Nella cerchia di Tiziano a San Giorgio di Angelo Dragone

Nella cerchia di Tiziano a San Giorgio Venezia: mostra d'eccezione Nella cerchia di Ta San Giorgio (Dal nostro inviato speciale! Venezia, 5 settembre. Sono in corso nel mondo intero le celebrazioni per il quarto centenario della morte di Tiziano, ed è nelle contraddizioni del nostro tempo, in cui sembra così sconfinato il potere dell'uomo, l'impossibilità materiale — o soltanto pratica — di ripetere, per le nuove generazioni, quella vasta mostra, filologicamente impegnata, che, nel dare avvio alle sue biennali d'arte antica, nel 1935 Venezia gli aveva dedicata, riunendo in Ca' Pesaro cento suoi dipinti oltre ad una vasta scelta di disegni e stampe. E' pur vero che iniziative del genere non trovano motivo tanto nel richiamo spettacolare, quanto nell'esigenza di un approfondimento degli studi che non possono esser condotti se non attraverso il diretto raffronto tra originali: e non è senza significato che proprio muovendo da quella mostra il Pallucchini abbia portato a compimento soltanto nel '69 i due monumentali volumi del rigoroso « suo » Tiziano (Sansoni editore) die riassumevano dunque interi decenni di continue ricerche. Anche sul piano filologico non mancano tuttavia preziosi contributi, venuti in quest'occasione; e neppur tanto dall'esposizione con cui il Louvre, a Parigi, ha per esempio riunito in un'unica sala i 14 suoi « Tiziano » (cominciando dal Concerto Campestre per il quale, accogliendo i pareri ch'erano stati già del Longhi, del Morassi e dello Zampetti, il museo parigino ha dunque sciolto in favore del cadorino, l'attribuzione rimasta così a lungo incerta tra Giorgione e Tiziano giovane) o da quella con cui, a Londra, la National Gallery ha presentato undici ritratti provenienti oltreché dalle sue raccolte, da quelle reali di Hampton Court o da privati, quanto dalle mostre italiane che, a Firenze come a Venezia, hanno puntato sulla grafica. Agli Uffizi, infatti, Anna Forlani Tempesti, direttrice del Gabinetto dei disegni e delle Stampe, ha ordinato una fascinosa mostre, intitolata « Tiziano e il disegno veneziano del suo tempo » nella quale non era difficile intendere come anche attraverso il disegno Tiziano avesse perseguito una visione essenzialmente pittorica: ciò ch'era poi messo molto bene in evidenza da uno specialista quale W. R. Rearick che della rassegna fiorentina firmava il catalogo comprendente undici fogli di mano di Tiziano e un centinaio di disegni di maestri veneti suoi contemporanei. Seguono ora alla Fondazione Cini, nell'isola di San Giorgio Maggiore, a Venezia — dove rimarranno aperte sino al 7 novembre — due mostre d'eccezione. La prima, dedicata ai « Disegni di Tiziano e della sua cerchia », ha riunito anche opere di Giorgione, Giulio e Domenico Campagnola, Andrea Previtali, del Cariani, di Sebastiano del Piombo, Palma il Vecchio, Paris Bordone e Giovanni M. Verdizzotti. Nell'altra, intitolata « Tiziano e la Silografia veneziana del '500 », figurano pure stampe di Domenico Campagnola, del Salviati, di Andrea Schiavone, di Cesare Vecellio, dello Scolari e di altri maestri della scuola tizianesca. Per una volta ancora, dunque, collezionisti e musei di ogni nazione hanno prestato le opere che possedevano consentendo di porre nuovi problemi da avviare a più puntuali risultati in un campo in cui le questioni sono, in buona parte, tuttora aperte se si pensa che gli studi in questo settore possono prendere sostanziale avvio soltanto col volume pubblicato nel '44 da Hans ed Erica Tietze sulla grafica veneta del Cinquecento, a vent'anni dai primi elenchi redatti dal von Hadeln. La mostra dei disegni ne presenta 28 di Tiziano: tutti quelli di cui s'è ottenuto il prestito, ma Konrad Oberhuber, che con l'assistenza di Hilliard Goldfarb ne ha curato il catalogo (edito da Neri Pozza, L. 9000), scrìve che se si fossero potuti avere proprio tutti, i sicuramente autografi non avrebbero superato i 46. L'esposizione veneziana si sviluppa tuttavia con estrema ricchezza di elementi, con precise messe a punto e illuminanti confronti. Il Tiziano palesa intanto la prima formazione e il distacco dal mondo umanistico quattrocentesco di Giovanni Bellini cui l'arte di Giorgione era rimasta, ad esempio, legata. Non meno interessante è la mostra di silografie nella quale, mentre s'ammira la bellezza di un segno che s'invera nel fluido andamento a linee parallele, si potrà utilmente cogliere il senso dei rapporti che l'opera di Tiziano potè assumere nei riguardi del mondo di un DUrer o con Luca da Leuda, mentre nel momento del suo avvìo, col monumentale Trionfo di Cristo, si sente quale reinterpretazione avesse potuto avervi l'idea che aveva già dato vita ai Trionfi del Mantegna. Si veda quindi anche l'amplissimo catalogo della mostra curato da Michelangelo Muraro e David Rosand, ed introdotto da Feliciano Benvenuti (editore Neri Pozza, Vicenza), un volume che è davvero, come dice la prefazione del Pallucchini, « una miniera di ne '.zie, di osservazioni, di nuove angolazioni critiche destinate talvolta ad aprire nuovi problemi ». A conferma che il campo tizianesco è veramente inesauribile: basti vedere come la stessa potenza del linguaggio grafico espressa dal Cadorino nei blocchi profondamente incisi della Sommersione del faraone nel Mar Rosso possa costituire ancor oggi una sorprendente lezione alla quale né Gauguin né gli Espressionisti tedeschi hanno tolto, non diciamo validità, ma attualità. Angelo Dragone

Luoghi citati: Firenze, Londra, Parigi, Venezia, Vicenza