Pruzzo, l'oro nascosto

Pruzzo, l'oro nascosto Il "gioiello,, del Genoa si è visto poco (e male) Pruzzo, l'oro nascosto Se Damiani sembra un pony, Pruzzo sembra un tacchino. L'uno corricchia e gira a vuoto, proprio come certi cavallucci per bambini dai quali •ritto ci si può aspettare trann '.he una galoppata; l'altro si muove con lentezza —■ come dire? — maestosa, quando arnva un pallone dalle sue parti (evento raro, di per sé) fa appena in tempo ad abbozzate un movimento che subito l'attrezzo gli scompare di sotto i piedi, come se lui fosse «rallentato» dalla moviola e gli altri agissero a ritmo normale. Una domenica al negativo per Damiani e Pruzzo e la cosa dispiace, non solo ai tifosi rossoblu. Perché i due sono personaggi di riguardo, spesso protagonisti ad alto livello e sempre professionisti stimabili per doti tecniche non che simpatici per carattere. Ma certe sentenze settimanali vanno accettate nella loro crudezza ed è sicuro che questa partita con la Juventus andrebbe cancellata nella fedina calcistica di Damiani e Pruzzo. Le reazioni più vive, i commenti più delusi li provoca Roberto Pruzzo da Crocefieschi. Ha la sfortuna — in assoluto —■ di portarsi addosso una quotazione «maxi» della quale non è certo responsabi- le, ha pure una sfortuna relativa di non avere l'attenuante di Damiani (un tendine dolorante, che impedisce gli scatti). Una giornata storta, nera, da dimenticare. Capita, soprattutto ai «goleador», soprattutto quando chi ti gioca a fianco e dietro e intorno produce calcio di livello rachitico: poche azioni e pure mal eseguite, ogni cross è un tiro al bersaglio (mai centrato), ogni tentativo di scambio è solo un'intenzione. Come un pranzo tutto mal riuscito: razioni ridotte e cibo scadente. Pruzzo «fiuta» subito l'aria avversa, dimostrando — almeno in questo — l'istinto del fuoriclasse. Lui è un purosangue calcistico, si trova insieme a troppi mezzisanguc (se non proprio ronzini), per di più Morini gli balza subito in groppa e gli mette redini strette, implacabili. Per tutto il primo tempo Pruzzo tocca non più di tre volte quel pallone che i suoi compagni non riescono quasi mai a portar fuori dalla propria metà campo, neanche fosse una bomba ad orologeria da ributtare subito lontano, ai «nemici» in bianconero: e tra lui, Pruzzo, che fa la sentinella avanzata, e gli altri reparti c'è una specie di prateria. Il calcio è geometria, si dice spesso, e Simoni lo sa bene: ma stavolta i suoi uomini lo hanno tradito, sballando tutte le misure. Mentre la (uve sembra straripare, Pruzzo sembra rimanere n secco. E si muove goffamente, accentuando il disagio suo e di chi lo guarda e aspetta almeno un guizzo, almeno un «segno» del campione. Invece ogni volta che gli capita di farsi vedere è peggio della volta prima: il secondo tempo gli offre qualche occasione in più, ma ormai Pruzzo si comporta con rassegnazione, ha i gesti, la faccia e il ritmo della vittima de¬ stinata al sacrificio. Gli arriva qualche passaggio basso e lui, mollemente, cerca di «lavorarlo», con molta lentezza e poca convinzione. Eppure è vivo, ha tempemcnto. Lo dimostra almeno protestando con i compagni, magari a sproposito: con Castronaro che non lo «vede», con Secondini che sbaglia i cross, con Rizzo che non lo «appoggia» per una triangolazione. Ma al 26" finisce seduto, maldestramente, dopo una giratina di destro, stentata e fiacca, dal limite dell'area. Acrobazia fallita, pallone fuori. E al 38°, quando cerca di «fintare» un paio di avversari, «finta» solo se stesso, perdendo palla ed equilibrio. La fase finale, con la Juve che non «spinge» più, consente agli impauritissimi rossoblu una specie di forcing (non previsto e dunque appena abbozzato) e dovrebbe «accendere» un po' questo spento Pruzzo. Niente: lui prova qualche «numero», all'ultimo minuto sfida in dribbling Causio arretrato, e perde il duello. Dopo, negli spogliatoi, dice: «Una squadra va giudicala nel suo complesso. L'attacco è andato male, ma guardate pure cosa hanno fatto centrocampo e difesa. Non cerco scuse, ma almeno un cross giusto, in area, uno solo in 90 minuti, bisognerebbe farlo. O no? Altrimenti non so proprio come facciano le " punte " a rendersi pericolose in campo. E poi, lì davanti, abbiamo avuto ben poco aiuto dai compagni: c'era da aspettarselo, perché un Genoa non può venire sul campo della fuve a dettar legge, però noi abbiamo esagerato, mi pare...». Gli viene in aiuto Simoni, Io giustifica. C'è la storia della Juventus, del «condizionamento psicologico» che lo ha sicuramente bloccato. E poi un Pruzzo così, che diventa una zavorra per la squadra, lo ha già visto altre volte: «Deve diventare più continuo, è bravissimo ma va ad alti e bassi. Imparerà, del resto dobbiamo imparare tante cose in questa squadra. Comunque non credete a un Pruzzo «montato»: è un ragazzo semplice, sincero, spontaneo, va perfettamente d'accordo con i compagni e non cambierebbe neanche se lo valutassero 10 miliardi. In campo sbraita, si lamenta, soprattutto quando va tutto storto come stavolta. Ma non restano tracce né in lui né negli altri. Insomma a me un Pruzzo così sta benissimo, pur con le sue giornate nere. E vorrei averlo sempre al Genoa, mi dispiace per la Juventus». Essendo Simoni un uomo del tutto sincero, c'è da credergli quando descrive Pruzzo come un « ragazzo d'oro ». Il fatto è che Roberto dovrebbe essere anche un « calciatore d'oro », a quanto dimostrano i suoi gol e la sua quotazione su quel « mercato » che sarà criticabile ma serve per misurare certe gerarchie del campionato. Stavolta, a Torino, l'oro è rimasto nascosto, del « gioiello » rossoblu abbiamo visto poco (e male). Antonio Tavarozzi

Luoghi citati: Crocefieschi, Torino