Soffocati dai debiti i Comuni minacciano la rivolta di Carla Fontana

Soffocati dai debiti i Comuni minacciano la rivolta Concluso il convegno di Viareggio Soffocati dai debiti i Comuni minacciano la rivolta (Dal nostro invialo speciale) Viareggio, 5 ottobre 1 Comuni sono indubbiamente « cresciuti ». Non solo perché i loro bilanci hanno cifre altissime, con deficit da capogiro, ma perché sono passati in un tempo molto breve (diciamo un anno o poco più) dalla fase delle lamentele e delle piccole questue, alla protesta vigorosa, alle richieste generali (che — se accolte — possono trasformare la stessa struttura dello Stato e delle sue istituzioni) e persino al ricatto politico nemmeno troppo larvato. Come già si intuiva alla vigilia, il convegno annuale dei Comuni d'Italia (Anci) che si è appena concluso a Viareggio, ha segnato una svolta nella lunga e finora improduttiva contrapposizione tra enti locali e Stato. Il periodo dell'emarginazione e del mugugno è finito. Già il Capo del Governo, nelle sue dichiarazioni programmatiche, aveva tenuto conto delia latente rivolta degli 8 mila Comuni d'Italia ed in chiusura del convegno, il ministro delle Finanze, Pandolfi, ha accettato la tesi degli oratori (in particolare comunisti e socialisti), secondo cui la sorte del governo è legata alla capacità di risolvere il problema degli enti locali. Da dove nasce questa nuova forza? Dalla realtà delle cose, indubbiamente, perché i Comuni sono davvero al collasso, con i loro 30 mila miliardi di debiti, con la vertiginosa moltiplicazione degli interessi bancari, per cui in un anno si arrivano a pagare per soli interessi, somme più alte dello stesso prestito. Ma nasce dal fatto che i Comuni, nella stragrande maggioranza, sono amministrati ora da giunte di sinistra, mentre il governo è democristiano e vive grazie alla « benevolenza » di comunisti e socialisti. L'anomalia di questa situazione si è sentita nettamente proprio al convegno, dove prevalevano pubblico ed oratori di sinistra e dove il lungo discorso del ministro Pandolfi (che non ha risposto alle tante richieste con annunci di decisioni, né forse avrebbe potuto farlo in questa sede, ma nemmeno ha indicato lince generali in contrasto con quelle dell'Alici, anzi) è stato accolto con maggiore ostilità di quanta pareva meritare. La lunga marcia dei Comuni vuole raggiungere molti obbiettivi. Quelli più urgenti sono elencati minuziosamente nel documento finale, che è unitario: nessun taglio ai bilanci del '76, e autorizzazione per i mutui a copertura dei disavanzi; pagamento immediato di tutte le somme dovute dallo Stato e non ancora giunte a destinazione ed erogazione immediata dei mutui già autorizzati per il ripiano dei disavanzi di bilancio precedenti; l'intervento direno dello Stato sulle costosissime anticipazioni a breve, che dovrebbero essere consolidate; creazione di un fondo nazionale per il riequilibrio economico finanziario delle aziende municipalizzate e contemporaneo adeguamento delle tariffe; assegnazione dei proventi derivanti dall'Ilor ai Comuni, già dal prossimo anno; rivalutazione, per il 1977, del 25 per cento della quota distribuita ai Comuni sulle entrate tributarie. Tutte queste richieste, per quanto parziali, sono di notevolissima portata e rappresentano una minirivoluzione finanziaria nella prassi attualmente seguita. Ma non sono ancora « la » soluzione per l'agonia dei Comuni: se accolte, darebbero loro un po' di respiro. Ma per sconfiggere il male alla radice, è indispensabile rivedere tutta la legislazione sugli enti locali. Se sono arrivati alla bancarotta è soprattutto perché hanno dovuto provvedere a servizi che non erano di loro competenza (e quindi non finanziati), ma che non potevano non fornire nella crescita convulsa di tante città. Al governo ed al Parlamento si chiede ora una legislazione che definisca i compiti vecchi e nuovi di Comuni e Province, tenendo presenti le Regioni ed i nascenti comprensori, e che ad ogni compito assegni un adeguato finanziamento. Per i vecchi debiti si chiede il consolidamento: non verrebbero cancellati, ma si fermerebbe la « paurosa spirale» degli interessi bancari. Da parte loro, i Comuni promettono un'amministrazione rigorosa, con lotta agli sprechi, miglior utilizzazione del personale e via dicendo. Vorrebbero anche poter tassare direttamente i cittadini (magari sul reddito degh immobili), ma la questione è ancora controversa. Quel che è certo è che se il governo ed il Parlamento non mettono mano ad una revisione generale di questa capillare articolazione dello Stalo, quale e appunto l'insieme degli enti locali, nessun provvedimento anticrisi avrà reale efficacia: la bancarotta dei Comuni sarà anche la bancarotta d'Italia. Carla Fontana

Persone citate: Pandolfi

Luoghi citati: Italia, Viareggio