Caccia serrata ai brigatisti rossi S'indaga a Biella e Reggio Emilia

Caccia serrata ai brigatisti rossi S'indaga a Biella e Reggio Emilia Ripresa dopo i funerali del vicequestore assassinato mercoledì Caccia serrata ai brigatisti rossi S'indaga a Biella e Reggio Emilia Uno è stato identificato, per l'altro c'è una "rosa" di cinque nomi - I terroristi stavano preparando una rapina in una gioielleria di Valenza Po : lo si è scoperto in un quadernetto trovato nell'auto usata per fuggire (Dal nostro inviato speciale) Biella, 5 settembre. Dopo i funerali del vice questore Cusano, la caccia ai suoi due assassini è ripresa intensa. Si conosce il nome e il volto di uno di loro, Lauro Azzolini, 33 anni, incensurato, brigatista rosso di Reggio Emilia. Dell'altro gli investigatori hanno soltanto la fotografia: non è poco, ma l'immagine è imprecisa, eseguita da una macchinetta automatica. Ci sarebbe una « rosa » di quattro o cinque nomi sulla quale gli inquirenti soffermano la loro attenzione. Comprende, tra gli altri, il brigatista Carlo Casirati, già ri cercato perché sospettato di far parte del « commando » che uccise il procuratore di Genova Francesco Coco e coautore del sequestro e dell'omicidio dell'ingegnere milanese Carlo Saronio. Ma col passare delle ore i sospetti sul Casirati hanno perso consistenza. Un altro personaggio, un brigatista, è balzato ieri all'attenzione: si tratta di un cuneese di cui sono state rivelate soltanto le iniziali, M.F. Pareva che fosse il complice dell'Azzolini, ci si attendeva già un nuovo ordine di cattura, quando, dopo un accertamento, gli inquirenti hanno scartato anche quella pista. Sarà possibile identificare anche il secondo terrorista e catturare il commando che ha ucciso il dottor Cusano? «Le indagini possono durare un giorno come un anno», aveva dichiarato laconicamente il vicecapo della polizia Li Donni, inviato a Biella dal ministro Cossiga. Un passo avanti, di indiscutibile importanza, comunque è stato fatto. Finalmente si è scoperto il motivo che aveva spinto i due brigatisti a Biella. Essi, mercoledì scorso, giorno dell'omicidio, hanno avuto o stavano per avere un ultimo incontro con altri terroristi per mettere a punto il piano di una rapina in una gioielleria di Valenza Po, prevista per il mattino successivo. Era corsa voce che polizia e carabinieri conoscessero anche i nomi di due cittadini tedeschi che si sarebbero incontrati con i due assassini. Ma nulla è stato confermato. Il piano della rapina, con altre indicazioni riguardanti armi e proiettili, è contenuto in un quadernetto dalla copertina gialla trovato nella 131 color oro metallizzato trovata dopo l'omicidio nei pressi del cimitero. Il dottor Giusto, questore di Vercelli, che partecipa alle indagini ha detto: « Non crediamo che a Biella ci sia una base delle Brigate rosse, ma siamo convinti che la città sia un centro di incontro ». Vale a dire che i brigatisti, anche prima dell'omicidio, si erano già recati a Biella per discutere i loro progetti. Perché proprio a Biella? Questa è una domanda alla quale non c'è ancora una risposta precisa. La più probabile è che Biella aveva la caratteristica di essere una città tranquilla, poco sorvegliata dai servizi di sicurezza. Ora non più, naturalmente. Le indagini proseguono con intensità anche a Reggio Emilia, dove, fino al dicembre scorso, abitava Lauro Azzolini. Da allora il terrorista si è reso irreperibile, non facendosi più vivo nemmeno con i genitori. Prima lavorava come facchino in un supermercato ed era iscritto alla sezione reggiana del partito « marxista leninista ». Nel suo alloggio vennero fatte perquisizioni in occasione delle indagini su Margherita Cagol, la compagna del ca¬ po delle Br, Renato Curcio. Ma la squadra politica di Reggio Emilia non trovò nulla di importante. Pare invece, che durante l'ultima perquisizione, nella quale il padre del brigatista ammise di aver riconosciuto nel figlio uno degli assassini, gli inquirenti abbiano scoperto documenti non trasourabili. Ma anche in questa circostanza il muro di riserbo è impenetrabile. Mario De Angelìs