Un divo che è anche attore nel ciclo di Paul Newman

Un divo che è anche attore nel ciclo di Paul Newman Rassegna di dieci film in tv da oggi ogni lunedì Un divo che è anche attore nel ciclo di Paul Newman Oggi il via con "La lunga estate calda" (1958) di Martin Ritt, ispirato a Faulkner Stavolta — con la programmazione dei dieci film di Paul Newman — la televisione sembra aver colpito nel segno, e per vari motivi. In primo luogo non scontenterà il grosso pubblico, che crede nel mito del divo e si attende da Hollywood storie di robusta fattura e agevole partecipazione. Inoltre è giusto non limitare i cicli a personalità del passato perché gli anni, la nostalgia, talora la morte, rischiano di velare il giudizio con il peso dell'emozione. Infine i dieci film si prestano a un'operazione critica, che risulterà complessa ma non difficile: Paul Newman è una delle ultime « stars » del sistema, che però non si accontenta d'interpretare storie plateali intascando assegni cospicui. E' un attore che ha coscientemente riflettuto sul proprio ruolo nel mondo dello spettacolo e della cultura, giungendo a lavorare di intesa con gli autori che predilige (tipico il caso del regista Martin Ritt, presente con quattro titoli) e a rischiare in proprio con una piccola casa di produzione (a questa e non ai colossi ha attinto i dollari per l'esordio nella regìa con La prima volta di Jennifer, interpretato dalla moglie Joanne Woodward, altra non diva). Forse la notizia migliore degli ultimi tempi sul conto dell'attore è un breve « flash » di agenzia, che racconta come Paul Newman nel prossimo lungometraggio di Mei Brooks — Sileni movie — metta in burletta il suo stesso tipo precipitando a tutta velocità da una carrozzella di paralitico. Un atteggiamento che pochi altri divi, sicuri della propria intelligenza e non unicamente del proprio fascino, si consentirebbero. Pensiamo a Gloria Swanson che per decenni tiene nascosto di essere lei la dama impettita che in un cortometraggio del '15 Charlie Chaplin ridicolizzava salendole sulla coda dell'abito da sera. O guardiamo a Johnny Weissmuller settantenne che ad ogni ricevimento non perde l'occasione per cimentarsi nel vecchio urlo di Tarzan. Paul Newman avrebbe molti motivi per pavoneggiarsi: lineamenti regolari e portamento asciutto, occhi magnetici e capelli mossi. Tuttora non dimostra la sua età (è nato a Cleveland nell'Ohio il 26 gennaio del '25) e tuttora io chiamano per parti di notevole rilievo anche estetico (fra pochi mesi lo vedremo nei panni del gigione Buffalo Hill, il bellissimo e reazionario protagonista dell'epopea del West presa a calci in faccia dal talento di Robert Altman). In diversi film ha dovuto mettere il fisico in primo piano — nel primo vero successo fu il simpatico pugile Rocky Graziano di Lassù qualcuno mi ama — e sempre ha puntato su qualità esteriori per imporsi: vagabondo sessualmente disponibile nel film di stasera (La lunga estate calda), eroe da tragedia gre- ca nel western Furia selvaggia (« Billy the Kid »), incontaminato dominatore dei biliardi ne Lo spaccone. Eppure, dei personaggi cinici e sfrontati, Paul Newman ha messo in luce la sostanziale fatuità e limitatezza. Con la sola eccezione di alcuni discutibili momenti comici {Missili in giardino) egli ha ranpresentato la coscienza critica dei suoi arrivisti, dei suoi fataloni. Quando interpretava un gaglioffo, la platea avvertiva che lo rendeva grande per precipitarlo dall'alto, per sommergerlo nelle contraddizioni. Al punto che, quando fu un disoccupato che trova il successo presso una radio privata d'estrema destra {Un uomo oggi di Rosenberg, l'ultimo film della rassegna tv) finì sulla lista nera del presidente Nixon. Non gli perdonava la sua militanza nelle file dei democratici né il suo sostegno a Eugene McCarthy. Il curatore del ciclo Claudio G. Fava lo considera un punto d'arrivo « per le ambizioni di un •natta/ore ». Un mattatore particolare che non ripeterebbe mai nella vita l'eterno cowboy alla Gary Cooper o il puntuale attivista alla Topolino. Piero Perona Paul Newman un'intelligenza) d'eccezione

Luoghi citati: Cleveland, Hollywood, Ohio