Garletto Mattrel, l'amico di tutti di Angelo Caroli

Garletto Mattrel, l'amico di tutti ANGELO CAROLI RICORDA L'EX PORTIERE E COMPAGNO SCOMPARSO Garletto Mattrel, l'amico di tutti La morte sabato sera, in un incidente d'auto presso Front Canavese - Le cause della sciagura forse dovute ad un improvviso malore Carlo Mattrel, ex portiere della Juventus, è morto sabato in un incidente d'auto all'età di 39 anni. Il giocatore, molto noto negli ambienti calcistici per aver conquistato nella Juventus di Boniperti, Charles e Sivori tre scudetti, e per aver vestito la maglia azzurra ai mondiali del Cile nel 1962, si era recato a Barbania per una colazione d'affari. Alle 18,15. su un rettilineo stretto ed infido, a cento metri da una curva quasi ad angolo retto e a circa un chilometro da Front Canavese. la sua vettura. Fiat 131, andava a schiantarsi contro alcuni salici selvatici. Attraverso una sola testimonianza, fra l'altro vaga e frammentaria fornita dalla conducente di una Fiat 126 che seguiva il percorso di Mattrel, si può ricostruire la dinamica dell'incidente. Poiché il luogo della sciagura è distante da una curva assai pericolosa, è impensabile che la vettura abbia sbandato. In tal caso la 131 sarebbe uscita di strada molto prima. E poiché sull'asfalto non si notano segni di frenata si fa avanti l'ipotesi secondo cui l'ex campione degli Anni 60 sia stato colto da improvviso malore. La 131. incontrollata, dopo essersi disposta sulla corsia opposta ha divelto un paracarro, ha fiancheggiato un terrapieno, una specie di naturale piazzuola di emergenza, ha continuato la sua corsa nella cunetta che divide il ciglio stradale da campi coltivati di meliga, ed è finita contro un salice selvatico per arrestarsi definitivamente contro un secondo gruppo di alberi della stessa specie. Mattrel è morto sul colpo. I carabinieri di Barbania si sono immediatamente recati sul luogo della sciagura, hanno richiesto l'intervento di un medico della I vicina Rocca Canavese, il quale ha constatato la morte dello sfortunato Carletto. La salma di Mattrel è stata composta in una j camera ardente allestita presso '. la chiesa parrocchiale di Front, j Ed è cominciata la mesta ed in- I terminabile processione di pa renti, amici, conoscenti, sportivi La salma sarà traslata soltanto nella giornata di oggi e, burocra zia permettendo, i funerali dovrebbero aver luogo domani a Torino. Gli ambienti sportivi della città sono scossi. Carlo Mattrel lascia un ricordo vivo. Dice Trapattoni, attuale allenatore bianconero, che disputò con Carletto il match Belgio - Italia a Bruxelles nel 1962: 'Non voglio ricordarlo come giocatore, ma come uomo. Un ragazzo d'oro, sempre sereno, buono, accomodante, pronto a dare una mano a chiunque, perciò di una generosità unica ». Aggiunge il general manager del Torino. Giuseppe Bonetto: «Lo conoscevo molto bene e lontano dalla sfera calcistica. E' stato uno dei pochi calciatori ad essersi reinserito nella vita e nel lavoro con profitto dopo la parentesi sportiva. Un uomo laborioso ed attivo, insomma». Il dott. Giuliano, segretario generale della Juventus, che militò insieme con Mattrel nelle minori «bianconere» fin dall'età di tredici anni, preferisce tracciare un breve ma significativo profilo dell'uomo piuttosto che dell'atleta. Dice Giuliano: «Lo conoscevo da bambino, da una vita. Un ra- gazzo umano, modesto, sempre disponibile. Ho giocato con lui che eravamo due scarabocchi ditredici anni. Come giocatore non è II caso di ricordarlo perché i tifosi sanno tutto di lui. Mi pia- ce sottolineare le sue doti di uo-mo. Perciò dico che si tratta di una grossa perdita-. a. car. Sempre pacato, disponibile, lascia un vuoto diffìcilmente colmabile in chi lo conobbe e amò La carriera nella Juventus, l'amara esperienza con la Nazionale in Cile, la passione per il calcio mai abbandonato - Il suo perenne sorriso nascondeva, forse, preoccupazioni segrete Questa volta la professione non mi coinvolge, Carletto Mattrel è morto, in un incidente stradale, alle 18,15 di sabato, nel Canavese. La professione, dicevo, non c'entra, poiché nel ricor dare /'/ caro Mattrel, sorridente e spensierato, non devo ricorrere a! cinismo del cronista, al distacco di chi deve limitarsi ad una fredda stesura di avvenimenti, di cifre, di dati. Carletto Mattrel ieri, all'ora grigia del vespro, si è schiantato contro un ciuffo di salici selvatici, sulla provinciale Barbania-S. Maurizio Canavese. In un rettilineo costeggiato da campi coltivati di meliga. La sorte ha voluto che Carletto, colto da malore ed impossibilitato a guidare la traiettoria della sua 131 Fiat, finisse la propria corsa nella vita contro quei salici. Bastava che II malessere, infido ed improvviso, lo cogliesse una frazione di secondo prima e un vastissimo campo di granoturco avrebbe attenuato la dinamica dell'incidente forse restituendoci Carletto ferito, magari in modo grave, ma non esanime, irreversibilmente. Carletto Mattrel è morto, a 39 anni. Aveva la mia età: era nato il 14 aprile, il mio stesso mese, del '37. Sottolineammo spesso questo particolare, sorridendoci sopra ;„ mod0 infantile, come lanno ; ragazzi che si racconta no tutt0 della propria vita. Co n06òi Carletto nel 1955. Ero stato acquistato dalla Juventus. Erano ; tempi di Puppo. Nelle giovanili bianconere cresceva un fanciullo di talento, biondo, riccioluto, sva gaio, occhi chiari, un sorriso pe¬ renne ma non disteso, direi apprensivo, quasi che quell'aria apparentemente tranquilla occultasse chissà quali sedimenti di segrete preoccupazioni. Faceva il portiere, aveva due gambe un po' arcuate, secche come rami secchi, che facevano contrasto con quel faccino a tutto tondo e rosato come quello dei celebri putti di Luca della Robbia. Faceva il portiere ma non volava. Il suo talento lo spingeva alla riflessione: aveva avuto maestri come Sentimenti IV e Viola: il suo primo istruttore fu Bertolini, il lunghissimo mediano che avvolgeva la propria testa con un vistoso fazzoletto e fece grande la Juve degli anni '30. Carletto era puntiglioso: il più severo critico di se stesso. Accettava la bravura altrui quando era geometrica, scontata, calcolata ed esaltata dallo stile e dalla classe: rifiutava i gol scaturiti per ceso, da una pedata male assestata, che imprimeva al pallone traiettorie vaganti, inattendibili. Si indispettiva spesso con il sottoscritto, che aveva il piede ruvido, e che lo superava con pallacce sbilenche e senza senso. Sorridevamo anche di questo. I palloni, intanto, continuavano a finire nelle braccia di quel portierino che in pochi anni bruciò la concorrenza, da Viola a Vavassori, a Romano. Disputò una stagione con Parola nell'Anconetana, poi vinje tre scudetti nella Juve 157-58. 58-59 e 60-61). Fu convocato nella Nazionale che viaggiava verso Santiago del Cile, mondiali del '62. Fu la stupefacente stagione vissuta nel Palermo (61-62) a consacrarlo. Carletto ricordava volentieri quell'anno, la Sicilia, quei soli che si sfacevano al tramonto come tante arance, quel calore della gente del Sud. In Cile visse un'esperienza amara. L'Italia fu sconfitta per 2 a 0 dal Cile, dopo 90' tempestosi Per quell'evento, Carletto spesso si rabbuiava: aveva subito da Car osto un'ingiustizia radiofonica. La celebre • voce » calcìstica accusò Mattrel di aver lasciato i pali per raccogliere il berretto depositato vicino ad un montante. E per questo episodio il portiere avrebbe subito dal Cile un incredibile gol. Mattrel si turbava e sempre smenti Carosio, rifiutandone la versione. Erano rari i momenti di turbamento di Carletto. Era un uomo felice, viveva per il lavoro (era socio nella ditta Ferrerò, ramo « stampi » per l'industria) e per la famiglia. Una corsa per migliorare la propria posizione sociale, con una condotta di vita decorosa, serena, onesta. Ieri, Carletto ha interrotto bruscamente questa corsa e lascia la moglie Grazia, i figli Diego di undici anni e Pier Carlo di sette. E lascia una nuvola di amici, con i quali discuteva di lavoro e di calcio, con i quali trascorreva week-end sportivi, per allungare illusoriamente i ricordi, le domeniche festose negli stadi. Proprio sabato doveva recarsi a Carmagnola, per disputare con Garzena, Boldi, Leoncini, Longo, Rasetti, Rossano, Pirovano una partita amichevole con incasso da devolvere ai terremotati del Friuli. Non c'è stato match per Carletto, né per gli amici. La sua carriera di ex gloria si è conclusa su quel rettilineo del Canavese. Ora siamo tutti increduli, incapaci di reagire, come tanti sugheri dondolanti in mare. A 40 chilometri circa da To¬ rino, in una chiesetta del Canavese, la salma di Mattrel è stata composta. Nella notte l'hanno vegliata la disperazione della moglie Grazia, il padre, il fratello, l'inseparabile Bruno Garzena, la sorella di Carletto con gli occhi gonfi di lacrime e di sgomento. Un gruppo di amici, come accade nella favole, si raccontavano come Carletto fini al Palermo, come tornò alla Juve, come si trasferì successivamente al Cagliari e come concluse la car! riera ('68) nella Spai di Mazza. Conobbi Mattrel nel '55; da allora l'ho frequentato spesso. Non cambiava mai: sempre pacato, disponibile, giovanile. Ed ora lo piango, come lo piange Garzena, incapace di pronunciare una sola sillaba. Soltanto silenzio. Angelo Caroli Mattrel, aveva 39 anni ti luogo della sciagura: ad un chilometro da Front Canavese, in un rettilineo, i salici selvatici contro cui si è prima schiantata e poi fermata la « 131 » guidata da Carletto Mattrel