciascun Paese. Maurice Bommensath VALUTAZIONE DELLE GESTIONI COMPARATE A BREVE TERMINE GERMANIA FRANCIA ITALIA GRAN BRETAGNA I OUALITA' DELLO SVILUPPO ! CONTINUITA' DELLO SVILUPPO Tasso sXpo Pre.; °«T p™ Scan,* dS™ i 1 + + ++ — + ++ + (+ +) (+) (—) : (+) (+ +) (+) (+"+) 1 (-) t—) I (—) (+) (—) J C++) j (JTITL) J ( ) J (Jl) J (——) 1 ( ) {++] t—) (—i : t—i (—i t—i + + + eccellente + + buono + abbastanza buono Simo (tendenza precedente) - mediocre insufficiente — • - pes¬ ti I La sensibilità internazionale, valutata in rapporto alla struttura degli scambi, non è comparabile da un Paese all'altro Più è alta, più rappresenta un ostacolo per la gestione a breve termine. PREZZI M Italia Gran .«t* fi Bretagna Francia ,J Germania GFMAMGLASONDGFMAMGLASOND 1975 I 1976 OCCUPAZIONE 4 Italia Gran -| Bretagna Francia ^ Germania GFMAMGLASONDGFMAMGLASOND 1975 I 1976 150- % SCAMBI 60 Francia Gran Bretagna GFMAMGLASONDGFMAMGLASOND 1975 I 1976 SVILUPPO Italia Germania Francia Gran Bretagna- GFMAMGLASONDGFMAMGLASOND 1975 I 1976 QUALITÀ' DELLO SVILUPPO PREZZI — Indice dei prezzi al consumo (dati su base Ocse). Scarti in rapporto alla media dei quattro Paesi. Dopo una punta massima del 14% in marzo, l'inflazione media del quattro Paesi regredisce in modo regolare, e in luglio non è che del 9%. La Germania è sul 4% (con una diminuzione, in luglio, dell'Indice dei prezzi), la Francia sul 9% e l'Italia sul 13%. La Gran Bretagna, con il 10%, ha compiuto notevoli progressi, ma dopo agosto l'Inflazione si è di nuovo accelerata, con II 14% per questo solo mese. CONTINUITÀ' DELLO SVILUPPO SCAMBI CON L'ESTERO — Tasso di copertura delle esportazioni (Fob) sulle Importazioni (Cif). (Dati su base Ocse). Per tre Paesi gli ultimi mesi si caratterizzano per un peggioramento dei tassi di copertura delle esportazioni sulle Importazioni, dovuti a un forte progresso di queste ultime. Ciò è soprattutto evidente in Francia, dove il tasso diminuisce dal 92 all'84%, e in Germania (dal 112 al 107%). Meno gravi I risultati in Gran Bretagna. Il cui tasso, dopo una discesa al 76%, è risalito in agosto all'84%. Per contro si registra in Italia un rimarchevole risanamento che si traduce in luglio in un tasso superiore al 100%. QUALITÀ' DELLO SVILUPPO-OCCUPAZIONE — Disoccupati iscritti a domande di lavoro non soddisfatte in percentuale sulla popolazione attiva (dati su base Ocse). Tasso di disoccupazione calcolata in percentuale sulla popolazione attiva (dato non confrontabile). Il tasso di disoccupazione, corretto delle variazioni stagionali, rimane molto elevato dovunque. In Francia, si mantiene dalla fine del 1975 attorno al 5%, e tende persino a risalire leggermente in agosto. In Germania, dopo essere fortemente diminuito dal 5,2% a metà agosto del 1975 fino al 4,5%, raggiunge il punto massimo in maggio. Ma II problema è preoccupante soprattutto in Gran Bretagna, giacché II tasso aumenta senza posa, raggiungendo in settembre la cifra record del 5,7%. TASSO DI SVILUPPO INDUSTRIALE — Indice della produzione industriale, esclusa l'edilizia (dati su base Ocse). Tasso di sviluppo trimestrale di ciascun Paese (espresso su base annuale). Si precisa la flessione delle crescite industriali osservata in luglio, e si trasforma in rallentamento. Quest'ultimo è netto per la Francia e la Germania, dove II tasso è caduto al 5%. Per contro, in Italia la crescita è fortissima (dal 15 al 20%). In Gran Bretagna si era avviato bene, ma dopo maggio è di nuovo indebolito. Ripresa ansimante (la domanda è mediocre) PANORAMA CONGIUNTURALE DEI QUATTRO Ripresa ansimante (la domanda è mediocre) Questo studio mensile, realizzato da una équipe di esperti europei di analisi congiunturali con la collaborazione della Cégos-Economie, presenta un panorama comparato delle gestioni a breve termine di quattro Paesi: Germania Occidentale. Francia. Gran Bretagna e Italia. La ripresa sta ansimando. L'attività economica presenta al tempo stesso aspetti preoccupanti e segni rassicuranti. Anzitutto preoccupanti: la flessione già osservata in maggio e giugno si trasforma adesso in un rallentamento, e fa persino temere una precoce ricaduta dell'attività economica. Le curve della crescita industriale in Francia e in Germania declinano molto più di quanto si sarebbe potuto prevedere qualche mese fa. Il 5 % di crescita annua è poca cosa per un regime di crociera che dovrebbe di norma marciare sul 7 o 8 per cento. L'Italia, la cui ripresa è più recente, vede a sua volta una nuova discesa della curva, benché il suo tasso sia ancora elevato (18%). E non parliamo della Gran Bretagna, dove l'affanno ha quasi immediatamente fatto seguilo al primo serio sforzo. In Giappone il riavviamento è stato tardivo, ma fulmineo: dal 2% appena in novembre, il tasso di crescita è passato in aprile a quasi il 30%. Ma à partire da maggio, troviamo anche qui la stessa forma a V rovesciata come in Germania e in Francia. E in giugno-luglio, il tasso non è più che del 9%. Soltanto negli Stati Uniti la curva della crescita industriale presenta una forma differente, meno ripida e più rassicurante: dopo il culmine del 18% nel settembre-ottobre dell'anno scorso, il tasso è diminuito, raggiungendo il 6% all'inizio del 76, poi è lievemente salito al 7% per stabilizzarsi su questo livello in giugno-luglio. Certo, le statistiche di luglio sono meno buone: diminuzione dello 0,5% nelle ordinazioni all'industria, soprattutto per i beni durevoli, e difficoltà di settori come la siderurgia, dove si sono avute alcune centinaia di licenziamenti. Ma non si tratta di cosa nuova: a più riprese nell'economia americana si sono registrate esitazioni, in modo particolare nei consumi di prodotti domestici, senza che venisse rimesso in dubbio il progredire di questa locomotiva dell'Occidente. E ciò è tanto più vero in quanto adesso gli investimenti sono in ripresa, con un incremento, fra il primo e il secondo trimestre di quest'anno, del 13%. Sono questi i buoni auspici per rafforzare una domanda interna che rimane il grande sostegno della produzione americana, e che al tempo stesso trascina, attraverso le importazioni, quella di altri Paesi occidentali. In primissimo luogo bisogna citare il Giappone, la cui attività ha avuto come propellente un autentico boom delle esportazioni, tali anzi da cominciare a preoccupare i suoi clienti. II punto debole di tutti i Paesi, ad eccezione degli Stati Uniti, è che la domanda interna rimane disperatamente mediocre, scarsi i consumi (salvo in Francia), e dovunque gli investimenti permangono stagnanti, limitati a quanto è strettamente necessario alla conservazione delle attrezzature produttive. Si deve attribuire al rallentamento generale il nuovo aumento dei disoccupati che si riscontra dovunque? Probabilmente non è questa la sola ragione, come si può pensare esaminando il caso abbastanza curioso degli Stati Uniti. Mentre alla fine del 1975 ci si aspettava che il tasso di disoccupazione sarebbe rimasto per la maggior parte del 1976 vicino all'elevato livello dell'8%, ecco che contro ogni aspettativa il tasso stesso è in pochi mesi decisamente diminuito, passando al 7,3% in maggio. E, in maniera assolutamente imprevedibile, è in seguito aumentato fino a quasi 1*8% in agosto, mentre dall'inizio dell'anno l'effettivo dei lavoratori è simultaneamente aumentato di 1,8 milioni di unità. Curioso rovesciamento, che si può spiegare, in parte, con un elTetto indiretto dell'attività. Quest'ultima, risorgendo, in capo a qualche mese ha semplicemente provocato un ritorno della domanda di lavoro, trascinando così una specie di disoccupazione indotta. E' la stessa situazione constatata in altri Paesi, o persino in regioni dove erano sorte nuove officine. Qualunque sia la causa, l'attuale crescita dei Paesi industrializzati, sia che si moderi semplicemente come negli Stati Uniti o in Germania, sia che perda fiato come forse in Francia, o ancora che abbia difficoltà ad affermarsi come in Gran Bretagna, comporta in ogni caso una dilatazione nel numero dei disoccupati. Il nostro grafico sull'occupazione è questa volta molto suggestivo, con un tasso tedesco che tende a ripetere l'andamento americano, un tasso francese che è al livello massimo senza flessioni, e infine un tasso britannico che sale senza tentennamenti fino a livelli record del 6,4% in cifre lorde, provocando l'inquietudine dei sindacati e nuove velleità protezionistiche. A fianco di queste conseguenze molto preoccupanti, la moderazione della crescita comporta effetti assai più rassicuranti: è questa la seconda faccia dell'attuale situazione, caratterizzata da un netto rallentamento nel rialzo dei prezzi. Anzitutto gli indici delle materie prime, come il Reuter o il Moody's, che dopo la fine del 1975 si erano impennati di qualcosa come il 50%, si sono stabilizzati. Gli stessi indici hanno persino registrato un netto regresso in luglio e agosto, per poi risalire, ma molto moderatamente. Un esempio tra tutti è quello dei metalli non ferrosi e più precisamente del rame: il suo aumento al London Metal Exchange si è fermato in agosto, trasformandosi addirittura in un ribasso, essendo poi diminuito fino a 850 sterline per libbra. Lo stesso andamento è stato seguito da altri metalli non ferrosi, come lo zinco e il piombo. Questo regresso dei prezzi si è verificato a dispetto della flessione della sterlina, che di consueto provoca l'effetto contrario. Ciò si spiega con la fermata degli acquisti, specie da parte del Giappone, davanti a prospettive industriali più incerte. Nello stesso tempo gli aumenti salariali tendono a essere più moderati, fatto che, unito agli aumenti di produttività determinati dal ritorno a un corretto tasso di utilizzazione del potenziale produttivo, comporta un raffreddamento dei prezzi. L'Ocse segnala che per i 24 Paesi in essa raggruppati, l'inflazione media mensile è diminuita in modo regolare e significativo: 1,1% in aprile, 0,8 in maggio, 0.4 in giugno e 0,5% in luglio. In cifre annuali questo significa il 14, il 10, il 5 e il 6,2%. Per quanto riguarda i nostri quattro Paesi, si osserva un'evoluzione parallela ma meno veloce, il tasso d'inflazione calcolato sulla media mobile di tre mesi essendo diminuito, più moderatamente, dal 14 al 9%. Questo duplice aspetto dell'economia occidentale, al tempo stesso rassicurante per quanto riguarda l'inflazione, e preoccupante per l'attività e la disoccupazione, come si evolverà nei prossimi mesi? E' noto che l'Ocse è relativamente ottimista, stimando che, nella misura in cui i Paesi industriali riusciranno a conservare una crescita moderata, avranno buone probabilità di ridurre l'inflazione e di uscire poco per volta da questa crisi, senza troppe scosse. Tuttavia questa manovra non sembra facile, perché a voler troppo moderare la velocità, si rischia uno sganciamento: i nostri grafici sul¬ 10 sviluppo industriale lo fanno temere con precisione. D'altra parte, supponendo che questa manovra riesca, rimarrebbe comunque il poblema dell'occupazione, per il quale occorre cercare soluzioni nuove. Quanto all'inflazione, sembra proprio sia possibile ridurla, giacché un Paese come la Germania arriva attualmente al 5%. c la Svizzera addirittura all'I,5%. Questo è possibile per i Paesi che riescano ad assolvere due condizioni: dapprima contenere in limiti accettabili la progressione dei redditi, e far sì che questi diminuiscano via via che i prezzi si calmano; successivamente, conservate con fermezza la parità delle rispettive monete, così da mantenere in eccedenza la bilancia commerciale, ed evitare che i prezzi dei prodotti importati gonfino successivamente quelli all'ingrosso e al dettaglio. 11 successo di questa manovra si esprime in una moderata progressione della massa monetaria. A differenza di quello che succede per la disoccupazione, la ricetta è in questo caso ben conosciuta. L'importante è di metterla in atto: è una questione politica e di buona volontà, quanto meno nella misura in cui lo consente il potenziale economico c industriale di ciascun Paese. Maurice Bommensath VALUTAZIONE DELLE GESTIONI COMPARATE A BREVE TERMINE GERMANIA FRANCIA ITALIA GRAN BRETAGNA I OUALITA' DELLO SVILUPPO ! CONTINUITA' DELLO SVILUPPO Tasso sXpo Pre.; °«T p™ Scan,* dS™ i 1 + + ++ — + ++ + (+ +) (+) (—) : (+) (+ +) (+) (+"+) 1 (-) t—) I (—) (+) (—) J C++) j (JTITL) J ( ) J (Jl) J (——) 1 ( ) {++] t—) (—i : t—i (—i t—i + + + eccellente + + buono + abbastanza buono Simo (tendenza precedente) - mediocre insufficiente — • - pes¬ ti I La sensibilità internazionale, valutata in rapporto alla struttura degli scambi, non è comparabile da un Paese all'altro Più è alta, più rappresenta un ostacolo per la gestione a breve termine. PREZZI M Italia Gran .«t* fi Bretagna Francia ,J Germania GFMAMGLASONDGFMAMGLASOND 1975 I 1976 OCCUPAZIONE 4 Italia Gran -| Bretagna Francia ^ Germania GFMAMGLASONDGFMAMGLASOND 1975 I 1976 150- % SCAMBI 60 Francia Gran Bretagna GFMAMGLASONDGFMAMGLASOND 1975 I 1976 SVILUPPO Italia Germania Francia Gran Bretagna- GFMAMGLASONDGFMAMGLASOND 1975 I 1976 QUALITÀ' DELLO SVILUPPO PREZZI — Indice dei prezzi al consumo (dati su base Ocse). Scarti in rapporto alla media dei quattro Paesi. Dopo una punta massima del 14% in marzo, l'inflazione media del quattro Paesi regredisce in modo regolare, e in luglio non è che del 9%. La Germania è sul 4% (con una diminuzione, in luglio, dell'Indice dei prezzi), la Francia sul 9% e l'Italia sul 13%. La Gran Bretagna, con il 10%, ha compiuto notevoli progressi, ma dopo agosto l'Inflazione si è di nuovo accelerata, con II 14% per questo solo mese. CONTINUITÀ' DELLO SVILUPPO SCAMBI CON L'ESTERO — Tasso di copertura delle esportazioni (Fob) sulle Importazioni (Cif). (Dati su base Ocse). Per tre Paesi gli ultimi mesi si caratterizzano per un peggioramento dei tassi di copertura delle esportazioni sulle Importazioni, dovuti a un forte progresso di queste ultime. Ciò è soprattutto evidente in Francia, dove il tasso diminuisce dal 92 all'84%, e in Germania (dal 112 al 107%). Meno gravi I risultati in Gran Bretagna. Il cui tasso, dopo una discesa al 76%, è risalito in agosto all'84%. Per contro si registra in Italia un rimarchevole risanamento che si traduce in luglio in un tasso superiore al 100%. QUALITÀ' DELLO SVILUPPO-OCCUPAZIONE — Disoccupati iscritti a domande di lavoro non soddisfatte in percentuale sulla popolazione attiva (dati su base Ocse). Tasso di disoccupazione calcolata in percentuale sulla popolazione attiva (dato non confrontabile). Il tasso di disoccupazione, corretto delle variazioni stagionali, rimane molto elevato dovunque. In Francia, si mantiene dalla fine del 1975 attorno al 5%, e tende persino a risalire leggermente in agosto. In Germania, dopo essere fortemente diminuito dal 5,2% a metà agosto del 1975 fino al 4,5%, raggiunge il punto massimo in maggio. Ma II problema è preoccupante soprattutto in Gran Bretagna, giacché II tasso aumenta senza posa, raggiungendo in settembre la cifra record del 5,7%. TASSO DI SVILUPPO INDUSTRIALE — Indice della produzione industriale, esclusa l'edilizia (dati su base Ocse). Tasso di sviluppo trimestrale di ciascun Paese (espresso su base annuale). Si precisa la flessione delle crescite industriali osservata in luglio, e si trasforma in rallentamento. Quest'ultimo è netto per la Francia e la Germania, dove II tasso è caduto al 5%. Per contro, in Italia la crescita è fortissima (dal 15 al 20%). In Gran Bretagna si era avviato bene, ma dopo maggio è di nuovo indebolito.

Persone citate: London, Maurice Bommensath