Aborto e nuovo Concordato i nostri due regali di Natale

Aborto e nuovo Concordato i nostri due regali di Natale Le Camere, al lavoro da domani, pronte alla discussione Aborto e nuovo Concordato i nostri due regali di Natale Sul primo tema, la de sembra aver finalmente preso coscienza del fatto che i laici sono più forti e possono far passare la legge che vogliono - I Patti Lateranensi non saranno aboliti, ma radicalmente trasformati - Illustrata la posizione dei comunisti Roma, 26 settembre. Sembra quasi incredibile, ma entro il Natale '76 il Parlamento dovrebbe essere in grado di lare due bei regali agli italiani: una buona legge sull'aborto e un'altra, altrettanto buona, sulla revisione del Concordato. Soltanto tre mesi fa, prima delle elezioni del 20 giugno, chi avesse azzardato ipotesi cautamente ottimistiche su due problemi tanto complessi sarebbe stato accusato, nel migliore dei casi, di eccessivo semplicismo. Ora, come qualcuno ha già giustamente notato, « L'atmosfera politica offre un momento particolarmente favorevole » sia per l'aborto sia per il Concordato; magari più per il secondo (una questione che si trascina penosamente da quasi 50 anni) che per il primo, e questo perché non tutta la de sembra disposta a farsi « violentare » dalla nuova maggioranza abortista. Le camere riaprono martedì, e non a caso l'Unità, organo ufficiale del pei, pubblica stamane una intervista con il presidente dei deputati comunisti, Alessandro Natta. L'autorevole parlamentare, nell'indicare un programma di lavori che « ha già il significato di una scelta », annuncia ufficialmente che le Camere affronteranno i temi dell'aborto e del Concordato subito dopo la discussione delle vicende di Seveso, del Friuli e dei provvedimenti economici. E' dunque merito esclusivo dei comunisti se ci si avvia a discutere e forse approvare abbastanza presto problemi che per motivi assai simili sembravano sino a qualche tempo fa irrisolvibili? Nemmeno per sogno. Aborto e Concordato sono ai primi posti nel dibattito di tutti i partiti, dal più piccolo, quello radicale, che ne ha fatto due sue « bandiere », al più grande, la democrazia cristiana, che ha avviato con molta buona volontà e intensità il suo ormai famoso proposito di rinnovarsi. Per quattro giorni, i democristiani sono stati riuniti, al palazzo dei congressi dell'Eur. per trovare una « nuova strategia nell'attuale situazione parlamentare ». Le riunioni si sono succedute a ritmi serrati e ber. otto seminari hanno discusso di tutti , i temi pili importanti edjit- \ tuali. Ieri Andreotti e Zaccagnini hanno chiuso i lavori, ed era naturale che i loro discorsi politici mettessero involontariamente in ombra i bilanci conclusivi dei seminari. Per l'aborto, la democrazia cristiana sembra aver final- mente preso cognizione e coscienza di una realtà che da tre mesi è sotto gli occhi di tutti: i laici, comunisti compresi, sono più forti e possono far passare la legge che vogliono, legge che, comunqie la si giri, sembra ormai decisamente improntata a lasciare alla donna quasi carta bianca. La « presa di coscienza » non ha però impedito alla de di dividersi sull'aborto. Era naturale, e non ci sono motìvì di scandalo: su un te- ma di tale importanza un partito come la de non po- leva rassegarsi alla «routine», I dissensi vertono sull'oppor- tunità o meno di presentare un nuovo progetto di legge, Secondo Maria Eletta Marti-ni, democristiana e presiden- te della Commissione Sanitàdi Montecitorio, esiste nel partìto « una tendenza favo-revole alla presentazione di un progetto di legge de ». La replica dei due superesperti de, Mazzola e Pennacchini, è stata fulminea: « nell'attuale situazione parla¬ mentare, essendo la de in minoranza sia sul principio che sui contenuti della questione, non sembra utile la presentazione di una proposta di legge ». « Essa avrebbe esclusivamente, a nostro parere, un significato simbolico — hanno precisato i due parlamentari — le nostre tesi sulla difesa del diritto alla vita | potranno meglio essere rap j presentate in una concreta | battaglia parlamentare ». Fai \ chi e colombe sono comun que d'accordo su un punto: ! sarà la direzione de a pren j dere la grande decisione e, j comunque vada, i favorevoli i assicurano che si allineeran I no alle tesi dei contrari e j viceversa. La direzione si riu, nirà il 7 ottobre, alla vigilia \ del Consìglio nazionale, ', per u Concordato, all'Eur \ na riferito a lungo Guido Go1 nella, presidente di una com | missione per la revisione che la lavorato a lungo, con risultati tutt'altro che soddisfacenti. « Una grande occasione mancata », l'ha definita il senatore Giovanni Spadolini, che del problema se ne intende come pochi. Ormai, però, quel che è stato è stato: «Non prevedo difficoltà insormontabili; mezzo secolo di storia non passa invano», annuncia Giulio Andreotti, mentre anche i parlamentari più oltranzisti della de sembrano rendersi conto che i Patti lateranensi del 1929 « sono lontani dalle esigenze di una società civile e moderna ». Il Parlamento dovrà rivederli, abolirli o rinnovarli totalmente? L'abolizione sembra esclusa: un ampio rinnovamento è più probabile. Lo stesso Gonella, al seminario, ha compiuto un esame del testo del Concordato proponendo la soppressione di otto articoli, l'emendamento di 24 e la conservazione di 13. Tra i tanti, paradossali, citiamo lo articolo 42: « L'Italia ammetterà il riconoscimento, mediante decreto reale, dei titoli nobiliari conferiti dai sommi pontefici anche dopo il 1870 ». Lu-za. Giurato

Persone citate: Alessandro Natta, Andreotti, Giovanni Spadolini, Giulio Andreotti, Gonella, Maria Eletta Marti-ni, Mazzola, Pennacchini, Zaccagnini

Luoghi citati: Friuli, Italia, Roma, Seveso