Rispondere subito a soprusi della Cee
Rispondere subito a soprusi della Cee Se l'Italia è danneggiata Rispondere subito a soprusi della Cee Proprio in questi giorni, l'anno scorso a Bruxelles si tentò di formulare un bilancio consuntivo realistico della politica agricola comune e di valutare l'opportunità di modifiche alle impostazioni in atto. Però, riunione dopo riunione, non si riuscì che a confermare in modo generico un vago assenso di tutti ai principi generali della politica agricola della Cee. Appariva chiaro il timore, un po' di tutti, a mettere in discussione benefici e privilegi ottenuti via via da ognuno. Riuscito abbastanza male il primo confronto per un bilancio della politica agricola comune, era stato assunto un preciso impegno: quello della stessa Comui/'à di presentare un quadro preciso, in termini quantitativi e di numerario, degli effetti di tale politica sui singoli Paesi e sui singoli comparti produttivi. Ma finora non si è visto nulla, quasi a confermare che tale quadro non farebbe altro che ribadire, fornendo altresì una precisa documentazione statistica, che alcuni Paesi sono risultati molto più favoriti di altri e che forse alcuni hanno addirittura subito svantaggi macroscopici. L'Italia, certamente, non può dirsi del tutto soddisfatta dell'esperienza comunitaria. Accanto ai vantaggi generali che sempre vengono richiamati (il Mercato comune, i prezzi garantiti, la comune difesa rispetto al mercati internazionali) non c'è dubbio che rimane largo spazio per giustizie lamentele: dall'attuazione stessa di principi pur validi che rendono non equo l'intervento concreto della Cee (garanzie maggiori per taluni prodotti a danno di altri, specie di quelli tipici delle regioni meridionali) alla non applicazione, In troppi casi, del principio della - preferenza comunitaria » al non sufficiente Impe- gno della Cee nei confronti dei problemi strutturali e sociali del nostro Paese. Questa situazione, come si illustrerà in successivi articoli, è dovuta non soltanto alla scarsa comprensione della reale situazione italiana da parte di alcuni ambienti comunitari, ma anche, purtroppo, alla scarsa capacità del governo italiano a recepire lo spirito delle impostazioni comunitarie. Inoltre, troppo spesso la partecipazione italiana alla Cee si è concretata in atteggiamenti passivi di semplice difesa, quando forse migliori risultati sarebbero stati possibili attraverso una presenza attiva, fatta di proposte a largo respiro e di iniziative. A questo proposito, il vicepresidente della Commissione, l'italiano Si uascia-Mugnozza, giunto ormai al I jrmine del mandato, ha inviato in questi giorni una lettera agli altri membri della Commissione, assumendo una posizione interessante, che merita sottolineare. Com'è noto, la Cee ha firmato una serie di accordi con i Paesi del bacino del Mediterraneo. Appare ovvia la convenienza generale per la Comunità a tali accordi: vantaggi politici (tra cui una maggiore stabilità in un'area ormai troppo « calda ») e vantaggi economici (si pensi soltanto al petrolio) si intrecciano strettamente. La Comunità, per parte sua. offre a questi Paesi possibilità di smercio per i propri prodotti agricoli, ma si tratta proprio dei prodotti tipici delle nostre regioni meridionali (vino, olio d'oliva, agrumi, ortofrutticoli, grano duro); di regioni, cioè, la cui agricoltura indubbiamente è già stata fin troppo sacrificata. Il problema, però, si pone, serio e urgente: non ha alcun senso che l'agricoltura delle regioni già più svantaggiate debba soffrire della concorrenza di Paesi altrettanto e forse più poveri. Si avrebbe ancora una volta la riprova che lo sviluppo economico troppo spesso si svolge a favore dei più ricchi e a danno dei più poveri. Ma in questa situazione — ecco la proposta di Scarascia-Mugnozza — non si deve reagire passivamente, bensì con una iniziativa positiva. La stessa Cee finanzia un'« Agenzia mediterranea » per promuovere l'espansione dei mercati di prodotti tanto utili all'alimentazione umana quanto pressoché sconosciuti in troppi Paesi. La sua attività dovrebbe svolgersi attraverso sia le necessarie ricerche di mercato che la diffusione di nuove tecniche, di nuove varietà culturali, di nuove organizzazioni produttive e commerciali, in modo da garantire una migliore aderenza di tali produzioni alle mutevoli esigenze dei consumatori. Se tale proposta verrà accolta, si farà Indubbiamente un grosso passo avanti nella strada della razionalizzazione della politica agricola comunitaria. In effetti, la -Agenzia mediterranea» non farebbe altro che una indispensabile azione di programmazione delle produzioni. Programmazione altrettanto indispensabile a livello europeo e per tutti gli altri comparti produttivi, ad incominciare da quelli per i quali si lamentano eccedenze e carenze: entrambe gravemente dannose sia per II bilancio della Ce che per l'economia in generale. Giuseppe Màspoli
Persone citate: Giuseppe Màspoli, Scarascia
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