"Degli azzurri siamo fieri,,
"Degli azzurri siamo fieri,, Martini spiega la sconfitta "Degli azzurri siamo fieri,, (Dal nostro inviato speciale) Ostuni, 5 settembre. Un secondo ed un terzo posto, due azzruri sul podio: qualunque commissario tecnico avrebbe di che rallegrarsi d'un tale risultato ad un campionato del mondo. Alfredo Martini, invece, ha l'amaro in bocca e nel cuore. Francesco Moser, secondo il tecnico azzurro, doveva farcela, e ce l'avrebbe fatta, se tutto fosse andato come i più prevedevano alla vigilia. Se cioè al momento dell'attacco finale del nostro campione il tanto ostentato odio regnante in casa de! belgi non si fosse improvvisamente tramutato in un patto di mutua assistenza, di fraterno accordo, di amore a sfondo nazionalistico nei confronti di Freddy Maertens, il nuovo astro fiammingo. E' sulla repentinità e sull'occasionalità del cambiamento d'umore nel clan belga che Martini non è però d'accordo: «Erano giorni — precisa il et. toscano — che mettevo tutti in guardia. Che ripetevo di non dare eccessivo credito alle voci troppo insistenti di insanabili contrasti tra Maertens e Merckx. Avevo capito che era tutta una commedia, che facevano pretattica». «Alla resa dei conti — prosegue Martini — purtroppo s'è dimostrato che avevo ragione. Non me l'avevano data a bere con le loro messe in scena. Merckx e Maertens ufficialmente erano presentati come i più acerrimi nemici: al ristorante mangiavano in tavole separate voltandosi le spalle, nell'hotel dormivano ai poli opposti dell'edificio, in allenamento sceglievano accuratamente ore e percorsi differenti. La recita era troppo scoperta, troppo calcata per non suscitare dubbi. Ed oggi s'è visto che era proprio solo tutto fumo negli occhi per i gonzi». — Allora, lo interrompiamo, voi siete caduti nel tranello teso dai belgi? «No, assolutamente — ribatte pronto Martini —. Ci è soltanto venuto a mancare quel vantaggio sul quale contavamo sfruttando l'altrui rivalità. Cos'è successo, invece, spero l'avrete visto tutti. Se stasera Maertens è il nuovo campione del mondo lo deve in gran parte all'aiuto offertogli dalla sua squadra in generale e da Merckx in particolare ». Il gioco dei belgi è dunque riuscito in pieno anche se un magnifico Tino Conti è riuscito ad agganciare la ruota di Maertens mettendolo in seria difficoltà. Ed in realtà Martini ha perfettamente ragione, perché sarebbe bastato soltanto un attimo di esitazione da parte di Maertens perché il vantaggio di Moser diventasse incolmabile. La nazionale azzurra ha comunque fallito solo d'un soffio l'affermazione piena mettendosi anche in luce per l'eccellente lavoro collettivo. Chiediamo il parere di Martini sul funzionamento della squadra: «La più bella soddisfazione che mi potete concedere — dice II et. — è quella di mettere in risalto il lavoro compiuto dai ragazzi. Da tutti, nessuno escluso; non ho parole per ringraziarli. Sono sempre stati all'erta, con una determinazione eccezionale. Erano sempre in testa, sempre pronti a reagire ed a controllare la corsa, a bloccare ogni iniziativa. Ad un certo punto ho dovuto persino correre ai ripari, invitandoli cioè a lavorare meno, a non spendere troppe energie che sarebbero venute buone nel finale. Ripeto, c'è da essere fieri d'aver guidato una tale squadra. Tutti indistintamente hanno fatto più del loro dovere. Anche quelli che si sono ritirati meritano rispetto perché al momento dell'abbandono avevano speso ogni grammo d'energia a favore dell'interesse comune». Giuliano Califano
Luoghi citati: Ostuni
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