In licenza dal carcere è ucciso mentre pranza con la moglie di Franco Mimmi

In licenza dal carcere è ucciso mentre pranza con la moglie Partinico: entrano, salutano e sparano In licenza dal carcere è ucciso mentre pranza con la moglie (Dal nostro inviato speciale) Palermo, 5 settembre. Undici tranquilli anni nella casa di pena di Favignana, poi ecco una licenza-premio di cinque giorni da trascorrere in famiglia, a Partinico, e con la licenza il peso del passato che torna sotto forma di tre colpi di pistola: Michele Alduino, 45 anni, ha sentito bussare alla porta di casa, ha detto avanti, l'uomo che è entrato ha detto buonasera e ha sparato. Un epilogo molto conciso per una vicenda molto lunga. Michele Alduino aveva ucciso suo cognato Gregorio Ancona il 29 luglio 1965. Motivi di interesse, si disse in paese. Dopo alcuni giorni di latitanza fu arrestato, quindi processato e condannato a 18 anni. Non era nuovo alle aule dei tribunali: nel '60 era stato implicato in un altro omicidio, se l'era cavata con l'insufficienza di prove e il confino, prima vicino a Udine, poi a Mestre. Ma ecco che qualcuno per qualche motivo aveva deciso di cambiargli zona, gli aveva fatto fare un salto di centinaia di chilometri per approdarlo, guarda caso, a Tor San Lorenzo, dove il confinato Alduino si ritrovò a la¬ vorare nella tenuta agricola di Francesco Paolo Coppola, il boss mafioso il cui punto di partenza, prima di andare in America per divenire Frank «tre dita» (a Coppola mancano due dita della mano destra) era stato proprio Partinico. Dopo il confino, ecco l'uccisione del cognato e, questa volta, il carcere. Poi, dopo 11 lunghi anni, gli giunge la notizia che sua figlia Rosetta, sposata a Giuliano Palazzolo, ha dato alla luce una bimba. Il direttore della prigione concede a Michele Alduino una licenza premio perché possa andare a tenere a battesimo la nipotina. Dopo la cerimonia. Michele è solo a casa, con la moglie Mattea. La donna, che ha 41 anni, si chiama anche lei Arduino. Era infatti cugina del marito, figlia di un fratello del padre. Un nome segnato: Giovanni Alduino e Angelo Alduino, padre e fratello di Mattea, furono uccisi il 5 settembre 1955. Giuseppe Alduino, fratello di Giovanni e del padre di Michele, è stato ucciso domenica scorsa, 30 agosto, a Roccamena. Dunque, i due, marito e moglie, stanno pranzando. Sono in una camera a pianterreno della loro casa di via Ruggero Settimo quando quattro persone si fermano alla porta, una bussa, entra, spara. I figli di Michele e Mattea, due ragazzi di 17 e 15 anni, sono per strada, non lontani. Accorrono agli spari, ma possono solo adagiare il corpo del padre su una branda, mentre altri parenti che avevano invaso la casa per la festa del battesimo tornano per piangere il morto. E con questo, fanno 48. Tanti sono stati gli uccisi nel Palermitano dall'inizio dell'anno ad oggi. Storie diverse che si intrecciano, «giustiziati» dalla mafia che vanno a unirsi, nella lunga fila inerte, alle vittime della nuova delinquenza palermitana, ignara di « rispetto » per le regole della onorata società. Le faide dalla memoria elefantina assomnano i propri frutti a quelli delle battaglie per nuove supremazie, a quelli delle pistole facili dei « cani sciolti » che non vogliono potere e ossequio ma denaro e tanto e subito. Franco Mimmi

Luoghi citati: America, Ancona, Favignana, Palermo, Partinico, Roccamena, Udine